Omicidio Bergamini, arrivano i carabinieri del Ris di Messina: la prima perizia che inchioda gli assassini di Denis

Domani mattina in Corte d’Assise a Cosenza si celebra la 24^ udienza del processo per l’omicidio volontario e pluriaggravato di Denis Bergamini, che vede alla sbarra Isabella Internò, 52 anni, ex fidanzata del calciatore. Oggi sono previste le testimonianze dei carabinieri del Ris (Raggruppamento investigazioni scientifiche) di Messina, che tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012 hanno depositato una perizia fondamentale alla procura di Castrovillari nella quale si stabilisce scientificamente attraverso l’esame di alcuni oggetti che Bergamini era giù morto quando venne steso sull’asfalto.

Era il 17 febbraio 2012 quando la Gazzetta dello Sport, con un articolo a firma di Francesco Ceniti, annunciava a caratteri cubitali: “Caso Bergamini, per il Ris si tratta di omicidio volontario”.

“… Donato Denis Bergamini, il calciatore del Cosenza morto il 18 novembre 1989 sulla statale 106 a Roseto Capo Spulico, non si suicidò ma fu ucciso volontariamente”. La Gazzetta dello Sport annunciava così i primi inequivocabili risultati cui erano giunti i carabinieri del Ris di Messina sulla base degli accertamenti compiuti su alcuni oggetti che Bergamini indossava al momento della morte.

Ma ecco i dettagli di quell’articolo, cinque giorni dopo l’anticipazione del 17 febbraio 2012.

I Ris: Bergamini già morto
quando fu investito

Milano, 22 febbraio 2012

Depositata la perizia dei Carabinieri di Messina alla Procura della Repubblica di Castrovillari: smentite le testimonianze sulla tragedia dell’89, il calciatore del Cosenza non si suicidò gettandosi sotto un camion

Adesso è ufficiale: Donato Denis Bergamini, il calciatore del Cosenza deceduto il 18 novembre 1989, non si suicidò gettandosi sotto un camion. Il corpo investito dal veicolo in realtà era già un cadavere: come anticipato dalla Gazzetta dello Sport sull’edizione di venerdì 17 febbraio è questa la conclusione alla quale sono giunti i Ris di Messina che stamattina hanno depositato la loro perizia presso la procura della Repubblica di Castrovillari. In sintesi, dunque, quando Bergamini è stato colpito, in realtà era già morto.

IL CASO — Per oltre vent’anni l’unica possibile verità sembrava quella raccontata da Isabella Internò, allora fidanzata del calciatore, e del camionista, in base alla quale l’atleta si era volontariamente “gettato a pesce” nel momento in cui il Fiat-Iveco 180 sopraggiungeva sulla Statale 106 nei pressi di Roseto Capo Spulico e poi era stato trascinato per oltre 60 metri. Il 29 giugno 2011, però, su richiesta della famiglia e dei suoi legali, l’inchiesta fu riaperta. E ora, dopo quasi otto mesi, ecco una nuova verità.

LA SVOLTA — I dubbi dei carabinieri erano relativi allo stato del corpo di Bergamini al momento del ritrovamento, nonché dei suoi effetti personali: in base ad una serie di simulazioni svolte, i Ris hanno capito che scarpe, catenina e orologio sarebbero andati distrutti se le cose fossero andate come raccontato dai testimoni. E invece erano pressoché nuovi. E adesso, dopo la verità, la famiglia Bergamini andrà a caccia di giustizia.

Fin qui l’articolo della Gazzetta dello Sport. La prima inchiesta, sulla base delle testimonianze, giunse alla conclusione che Bergamini si era ucciso gettandosi ‘’a pesce’’ sotto un camion e venendo trascinato per una sessantina di metri. L’inchiesta era stata poi riaperta dalla Procura di Castrovillari dopo la presentazione di un memoriale di documenti da parte del legale dei familiari del calciatore.
Ma per i Ris sarebbe impossibile che le scarpe, l’orologio ed una catenina, che il calciatore indossava allora, non abbiano subito danni nel trascinamento del corpo. Inoltre, è stato accertato che le ferite sul corpo di Bergamini sono state provocate quando il corpo era già a terra.

Molta acqua era poi passata sotto i ponti. Nonostante quella importante perizia dei carabinieri del Ris, alla quale erano seguite anche quelle dei dottori Bolino e Testi, il procuratore di Castrovillari dell’epoca, il pavido Franco Giacomantonio, aveva fatto di tutto per archiviare ancora una volta il caso nel febbraio del 2015. Ma la famiglia Bergamini non si era arresa e grazie al nuovo legale Fabio Anselmo è riuscita ad ottenere ancora una volta la riapertura del caso, decretata dal nuovo procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla, che ha poi imbastito di nuovo tutte le indagini arrivando finalmente al rinvio a giudizio per omicidio volontario e pluriaggravato nei confronti di Isabella Internò, ex fidanzata di Bergamini e unica testimone.

Nel corso del processo a Cosenza, già due volte ci sono stati cenni alla perizia dei Ris. In primis, il 30 novembre 2021, nel corso della quarta udienza. 

Le scarpe, l’orologio e la catenina che Denis Bergamini indossava la sera in cui mori’ dopo essere stato investito da un camion. Il calciatore del Cosenza deceduto il 18 novembre 1989 era gia’ morto quando fu travolto: e’ questo il risultato a cui sono giunti i carabinieri del Ris di Messina che hanno depositato la loro perizia alla procura della Repubblica di Castrovillari. ANSA FRANCESCO ARENA

Omicidio Bergamini, 4^ udienza. La perizia del Ris: “Nessun trascinamento, corpo sormontato”

 

(ANSA) – COSENZA, 30 NOV – “Il Ris di Messina concluse che il corpo di Donato Bergamini era stato sormontato in posizione supina”. Lo ha riferito in aula, nel corso del processo a Isabella Internò, accusata per l’omicidio dell’ex fidanzato, il calciatore del Cosenza “Denis” Bergamini, l’ispettore di polizia Ornella Quintieri.

La teste ha anche riferito che, sempre i carabinieri del Ris, avevano ricostruito che “il portafogli, l’orologio, la catenina e le scarpe erano in buone condizioni e queste ultime presentavano soltanto tracce di usura. Sui reperti dunque non c’era alcun segno di trascinamento”.

In precedenza, il pm aveva chiesto ed ottenuto – con il consenso della difesa -l’acquisizione di una decina di foto a colori del luogo del ritrovamento del corpo – la piazzola a Roseto Capo Spulico – tratte da un filmato Rai girato il 19 novembre 1989, acquisito dalla polizia giudiziaria durante le indagini.

Nel corso dell’udienza, i difensori di Isabella Internò – presente in aula – gli avvocati Angelo Pugliese e Rossana Cribari, hanno chiesto l’inammissibilità della deposizione del teste sulle dichiarazioni rese dalla stessa Internò nell’immediatezza dei fatti all’ufficiale di Pg Barbuscio. La Corte d’assise ha rigettato la richiesta. la donna disse all’epoca che Denis voleva lasciare il calcio e trasferirsi all’estero e al termine della discussione. Bergamini, sempre secondo la versione della donna, si sarebbe buttato sotto il camion “con uno scatto repentino, compiendo un tuffo simile a quello effettuato in una piscina”. Secondo i rilievi svolti nell’immediatezza dei fatti, il carabiniere Barbuscio rilevò una traccia sull’asfalto legata al trascinamento, di 59 metri, del corpo di Denis seguito all’investimento del camion. Elementi che non trovano riscontro dalla perizia del Ris. Tra l’altro, ha riferito l’ispettore Quintieri, “Bergamini non aveva bagagli, pochi contanti e un assegno di 8 milioni di lire (lo stipendio mensile del Cosenza), non aveva passaporto o altri documenti”. Durante una pausa, si è fatto teso il clima tra le parti, in particolare tra gli avvocati della Internò e la parte civile rappresentata dall’avvocato Fabio Anselmo e il pm Luca Primicerio. L’udienza è stata poi aggiornata al 16 dicembre. (ANSA).

Successivamente, il 9 settembre scorso, nella 22^ udienza, è stata chiesta l’acquisizione agli atti del processo dei reperti esaminati dal Ris dei carabinieri di Messina nel 2011. 

Omicidio Bergamini, 22^ udienza. Le scarpe di Denis e i reperti del Ris: “Vederli materializza l’impossibilità della versione dell’imputata”

Questa mattina in Corte d’Assise a Cosenza è stata celebrata la 22^ udienza del processo per l’omicidio volontario e pluriaggravato di Denis Bergamini, iniziato il 25 ottobre dello scorso anno e che vede alla sbarra Isabella Internò, 52 anni, di Rende, ex fidanzata del calciatore.

Oggi la procura di Castrovillari ha chiesto l’acquisizione agli atti del processo dei reperti esaminati dal Ris dei carabinieri di Messina nel 2011. Nel dettaglio: un paio di scarpe di colore marrone, da uomo, di diversa taglia, marca Tod’s; un orologio di marca Seiko con custodia; una catenina in oro con custodia (tutte appartenenti a Denis Bergamini); un foglio di carta con scritta sedile posteriore al centro; un frammento di sedile posteriore; due siringhe con frammenti di moquette riposti in due Falcon; un tappetino di autovettura; una maniglia di autovettura e relativo tampone; un portafogli con una monera da 1 dollaro e un bottone; una Falcon contenente una carta di un chewing-gum; una Falcon contenente una carta argentata di un chewing-gum; una Falcon con polvere di osso; una Falcon con frammento di femore; tre tamponi salivari relativi ai parenti della vittima: Fta card con materiale salivare dell’indagata. 

Le scarpe sono proprio quelle che Denis Bergamini calzava la maledetta sera dell’omicidio, quelle che il direttore sportivo Roberto Ranzani aveva poi recapitato alla famiglia di Denis dopo averle ricevute da uno dei magazzinieri del Cosenza Calcio, Alfredo Rende.

“E’ chiaro che sono le scarpe di Denis – ha fatto rilevare Fabio Anselmo, legale della famiglia Bergamini -. Sono due scarpe di due misure leggermente diverse e come ha fatto notare giustamente il giudice a latere (Marco Bilotta, ndr) sono consumate proprio “da calciatore”, con le suole consumate di lato come succede ai calciatori e non testimoniano certo un consumo da “trascinamento” di 60 metri… Entrambe sono intonse, in una delle due ci sono segnalate le quattro macchie – presumibilmente di sangue – evidenziate con degli adesivi dei Ris, sulle quali non è stato possibile fare l’accertamento per la esigua quantità presente. Anche la catenina è intonsa. E’ chiaro che fa un certo effetto vedere questi reperti perché materializza l’impossibilità e l’incongruenza della versione dell’imputata“.

A proposito delle scarpe di Denis, è stata molto importante la testimonianza di Natalina Rende, sorella del magazziniere Alfredo, deceduto nel 1990, laddove dice chiaramente che il fratello aveva preso le scarpe di Denis Bergamini all’obitorio dell’ospedale di Trebisacce e che c’erano rimaste solo quelle e solo chi ci è andato veramente poteva saperlo perché gli altri effetti personali erano stati già consegnati alla famiglia. 

Per l’udienza del 10 ottobre invece è annunciata l’importante testimonianza dei carabinieri del Ris di Messina che hanno svolto gli esami sul corpo di Denis Bergamini. Il primo di una lunga serie di autentici incubi per l’imputata e per la sua sempre più scadente difesa.