Naufragio di Cutro. Gli inadeguati: l’ex garrulo e il questurino

(di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – Sulle opposizioni che chiedono, a giorni alterni, le dimissioni di qualche ministro o esponente del governo della destra (La Russa, Valditara, Delmastro&Donzelli) si è ampiamente scritto e ironizzato. Perciò, a Elly Schlein che come primo atto di dura oppositrice (nella veste di leader del Pd) chiede le dimissioni del ministro Matteo Piantedosi non ripeteremo che la reazione rischia di apparire ormai stucchevole, oltre a suscitare assuefazione mediatica. Sollecitare la cacciata di questo o di quello risulta più che altro controproducente, perché non si fa altro che compattare la maggioranza sul reietto quando, magari, nella stessa coalizione lo si vorrebbe fuori dalle scatole.

Infatti, nel caso in esame, dovrebbe essere nell’interesse della premier medesima, e dunque dell’esecutivo tutto, un celere accompagnamento alla porta dell’irresponsabile del Viminale. Per manifesta inadeguatezza rispetto al ruolo centrale e ai compiti delicatissimi che gravano sul ministero degli Interni, a cominciare naturalmente dalla gestione dell’immigrazione e degli sbarchi. Domandarsi se per incarichi del genere sia più adatto un tecnico o un politico serve a parlare d’altro nel momento in cui quel politico, oppure quel tecnico, andrebbero giudicati esclusivamente in base alle loro decisioni. Che sono sempre politiche, così come le loro affermazioni, soprattutto quando completamente fuori luogo.

Tuttavia occorre dare atto al ministro Piantedosi di avere, con trasparenza, rivendicato il suo parlare da “questurino” ricordando con orgoglio di “essere stato un funzionario dello Stato”. Che è il punto focale della questione perché il linguaggio del “questurino” è roba da “Un giorno al commissariato” mentre sua eccellenza, davanti a una spiaggia disseminata di corpi senza vita, dovrebbe misurare perfino le virgole o, nel migliore dei casi, tacere. Lo stesso accorto uso del silenziatore che, invece, l’ex garrulo Matteo Salvini adotta da quando presiede il dicastero delle Infrastrutture, quello da cui dipende la Guardia Costiera. Una strategia ministeriale coerente non più con i salvataggi, ma con il pattugliamento di polizia e il controllo degli sbarchi clandestini. La stragrande maggioranza dei quali non viene conteggiata, cosicché non fanno statistica e abbassano i numeri del governo tutto legge e ordine. Quando si dice acqua in bocca.