Omicidio Bergamini, la perizia collegiale di Bolino e Testi. I polmoni di Denis fanno crollare il castello d’argilla degli assassini

Nella ricerca della verità e della giustizia per il barbaro omicidio di Denis Bergamini i primi passi compiuti hanno portato alle prime perizie di due grandi medici, Giorgio Bolino e Roberto Testi. Il primo ha dimostrato con cognizione di causa come le tracce presenti nei polmoni di Denis portassero alla conclusione che era stato soffocato con una busta o un sacchetto di plastica attorno al capo prima di essere steso sull’asfalto (PERIZIA GIORGIO BOLINO). Il secondo dimostra attraverso gli esami istologici che le lesioni provocate dal camion non hanno nessuna caratteristica di vitalità e che quindi Denis era già morto quando è stato sormontato dal camionista di Rosarno (perizia ROBERTO TESTI). Successivamente Bolino e Testi firmeranno insieme un’altra importantissima perizia che inchioda alle loro responsabilità agli assassini di Denis.

Relazione di consulenza tecnica medico-legale collegiale su atti relativi alla morte di BERGAMINI Donato – Consulenti Giorgio BOLINO e Roberto TESTI

In data 12 giugno 2013 i dottori Giorgio BOLINO e Roberto TESTI ricevono l’incarico di procedere collegialmente all’esame e allo studio della ricostruzione della dinamica dell’investimento, così come risultante dalla relazione di consulenza tecnica redatta dal RIS Carabinieri di Messina e dalla relazione tecnica del 2 dicembre 1989, elaborata dal consulente Pasquale COSCARELLI, nonché di procedere all’esame e allo studio delle relazioni di natura medico-legale redatte dal prof. AVATO e dal prof. PIERUCCI, dai verbali redatti dai Carabinieri in relazione all’investimento ed allo stato dei luoghi, e della documentazione fotografica.

I dottori vengono altresì incaricati di procedere collegialmente all’esame dei reperti istologici. All’esito dell’accertamento i consulenti dovevano riferire se BERGAMINI, al momento del sormontamento, era vivo o morto ovvero in fin di vita; se sul corpo di BERGAMINI erano riscontrabili segni, che potessero condurre ad un giudizio di vitalità o meno delle lesioni cagionate dall’investimento; se il sormontamento da parte dell’autocarro poteva aver provocato di per sé solo le caratteristiche morfologiche riscontrate in sede polmonare e cardiaca ovvero se tali segni potevano essere riconducibili ad altra causa.

Nelle loro considerazioni preliminari, i consulenti BOLINO e TESTI sottolineano l’importanza di nuovi elementi di valutazione, posti alla loro congiunta osservazione, dal momento che chi aveva eseguito la rivisitazione degli aspetti macroscopici lesivi del caso (BOLINO) non
aveva avuto la possibilità di conoscere le risultanze delle indagini microscopiche istologiche (eseguite da TESTI), e viceversa. Entrambi poi evidenziano l’importanza della ricostruzione della dinamica del fatto da parte del RIS di Messina, della quale essi non avevano avuta contezza allorché espletarono il loro lavoro singolarmente.
I due consulenti mettono in evidenza l’importanza di procedere ad indagini radiologiche sul cadavere, ed evidenziano le limitazioni del loro accertamento tecnico medico-legale perché si basa non sulla diretta osservazione del cadavere né su un circostanziato ed affidabile esame di sopralluogo, ma solo su poche fotografie e su un’accurata descrizione di esame autoptico.

I dottori BOLINO e TESTI continuano marcando gli aspetti fondamentali derivanti dal lavoro del RIS CC di Messina: non sono state osservate tracce di pneumatico sulla parte posteriore del corpo; dallo studio della strisciata di sangue lasciata dal corpo sul terreno, estesa per una distanza di circa 5-8 metri, è stato possibile osservare che il corpo di BERGAMINI è stato sospinto per tale distanza dalla ruota anteriore destra bloccata e cioè frenata; le impronte di sangue prodotte dal battistrada dello pneumatico anteriore destro dell’autocarro indicano che il corpo di BERGAMINI è stato parzialmente sormontato mentre il camion, pur in frenata, si spostava in avanti, quindi, mentre l’autista ha compiuto una breve retromarcia si verificava la lacerazione della parete addominale con fuoriuscita dei visceri.

Dopo aver accennato alla tipologia delle lesioni patite da Donato BERGAMINI in relazione all’investimento – ampia lacerazione interessante la parte inferiore dell’addome e la radice delle cosce, mentre non sono state riscontrate lesioni elementari riferibili con certezza a traumi a carico del capo, del collo, del torace e degli arti – i consulenti evidenziano
l’importanza della valutazione della vitalità o meno, delle lesioni patite da
BERGAMINI, illustrando le metodologie utilizzate per dare una risposta a
questo quesito.

A questo punto, i dottori Giorgio BOLINO e Roberto TESTI illustrano le loro considerazioni sul caso oggetto del loro accertamento: “Le multiple ferite lacere che si sono verificate con un meccanismo “da scoppio” e che costituiscono il complesso lesivo a carico della regione
addomino-perineale del Bergamini, se osservate istologicamente dovrebbero presentare congestione ematica nei vasi dermici e, soprattutto, stravasi ematici nei tessuti circostanti dove tali vasi vengono rotti.
Il Bergamini ha subìto un grande traumatismo da schiacciamento, con multiple fratture del bacino ed interessamento dei tessuti molli addominoperineali. Uno schiacciamento, in particolare, avvenuto con il sormontamento del corpo (probabilmente solo parziale) da parte di un pesante autocarro, con una bassissima velocità e quindi in modo tale da
determinare il danno proprio per l’azione diretta dell’enorme massa del mezzo e con una gravissima mortificazione dei tessuti molli.

Una tale condizione determina la rottura di moltissimi vasi che decorrono nello strato dermico e proprio questi piccoli vasi sono quelli da cui il sangue non fuoriesce all’esterno ma si infiltra nei tessuti circostanti”.

Il meccanismo che ha determinato le lesioni causa della morte di BERGAMINI, obiettano i consulenti, è quello che in linea generale ha maggiore possibilità di determinare evidenti infiltrati emorragici dei tessuti molli. Tuttavia scrivono i dottori BOLINO e TESTI, nel caso specifico è stata individuata la lesione completa dell’arteria iliaca e una lesione di tal
genere è tale da causare una gravissima quanto rapida emorragia e, soprattutto, è in grado di determinare una rapida caduta della pressione arteriosa.
Osservano i consulenti che un’attenta revisione dei preparati istologici ha effettivamente dimostrato una marcata ipoemia di tutti gli organi che, certamente, è associabile ad una massiccia perdita di sangue, ma non è stato possibile individuare la presenza di cellule ematiche nei preparati che probabilmente si riferiscono ai margini delle lesioni.

Un simile quadro istologico bene si spiegherebbe se il sormontamento fosse avvenuto su un corpo ormai senza vita ovvero in fin di vita poiché, in questo caso, sarebbe del tutto logica la mancanza di infiltrato emorragico. D’altro canto le particolarità del caso che prima abbiamo ricordato, in relazione alla rapidità della morte unita ad una profusa emorragia, rendono impossibile proporre tale giudizio in termini di assoluta certezza ovvero di elevata affidabilità. A tal proposito evidenziano i consulenti che l’osservazione istologica è stata possibile unicamente su tre frammenti cutanei: uno sicuramente assunto in sede sopraclaveare e quindi ben lontano dall’area di lesione, gli altri due presumibilmente dalla regione perineale (uno sicuramente, come da descrizione del professore Avato, l’altro con incertezza sul punto di prelievo) nei quali si può osservare, oltre ad una discontinuazione verosimilmente traumatica degli strati profondi, la presenza di molteplici particelle di materiale amorfo, distribuite nel tessuto, riferibili a morchia e residui del sedimento stradale.

Osservano i consulenti che l’osservazione è simile in tutti e tre i preparati, come se la mancanza di segni di vitalità di cui al preparato istologico dell’area sopraclaveare
(lontana da quella della lesione) si riproponesse in maniera sovrapponibile negli altri preparati.

Per quanto riguarda le possibili cause della morte, i dottori Giorgio BOLINO e Roberto TESTI scrivono che a fronte del descritto sfacelo traumatico della regione perineale, ampiamente compatibile con il sormontamento del pesante autocarro, non si è osservata alcuna lesione del torace e del capo che, stando sia alla descrizione che alle fotografie, appaiono indenni.

Nonostante il torace, come detto, non sia stato interessato da lesività diretta o indiretta, i polmoni presentano un aspetto macroscopico in qualche modo suggestivo per asfissia meccanica; invero si osservano polmoni iperespansi sulla cui superficie sembra di
scorgere aree più scure, emorragiche e atelettasiche. Tale quadro è supportato dall’aspetto istologico, dove si osservano un enfisema polmonare con aspetti acuti (rottura di pareti settali) ed aree emorragiche.

In realtà, dicono i consulenti, non sfugge che alcune lesioni osservabili dalle fotografie presentino caratteri macroscopici suggestivi di vitalità; anche se, osservano, si tratta di una valutazione non confermata dalla sezione del tessuto né tanto meno dai rilievi istologici. Tuttavia, secondo i consulenti BOLINO/TESTI, nulla osta che il complesso lesivo possa
essere intervenuto su un soggetto, sdraiato sul manto stradale, in limine vitae per altra causa (asfittica? Ovvero comunque tramortito mediante l’uso di tossici volatili o altre sostanze xenobiotiche).

Risposta sintetica ai quesiti da parte dei dottori Giorgio BOLINO e Roberto TESTI: le caratteristiche macroscopiche di incerta vitalità del complesso lesivo, con analogo riscontro istologico – seppur con tutte le cautele che la peculiarità del caso impone – portano a ritenere maggiormente plausibile che al momento dell’investimento BERGAMINI
Donato fosse già deceduto o in condizioni di assai ridotta vitalità (ovvero in
limine vitae).
In relazione al tempo trascorso ed alla scarsità di elementi di giudizio a disposizione, tale valutazione non è però proponibile in termini di certezza.
Il sormontamento da parte dell’autocarro non può aver provocato – di per sé solo – le caratteristiche morfologiche macroscopiche ed istologiche riscontrate in sede polmonare.