‘Ndrangheta, Alibante. Vergognoso il silenzio di Morra: evoca Gratteri solo quando gli conviene

Il senatore Morra, oggi più che mai, rappresenta perfettamente la vacuità del Movimento 5 Stelle. Morra, anche se dice di essere stato espulso dal Movimento, ma di carte ufficiali che attestino ciò non se ne sono ancora lette, incarna perfettamente lo stereotipo del politico italiano abituato a predicare bene e a razzolare male. E lo strumento più usato, da certi politici e si sa, è quello della retorica, materia ben conosciuta dal professore di filosofia. Sono anni che Morra, attraverso l’uso della più falsa eloquenza, prende per il culo milioni e milioni di italiani. Proprio come ha fatto il Movimento 5 Stelle: “dal mai alleati con nessuno ad una bella frittura mista con tutti”, giusto per dirne una. Neanche Berlusconi, che di chiacchiere agli italiani ne ha raccontate, si è spinto laddove è arrivato Morra. Già, perché Morra, a differenza di Berlusconi, ha la pretesa di porsi su di un piedistallo morale, dal quale pontifica la sua azione lanciando anatemi contro tutti quelli che lui considera eticamente inferiori. E per fare questo deve scrivere e parlare molto. Cosa che regolarmente fa. Infatti la sua macchina di comunicazione è sempre in moto.

Morra ogni giorno veste i panni dello spadaccino per la legalità e, così come fanno le agenzia di stampa, ci notizia su tutti i blitz antimafia in giro per l’Italia, evidenziando, con toni accesi, le infiltrazioni massomafiose a tutti i livelli: pubblica amministrazione, imprenditoria, mondo delle professioni e dell’informazione. Esaltando di volta in volta il ruolo delle procure e dei pm, ed in particolare sull’operato di Gratteri, ma solo quando agisce in luoghi fisici e politici lontani dai suoi “confini”.

Ed è proprio in questa espressione che si sviluppa tutta la retorica di Morra – che fa il galletto con Cesareo da Giletti, dimenticandosi delle informative che posizionano il figlio come “sodale”, attraverso la cogestione di diversi locali notturno posti sul litorale tirrenico (come ebbe a dire persino il sindaco Occhiuto), della cosca Muto di Cetraro, oppure di tutti i guai che ha combinato in procura a Cosenza arrivando anche a fermare l’ispezione, chiesta da 8 deputati 5 Stelle, al tribunale di Cosenza – che parla di tutto e di tutti, tranne di quello che riguarda e succede a “casa sua”. E un motivo ci sarà, ed è presto detto: i tanti scheletri nell’armadio che riguardano i suoi trascorsi politici, prima di entrare nei 5 Stelle, e i tanti guai che qualche familiare gli ha procurato. E per nascondere tutto questo è sceso a patti con i suoi “nemici” locali: io non parlo di te e tu non parli di me.

E non finiscono certo qui gli esempi sull’utilizzo scellerato della più becera retorica di sempre da parte di Morra: si lamenta di essere stato censurato, ponendosi a Messia della libertà di stampa e di espressione, salvo poi non pronunciare una sola parola quando a subire la censura è chi gli canta la “pampina” (chi racconta le sue malefatte). Un vero libertario, un vero garantista, è sempre tale, anche e soprattutto verso chi lealmente lo attacca sul piano dell’azione politica e della coerenza. Come dice Ranucci di Report: “Ecco voglio dire che la libertà di espressione non si può evocare come fosse una maglietta, che te la sfili la sera e la rimetti in un cassetto e la rindossi quando ti fa comodo”. Che è proprio quello che da sempre fa Morra, quando gli conviene parla, quando non gli conviene fa finta che non è successo niente. Se non è becera retorica la sua…

Infatti, a rafforzare la nostra tesi, qualora ce ne fosse bisogno, un ultimo esempio sullo squallore dialettico di questo personaggio che merita un posto in Forza Italia per meriti conquistati sul campo: l’operazione Alibante, condotta dalla Dda di Catanzaro che ha coinvolto, oltre che ‘ndraghetisti e professionisti, anche il direttore della testata LaC, Pasquale Motta. Ebbene, Morra, che non perde occasione per commentare le operazioni di Gratteri, questa volta non dice una sola parola. Come volevasi dimostrare. Ha paura che dalla redazione di LaC qualcuno tiri fuori i vecchi dossier su di lui, fino ad ora cestinati come da accordi precedentemente presi. Se quello che ha scoperto Gratteri a Falerna fosse stato scoperto ad Ancona, piuttosto che a Riccione, Morra, con la sua squallida retorica ci avrebbe gonfiato la guallera fino all’inverosimile, invece è calato il silenzio.

Caro Morra, restiamo in attesa di un tuo bel post o di una tua bella ospitata da Giletti per ascoltare le tue parole e per capire cosa ne pensi del fatto che la quasi totalità dell’informazione in Calabria, così come dice il tuo caro amico Gratteri, è in mano alla massomafia. E scusa se è poco.