Palloni gonfiati (di Marco Travaglio)

(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – È sempre più difficile distinguere la realtà dai desideri dei padroni dei media. La Corte d’assise d’appello di Palermo motiva l’assoluzione dei carabinieri che trattarono con la mafia e la condanna dei mafiosi che trattarono con lo Stato spiegando con nonchalance che accordarsi aumma aumma con Riina dopo la strage di Capaci e financo “allearsi” col “moderato” Provenzano salvandolo dall’arresto sarà magari un’iniziativa “improvvida”, ma comunque lecita e “solidaristica”, perché mirava a fermare le stragi, e pazienza se viceversa le incoraggiò, le moltiplicò e additò come nemico da abbattere Borsellino che, non avvisato dell’eticità della trattativa, si ostinava a indagare.

C’era da attendersi una levata di scudi dai tartufi della politica e del giornalismo che meno di un mese fa, il 19 luglio, lacrimavano a nel ricordo dell’amico “Paolo” (mai conosciuto). Invece niente: a parte la lettera di Conte al Fatto, non una parola dai politici e dai mafiologi della mutua che un anno fa, al dispositivo della sentenza, ci spiegavano che la trattativa l’avevamo inventata noi. Un silenzio agevolato dai giornaloni che han dedicato alla notiziona un articolo il primo giorno, e poi zitti. Del resto c’era ben altra carne al fuoco: i turbamenti di tal Calenda, il noto frequentatore di se stesso che i sondaggi stimano al 2% e da settimane monopolizza giornali, tg e talk come se esistesse davvero. Una patacca nata dall’idea malsana che l’Italia sia Twitter, il circoletto onanistico dove si dà retta persino a Riotta e un altro desertificatore di urne come Renzi ha la maggioranza assoluta. Infatti, esplosa nel ridicolo la bolla del patto Calenda-Letta, se ne pompa subito un’altra: quella del patto Calenda-Renzi. Mirabile il sondaggio di Sky: destre al 49,1, centrosinistra al 27,4, M5S all’11 e, fanalino di coda, Azione-Iv al 4,8. Ma per Sky il “Terzo Polo” non sono i terzi, cioè il M5S: sono Calenda&Renzi, quarti e ultimi. Decidono lorsignori chi ha diritto di esistere: non la realtà o l’aritmetica.

Quando i padroni d’Italia persero il santo patrono Matteo nello schianto referendario del 2016, Rep prese a menarla con Giuliano Pisapia, promosso a nuovo leader del centrosinistra per investitura di De Benedetti (di cui Pisapia era casualmente l’avvocato) e all’insaputa degli italiani, che a stento sapevano chi fosse. Non c’era giorno che i giornaloni lo intervistassero su qualunque tema dello scibile umano, dagli tsunami nei mari del Sud all’estinzione del rinoceronte di Giava. Finché si estinse lui, da solo. Ora è il momento di Calenda, ma bisogna già prepararsi al prossimo, perché le bolle mediatiche durano sempre meno: basta distrarci un attimo e ce lo troviamo come segnalibro dell’Agenda Draghi, al posto della stella alpina essiccata.