Paola/Fuscaldo. Vite di confine: Cent’Acque Otto, la quotidianità di Marco (di Francesco Frangella)

di Francesco Frangella

Fonte: Marsili Notizie (https://www.marsilinotizie.it/)

È una zona di confine, una lingua di terra divisa da un corso d’acqua. È la foce di ciò che separa Paola e Fuscaldo.

È come un “triangolo delle Bermuda”, solcato da un innesto di catrame tra strade urbane e statale. Un brandello di terra “ingannevole” al punto da aver indotto all’errore perfino un’amministrazione comunale, che malgrado inneggiasse ai lavori su di esso compiuti, ignorava d’essere già nel territorio altrui.

È una sorta di area dimenticata, una specie di “Zona del Crepuscolo” dove ogni giorno si ripete uguale al precedente, in uno scenario che, però, si fa via via più desolante.

Questa storia parte dal quadrante fuscaldese del fazzoletto polveroso sinora descritto, in quanto comune di residenza di Marco Cristoforo e di coloro che vivono a “Cent’Acque Otto”, condominio ad un tiro di schioppo dal doppio viadotto oltre il quale c’è il mare.

È una vicenda fatta di richieste inascoltate, semplici questioni come l’illuminazione pubblica, assente al punto da consentire ogni sorta di favore alle intenzioni più “oscure”. Inghiottiti in questo lembo stracciato da ambo le parti, è finita tanta mobilia dismessa, è capitato di trovarci pezzi di computer, lavatrici, mattoni, copertoni, contenitori di polistirolo per pesci, batterie di macchina, lana di vetro, in un elenco che arriva agli effetti personali, indistintamente distribuiti tra i generi e l’età di coloro che se ne sono disfatti.

È il racconto di un uomo esasperato ma accogliente, capace di mettersi in cerca di aiuto per i tanti animali abbandonati tra i canneti di questo apparente “mondo celato” (tanto agli occhi di Fuscaldo quanto a quelli di Paola), dove barriere di robusta vegetazione impediscono lo sguardo all’occhio di passaggio e dove, oltre alle cose, vengono abbandonati cuccioli, bestiole ammalate e carogne, in una beffarda escalation tra la vita e la morte.

È la cronaca costante di un disagio, perché Marco ha anche figli piccoli, che oltre a crescere nel “buio pubblico” dell’area davanti casa, non sapranno mai chi è che ogni tanto ha provato a forzarne una porta o una saracinesca. Per questo sarebbe opportuno considerare l’ipotesi di un po’ di videosorveglianza, che possa perlomeno aiutare ad infondere un senso di sicurezza necessario a pensare che non debba sempre andare così.

Ieri Marco ha trovato il cadavere della povera cagnolina morta per asfissia all’interno di un sacco sigillato in un secchio. È stato male, ha pianto per lei, come tante altre volte – purtroppo – gli è capitato per altri randagi. Come tante volte succede anche agli altri abitanti del “Cent’Acque Otto”, quando scoprono un nuovo cumulo di rifiuti o devono zigzagare tra i preservativi lasciati a terra da chi va in quella zona per consumare rapporti sessuali. Senza nominare siringhe e fetori vari.

Forse bisognerebbe prendere in considerazione la sua storia, perché si tratta di una brava persona, un padre premuroso e laborioso, che si è addirittura messo all’opera autonomamente quando si è trattato di tagliare l’erba all’innesto dell’incrocio (che dava fastidio a tutti gli automobilisti), che si premura di contattare le associazioni ambientaliste e animaliste per salvare le bestiole abbandonate vicino alla sua porta, che ha voglia di immaginare un presente fatto di normalità esistenziale, senza la continua beffa di vedersi scorrere dinnanzi agli occhi una realtà fatta di reati impuniti.