Omicidio Bergamini, 57^ udienza. Fabio Anselmo: “Il marito dell’imputata ha chiuso il cerchio e ha tradito tutte le debolezze della tesi difensiva”

La 57^ udienza del processo per l’omicidio volontario pluriaggravato di Denis Bergamini è stata caratterizzata dalla testimonianza di Luciano Conte, 62 anni, poliziotto in pensione, marito dell’imputata Isabella Internò, 55 anni, oggi presente in aula, che ha deciso di non avvalersi della facoltà di non rispondere in quanto parente diretto di chi si trova alla sbarra. Atteggiamento e sguardo sprezzante nelle prime battute, le sue presunte sicurezze sono andate via via spegnendosi fino a quando, nel momento del controesame del pm Luca Primicerio e degli avvocati di parte civile Fabio Anselmo e Silvia Galeone, la testimonianza si è trasformata in una sorta di massacro per Conte, sua moglie e per i suoi patetici legali. Il poliziotto è caduto più volte in pacchiane contraddizioni senza riuscire a spiegare in nessun modo le sue stesse parole, tra l’altro riascoltate in un crescendo imbarazzante nelle intercettazioni dell’epoca, nel silenzio di un’aula sconcertata e sbigottita. Non si è capito com’è stato possibile – stando a quanto ha dichiarato – che per più di un decennio non abbia chiesto alla moglie cosa fosse successo quel maledetto pomeriggio.

Non si è capito com’è stato possibile che per tutto questo tempo non abbia saputo che la moglie si era sottoposta ad un aborto a Londra. Così come rimangono gravissimi dubbi sul fatto che abbia “consigliato” a sua moglie la linea difensiva da adottare nei tragicomici diverbi che hanno preceduto e seguito le sue deposizioni alla procura di Castrovillari. E non si è capito come abbia fatto ad essere un “amico di famiglia” di Isabella Internò se ha dichiarato che l’ha conosciuta grazie alla presentazione di un suo amico che non fa parte della famiglia Internò. Per non parlare delle assurde “piroette” verbali che ha cercato di propinare alla Corte quando ha provato a negare che era già fidanzato con la Internò quando Denis è stato ucciso.

Al termine dell’udienza, l’avvocato Fabio Anselmo ha rilasciato una dichiarazione ai cronisti presenti. 

“Io credo che oggi abbiamo chiuso il processo: letteralmente è chiuso. Conte ha tradito tutte le debolezze di una tesi difensiva che fa acqua da tutte le parti e ha chiuso il cerchio dando un preciso disegno-quadro della situazione che si è verificata allora e che ha portato all’uccisione di Denis Bergamini. E’ stata un’udienza molto impegnativa e importante e meglio di così non poteva andare…”.

L’udienza ha fatto registrare momenti altamente drammatici. Come li ha vissuti?

“L’omicidio è sempre un dramma. Per chi lo subisce soprattutto ma anche per chi lo fa. Ne rimangono vittime i familiari di entrambi i protagonisti, vittima e carnefice. Il problema è che qui in questo caso il carnefice ha provocato alla famiglia Bergamini l’uccisione di Denis, e quindi sicuramente posso capire tutti questi anni di sofferenza per chi ha subito il processo però francamente mi lasciano anche abbastanza indifferente perché questi anni sono stati soprattutto pesanti per chi purtroppo è stato privato della vita e della presenza di Denis e che è stato totalmente assorbito da una richiesta di verità per la quale ha dovuto veramente dare troppo. Lo Stato avrebbe potuto garantire giustizia molto tempo fa quasi subito dopo l’omicidio”.

Si aspettava che Conte testimoniasse? E che idea si è fatto della sua personalità?

“Francamente non mi aspettavo che testimoniasse ma io non posso fare le valutazioni della difesa, io faccio le valutazioni della parte civile, però è andata bene così. Della personalità di Luciano Conte parlerò in discussione finale, adesso non è il momento di delineare la personalità dei protagonisti di questo processo ma sicuramente Conte è un protagonista di questa vicenda. Con questo non voglio dire che ha partecipato all’omicidio ma comunque ne è un protagonista”.