Massoneria nel caos. Dossieraggi, denunce e incontri: lo strano caso del tempio di Cosenza costato oltre 3 milioni

di Saverio Di Giorno

È giunto il tempo di tornare a occuparsi del caos della Massoneria italiana. Tutt’altro che placato. L’elezione di Tonino Seminario, delfino dell’ex gran Maestro Bisi e vicino a Bellantoni, uomo forte della massoneria calabrese ha sollevato un vespaio. Da tempo la Massoneria spera in un cambio di rotta e in una ventata di trasparenza che la liberi da lacciuoli e grumi di potere. Non solo è ormai in atto una spaccatura totale all’interno del GOI, ma la spaccatura va avanti a colpi di dossieraggi, carte bollate e tribunali interni. E le varie fonti e i canali (uno su tutti il canale telegram Notizie massoniche italiane dopo la soppressione del precedente) producono diverso materiale.

Chi critica viene giudicato a … Vibo.

Di tutta risposta i vertici procedono in due direzioni: innalzando e promuovendo i fedeli (solo in Calabria 170 massoni sono stati elevati) e viceversa espellendo (quando non se ne vanno da soli) chi critica o parla di temi intoccabili. E qui la Calabria diviene centro di gestione della Massoneria italiana. L’ultimo e forse più interessante caso riguarda il notaio massone messinese Magno che il 7 giugno aveva detto: La mentalità mafiosa è qua, dentro le colonne. È dentro le telefonate di minaccia, con cui si cerca di sapere chi c’è in una chat. È dentro quelle ispezioni che non hanno né capo né coda. Questa è mafia, fratelli, è mafia e abuso di determinate posizioni per incutere timore. In Sicilia e in Calabria e non altrove (…). Questa vi assicuro è la realtà. È necessario ribadire che non avere condotto una ferma condanna del fenomeno mafioso con iniziative importanti ha alimentato l’uso di un termine che è un’offesa per tutti noi e di chi ci ha preceduto fra le colonne?

Inutile dire che tali parole sono state ritenute di una gravità inaudita. E quindi il fratello è stato messo in stato d’accusa. Oltre a descrivere bene il clima che si respira all’interno del GOI. Tra i vari passaggi sotto accusa ce n’è anche uno che riguarda Cosenza e il costo esorbitante della casa massonica: tre milioni e trecentomila euro. Giudicato da molti assolutamente fuori mercato.

Ad ogni modo il notaio messo in stato d’accusa doveva inizialmente essere giudicato nella sua Sicilia. Il processo interno viene poi spostato a Vibo. Ironia della sorte. Luogo estremamente chiacchierato per via delle numerose inchieste (una su tutti Rinascita Scott e il ruolo di Pittelli). Iacchite’ vi aveva parlato in esclusiva di un dossier molto delicato che riguardava un ammanco nelle spese per la casa massonica di Vibo. Soldi mancanti che non si sa che fine abbiano fatto.

Dossieraggi, denunce e incontri

Quel dossier, redatto all’interno della massoneria stessa, veniamo a sapere che non è l’unico. In realtà la guerra fratricida ha portato molti a voler dire ciò che sanno, riferire di incontri e utilizzo di fondi. E soprattutto di delineare tecniche abbastanza oleate. Il sistema è molto semplice: ad ogni evento o lavoro le cifre lievitano (che sia una raccolta fondi, un semplice ammodernamento di una struttura, presentazione di un libro) e provengono da donazioni. Poi questi soldi vengono gestiti da entità satellite (fondazioni, enti, associazioni) riconducibili in qualche modo a fratelli che quindi otterrebbero un’extra o direttamente o attraverso lavori, commissioni ecc. Pare che questo, ad esempio, avvenga anche a Milano intorno alla loggia 681. Ma di incontri (a Palmi ad esempio) luoghi e camere di compensazioni tra interessi sovrapposti ne parleremo più avanti…