Il Vibonese è in mano alla massomafia e a Occhiuto cresce la coda (di paglia). Ponzio Pilato si nasce o si diventa?

Da quasi 24 ore quasi tutto il panorama giornalistico calabrese ovvero quello finanziato generosamente in maniera diretta o indiretta dalla Regione Calabria si sta chiedendo come mai un soggetto presuntuoso e saccente fino al paradosso come Robertino Occhiuto abbia “partorito” un post nel quale sembra quasi chiedere scusa per non essere riuscito a cambiare (sic!) la Calabria. Ma ci dice anche che sta “lavorando” per riuscirci quando tutti sanno che la parola “lavoro” accostata al suo nome equivale a una barzelletta.

Qualcuno si è chiesto addirittura se non ci sia stato alla base un momento di “abbattimento” ma non manca chi parla di “resa” o di “rassegnazione” per poi passare più o meno velocemente alla “consapevolezza” che non è cosa sua ma anche ad una sorta di “avvertimento” nei confronti di qualcuno. E. dulcis in fundo, c’è chi ci ha visto il segnale di voler passare la mano ma anche di voler rilanciare per avere un secondo mandato. 

Noi non concordiamo con nessuna di queste interpretazione e puntiamo decisamente su un’altra spiegazione che si sviluppa in tre semplicissime parole: coda di paglia.

L’epicentro di questo malessere “robertiniano” non c’è dubbio che si trovi a Vibo Valentia e più in generale nel Vibonese.

Il nuovo prefetto di Vibo Valentia Giovanni Paolo Grieco ha predisposto la Commissione di accesso antimafia agli atti all’Azienda Sanitaria di Vibo Valentia nel mese di novembre 2023, un mese dopo aver disposto l’invio della stessa Commissione nei Comuni di Tropea, Mileto, Nicotera, Stefanaconi e Filadelfia successivamente agli scioglimenti dei Comuni di Soriano, Capistrano e Acquaro. Due giorni fa è stato annunciato anche lo scioglimento del Comune di Tropea, guidato da un dirigente di Forza Italia con il quale ha fatto feste e bisbocce più volte e Occhiuto ancora non è riuscito a spiccicare una sola parola… Neanche per dire “mi dispiace”!

Questo nuovo prefetto dimostra come si serve lo Stato con serietà e competenza, senza clamori mediatici, valutando gli atti e le situazioni. Da pochi mesi alla direzione della Prefettura di Vibo ha predisposto, dunque, Commissioni di accesso in comuni come Tropea, Nicotera, Mileto, Stefanaconi e Filadelfia, chiacchierati e discussi da tempo. Altri comuni sono sotto osservazione e siamo certi che se quattro anni fa ci fosse stato questo Prefetto anche il Comune di Vibo Valentia sarebbe finito sotto indagine.

Che la Commissione di accesso all’Azienda Sanitaria di Vibo Valentia fosse nell’aria l’avevamo capito a fine ottobre 2023 quando quel “cuor di leone” del nostro presidente della Regione aveva addirittura auspicato una simile scelta, visto e considerato che in ogni inchiesta di Gratteri uscivano fuori le magagne della sanità vibonese e a dirla tutta anche le sue. Con il clamoroso scivolone dei falsi posti letto Covid che lo chiama direttamente in causa insieme ai suoi compari.

ROBERTINO E IL SISTEMA SANITA’ (https://www.iacchite.blog/calabria-stavolta-nelle-intercettazioni-ci-sono-anche-il-sistema-sanita-e-le-minacce-di-robertino/)

In un articolo pubblicato il 1° novembre scrivevamo che il presidente Occhiuto s’era “arrisvigliato” perché pochi giorni prima aveva detto in Consiglio regionale: “Anche all’interno dell’Asp di Vibo c’è la necessità di approfondimenti in ordine a eventuali infiltrazioni, così come c’è stata in moltissimi comuni della provincia”.

ALLELUJA! ALLELUJA! Avevamo scritto, NON è MAI TROPPO TARDI. All’indomani dell’esplosione dell’operazione Cartagho-Maestrale a maggio 2023 avevamo chiesto più volte a Occhiuto di rompere il suo mutismo e di proferire verbo visto che in quella operazione uscivano fatti sconcertati sulla vita amministrativa dell’Asp di Vibo Valentia. Ma non c’era stato verso. Poi, a novembre, allo scoccare della seconda parte dell’operazione, si era finalmente espresso scaricando i suoi compari Mangialavori, Comito e Giuliano.

Le due operazioni definite Carthago-Maestrale parlano degli intrecci di esponenti ndranghetisti con esponenti politici di alto livello a partire da Giuseppe Mangialavori, per continuare con Vito Pitaro e arrivare a Brunello Censore, ex parlamentare potente del Pd. Canali privilegiati con dirigenti sanitari potenti come Cesare Pasqua, Michelangelo Miceli, eccetera eccetera. Molte decisioni importanti venivano prese così, in un mondo fatto di intrecci e contatti tra politica, dirigenti Asp ed esponenti mafiosi. Le mense ospedaliere erano assegnate con criteri di pura logica mafiosa, i concorsi e le graduatorie dei concorsi per Oss seguivano la stessa sorte, le ispezioni ad attività commerciali idem.

Tutte le persone citate, ad eccezione di Cesare Pasqua, non sono state indagate nell’operazione Carthago-Maestrale. Ma a noi non interessa l’aspetto giudiziario, ma vedere come la malapolitica ha ridotto la sanità. A completamento della vicenda, la notizia del rinvio a giudizio del direttore sanitario Angela Caligiuri e Michelangelo Miceli, direttore del distretto sanitario unico dell’Asp per concorso in abuso d’ufficio. Avrebbero nominato come direttore del distretto sanitario dell’Asp di Vibo un certo Vincenzo Damiani senza che ne possedesse i titoli e con una commissione che era tutto un programma.

Il presidente Occhiuto si era “arrisvigliato” alla buon’ora, e siamo stati facili profeti nell’insinuare che  forse era un tentativo di crearsi una verginità di fronte ai rumori di palazzo che davano tempesta in arrivo. Scrivevamo: “Si butta con le mani avanti per non cadere indietro. Le iniziative intraprese dal nuovo Prefetto di Vibo Valentia, che nel giro di poche settimane ha inviato la commissione di accesso a Stefanaconi, Nicotera e soprattutto Tropea, considerato un Principato intoccabile, hanno tolto il sonno a molti politici e amministratori nel Vibonese e non solo”.

Il Quotidiano del Sud, in un articolo di qualche giorno prima, ci informava che il Comitato per l’ordine pubblico si era occupato dell’Asp di Vibo. La questione è aperta tant’è che circa due settimane addietro della vicenda si sarebbe occupato il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica convocato dal Prefetto Paolo Giovanni Grieco in una riunione con i dirigenti delle forze dell’ordine provinciali nonché esponenti di primo piano della Direzione distrettuale antimafia. Si attendono, dunque, le determinazioni dell’organismo nei confronti dell’Azienda vibonese della quale si parla diffusamente nelle carte dell’inchiesta Maestrale-Carthago e pertanto era inevitabile che lo Stato accendesse i riflettori sull’attività di palazzo ex Inam dopo che in precedenza l’aveva fatto l’Ufficio del procuratore Nicola Gratteri”.

Quindi forse qualcosa sta per esplodere. Di sicuro Occhiuto deve preparare il terreno a un sempre più probabile scioglimento dell’Asp di Vibo che non potrebbe passare come acqua fresca. E’ un po’ come i segnali che provengono dai Campi Flegrei a Napoli, la terra ribolle accompagnata da piccole scosse di terremoto e tutti hanno paura che arrivi una scossa devastante. Il nostro presidente tenta di adeguarsi in modo tale quel giorno di poter dire, io l’avevo chiesto. E fin qui il concetto è chiaro ma non può spiegare tutto.

La tragedia per il nostro Roberto Occhiuto, lo ribadiamo anche oggi a poche ore dal suo post “remissivo”, è che lui non è un passante qualunque, è il presidente della Regione, è il commissario della sanità – ma guarda il caso… -: lui non può continuare a fare il Ponzio Pilato. Non può auspicare seppur tardivamente l’intervento della magistratura e del prefetto quando sarebbe stato anche e soprattutto compito suo accertare gli intrallazzi all’Asp di Vibo Valentia. Lui come commissario poteva e può controllare le carte e i fascicoli in tutti i momenti. Lui dovrebbe farlo e invece sa solo parlare e festeggiare gli anniversari della sua presidenza con codazzo al seguito. Ed è pronto a ripetere la sceneggiata anche lunedì a Lamezia. Non si capisce poi che ha da festeggiare, il nulla. Addirittura per settimane ha “festeggiato” l’arrivo di 60 ambulanze. Un fatto di ordinaria amministrazione che viene fatto passare come un fatto storico. Come se le avesse pagate lui, di tasca propria, queste ambulanze.

Noi gli avevamo chiesto a maggio scorso di intervenire, ma lui ha fatto orecchie da mercante e ha continuato a non prendere decisioni. A suo tempo difronte alle accuse circonstanziate della Dda,  di gravità enorme, gli avevamo chiesto, come commissario alla sanità calabrese che intendeva fare. E gli chiedevamo  di  proporre subito il commissariamento dell’ente. Un ente con un grado di inquinamento così alto, chiedevamo, come potrà controllare la trasparenza dei lavori del nuovo ospedale di Vibo Valentia? Non contenti del primo articolo, siamo ritornati sulla questione con un secondo e poi con un terzo articolo  che illustrava la storia della penetrazione ndranghetista nell’Ospedale e nella sanità vibonese…  https://www.iacchite.blog/vibo-elezioni-democratiche-tra-ciao-caro-e-che-forza-hai-tu-e-che-si-aspetta-a-sciogliere-lasp-per-mafia/

Il prefetto Giovanni Paolo Grieco ha ordinato l’accesso agli atti per l’Asp di Vibo Valentia, vedremo se uscirà fuori tutto il marcio degli ultimi dieci anni compresi gli ultimi due sotto il commissariamento di Roberto Occhiuto. Avremo uno spaccato di quello che c’è scritto nell’ordinanza della Dda: Il quadro investigativo emerso consente di avere un chiaro panorama di cointeressenza dell’Asp di Vibo Valentia sia con la criminalità organizzata e sia con esponenti politici di vario livello. Tale cointeressenza di fatto condiziona in modo totale l’esercizio delle funzioni dell’ente che mediante i propri atti risponde a logiche criminali e politiche invece che perseguire l’interesse pubblico afferente la sanità… Le risultanze acquisite, suffragate dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, consentono di individuare specifici legami con i vari dirigenti medici da parte di esponenti politici e criminali”.

Attendiamo con ansia il verdetto dello scioglimento dell’Asp di Vibo, che certamente avrà molto più clamore mediatico rispetto allo scioglimento del Comune di Tropea. Vedrete che Occhiuto dirà che lui aveva chiesto la commissione, che lui ha mandato un generale all’Asp di Vibo e minchiate simili a quelle del suo ultimo post “remissivo”.

Ma a dire il vero, adesso che ci pensiamo, non abbiamo mai sentito o letto un suo parere sulla sentenza Rinascita Scott, tanto per dire. Il bello è che la parola non l’ha persa solo lui, ma tutta la politica calabrese l’ha persa. Non parla la sottosegretaria Wanda Ferro, non parlano i segretari dei partiti, non parlano i parlamentari di tutti i partiti. Eppure ce ne sarebbero state di cose da dire sulla condanna dei massimi esponenti ‘ndranghetisti del Vibonese, su quella dell’ex senatore Giancarlo Pittelli, e anche sulle assoluzioni di Callipo e su quella di Pietro Giamborino dall’associazione mafiosa. Forse si tace per non scontentare nessuno? Eppure dovrebbe essere compito del massimo esponente della Regione Calabria esprimere un giudizio su un processo definito storico e che di storico forse ha avuto poco. Le domanda nascono spontanee. La prima: Ponzio Pilato si nasce o si diventa? E a tutt’oggi quanta coda di paglia ha Robertino Occhiuto? Ai posteri l’ardua sentenza.