Castrovillari. Libertà per Maysoon Majidi

Oggi si è tenuto presso il carcere di Castrovillari in concomitanza della prima udienza del processo a suo carico, un presidio in solidarietà a Maysoon Majidi, 27enne curdo-iraniana, attivista attrice e regista, scappata dalla polizia morale da cui era perseguitata e approdata sulle nostre coste lo scorso 31 dicembre. La procura di Crotone e gli inquirenti l’hanno accusata di “scafismo” e di guidare l’imbarcazione su cui era a bordo come “seconda capitana” poiché avvistata vicino al timone. Sul caso ci sono tuttavia molte cose che non tornano ed interpretazioni arbitrarie da parte degli inquirenti documentate da molti giornali. Maysoon era salita sovrascoperta per malori dovuti alle mestruazioni dovendo forzatamente passare, per la struttura dell’imbarcazione, vicino al timone. In quanto attivista si è esposta inoltre molte volte contro le condizioni delle altre persone presenti a bordo e stipate sottocoperta senz’aria, eppure il suo esporsi è stato probabilmente travisato per organizzazione del viaggio.

Maysoon era finita nel mirino della polizia morale dopo aver partecipato alle proteste che hanno preso piede in tutto il Paese in seguito all’uccisione di Mahsa Amidi avvenuta per mano della polizia morale stessa: l’accusa era quella di non aver indossato correttamente il velo. Maysoon cercava rifugio in Italia ed ha ricevuto un trattamento vergognoso: è stata accusata di favoreggiamento all’immigrazione clandestina con l’aggravante di aver guidato l’imbarcazione rischiando per questo, secondo il decreto Cutro, da 5 a 10 anni. Come se non bastasse, lo stato detentivo e un’indagine a proprio carico pregiudicano notevolmente l’ottenimento del permesso di soggiorno per protezione speciale, che il decreto Cutro intende tra l’altro prossimamente abolire. Chiediamo che vengano fatte tutte le indagini e gli accertamenti del caso, chiediamo che Maysoon venga liberata e che le sia concesso asilo politico e protezione. in più le scrivo a parte perché non è nel comunicato che il presidio è stato organizzato dai due collettivi Collettiva Medusa e Aula Studio Liberata, operanti in Università della Calabria e che si stanno mobilitando sul caso.