Omicidio Taranto, chiesti 30 anni di carcere per Domenico Mignolo

Domenico Mignolo

La procura di Cosenza ogni tanto si ricorda di essere una… procura e, specie quando si tratta di colpire persone o soggetti non proprio protetti dai “poteri forti” dà il meglio (si fa per dire) di se.

E’ di pochi minuti fa la notizia che la nostra procura ha chiesto 30 anni di carcere per Domenico Mignolo, il giovane accusato dell’omicidio di Antonio Taranto, ucciso il 29 marzo dello scorso anno a via Popilia al culmine di un diverbio per futili motivi.

Il pm Donatella Donato (che rappresenta la pubblica accusa assieme al collega Antonio Bruno Tridico; da una vita forti con i deboli e deboli con i forti) ha chiesto la condanna anche per tre presunti favoreggiatori di Mignolo.

Mignolo è ritenuto dagli inquirenti appartenente al clan Rango-Zingari, ed è già detenuto in regime di 41 bis per altri reati, tra cui l’associazione mafiosa perché coinvolto in inchieste della Dda che riguardano la cosca bruzia.

Antonio Taranto
Antonio Taranto

Quella maledetta notte, Mignolo e Taranto avevano litigato in una discoteca e hanno continuato a farlo anche a via Popilia, qualche ora dopo. Taranto aveva cercato di “apparare” con l’intervento di qualcuno che conosceva Mignolo ma senza successo. E così l’affiliato del clan Rango-Zingari si era fatto “giustizia” da solo.

Stendiamo un velo pietoso sulla dinamica dell’omicidio che ci è stata propinata da investigatori e magistrati. Ora assisteremo al consueto gioco delle parti tra i “coraggiosi” pm che hanno proposto 30 anni all’ultima ruota del carro del clan, e i giudici (che in questo caso dovranno impersonare i “buoni”) prima di arrivare alla “equa” (sempre secondo il loro metro) sentenza di primo grado.