Perché la scuola non funziona: in solo mezzo secolo si è dimezzato il suo rendimento

Dibattito accorato fra un insegnante e una giornalista che avrebbe voluto fare l’insegnante

Perché la scuola non funziona – In solo mezzo secolo si è dimezzato il suo rendimento

Fonte: Italia Oggi

Premessa: scrivo un post su Facebook che suona più o meno così… Analisi scioccante che emerge da «La società signorile di massa» di Luca Ricolfi: per raggiungere il livello di organizzazione mentale (conoscenze, padronanza del linguaggio, capacità logiche) di un diplomato di terza media del 1962 sono oggi necessari da un minimo di 5 anni in più (se si è frequentato un buon liceo classico) a un massimo di 13 anni in più (se occorre anche un dottorato per recuperare pessimi studi precedenti).

In mezzo secolo la produttività dell’istruzione si è praticamente dimezzata e, per fare un esempio, il livello di padronanza della lingua italiana di un laureando è oggi spesso non paragonabile a quello di un diplomato di terza media del 1962. Il bello di Facebook è che, checché se ne dica, lo frequentano molte persone intelligenti.

E questo è il dialogo che ne è seguito tra ADG, professore, e FC, una giornalista che nella prossima vita vorrebbe fare l’insegnante…

ADG

Non c’è da meravigliarsi. Si è passati da una scuola rigidamente selettiva, dove chi non sapeva veniva bocciato o rimandato, a una scuola dove, se l’alunno non sa, la colpa non è la sua (perché non abbia studiato o non abbia studiato abbastanza) ma dell’insegnante; si è passati dalla scuola dei programmi alla scuola dei progetti; si è passati dalla scuola organo costituzionale alla scuola modellata sull’impresa (commerciale). Insomma si è perso di vista l’obiettivo principale. Ma nonostante tutto la scuola riesce ancora a produrre le eccellenze individuali del passato. I numeri sono più o meno gli stessi. È cambiata solo la valutazione dei non eccellenti. Deresponsabilizzazione degli alunni + delegittimazione degli insegnanti.

FC

In realtà siamo passati da una generazione di insegnanti capaci e preparati a una di burocrati, incapaci e demotivati. Andrebbero messi tutti in pensione gli incapaci. Al liceo sono il 50%. Purtroppo. Gli altri sono meravigliosi e spesso devono correggere i danni dei colleghi che demotivano i ragazzi.

ADG

Cara FC, insegno da 32 anni. All’inizio della mia carriera, quando entravo in classe gli alunni si alzavano in piedi e per ottenere il silenzio mi bastava un occhiataccia. Ora non più. I ragazzi sono cambiati, perché è cambiato il tipo di educazione che viene loro impartita: più permissiva, anomica e senza l’applicazione di qualsivoglia sanzione. È il figlio che comanda in casa non il genitore.

E comunque posso assicurarti che gli attuali docenti sono molto più preparati di quanto non lo fossimo noi alla loro età. E noi eravamo molto più preparati dei nostri predecessori. Molte discipline potevano essere insegnate anche senza la laurea e le lauree avevano percorsi molto più brevi di adesso.

Non solo. Il reclutamento in passato avveniva sistematicamente con sanatorie ope legis (talvolta venivano immessi in ruolo anche docenti che non avevano il titolo di studio prescritto) o in concorsi dove i concorrenti erano in numero inferiore rispetto ai posti messi a concorso. E quindi chi veniva assunto non superava selezioni con folle oceaniche di concorrenti come avviene ora…

Direi che è un problema di ordine sociologico. Adesso è tutto più difficile. Adesso lo strumento di valutazione è la delegittimazione e ognuno si sente in diritto di giudicare qualsiasi cosa senza averne titolo.

Adesso se l’alunno va male (perché non studia) la colpa è del docente… Dimenticavo: sono genitore anch’io. E anche fare il genitore oggi è molto più difficile. Mentre è molto facile dare la colpa a terzi.

FC

Caro ADG, la colpa è sempre dell’alunno. Alcuni insegnanti entrati nel mondo dell’insegnamento quando era più facile (come spieghi correttamente) ora sono stanchi e demotivati. E non preparati ad affrontare una nuova generazione diversa dalle precedenti perché nata digitale.

ADG

E nel frattempo, dopo averci sfiancato con pendolarismo trentennale, ci hanno chiuso le porte della pensione. È un cane che si morde la coda. Ma i nostri vecchi insegnanti non erano migliori di noi. Semplicemente, erano rispettati e basta.

FC

Forse. Forse erano più rispettati dalla società intera. Caro ADG, dovrebbero pagarvi di più e rispettarvi di più. Molti sono davvero frustrati. Ma i ragazzi non sono sempre maleducati e irrispettosi. Sanno riconoscere gli insegnanti validi e li rispettano. Poi è giusto dire che debbano rispettare anche quelli che non stimano.

ADG

Non è una questione di soldi. Il disastro ha un nome e cognome: autonomia scolastica e dirigenza scolastica. Che, a sua volta, è il portato della ipergerarchizzazione di fatto della società: cancellare i diritti e dare tutto il potere a chi comanda.

La cancellazione del diritto delle minoranze di essere rappresentate in parlamento è paradigmatica di questo fenomeno sociale: prima si delegittima e poi si cancella o si riducono i presìdi di libertà ai minimi termini. La scuola è uno di questi presìdi. O forse era. E poi il rispetto: è un’altra cosa. Io sto parlando di capacità di adattamento dei nostri ragazzi alla necessità di osservare le regole della convivenza civile.

FC

Caro ADG quella c’è. È meno immediata di quando c’erano i padri padroni e gli insegnanti che bacchettavano sulle mani… ma allora prenditela col ’68…

ADG

FC, ho preso un’unica bacchettata nella mia vita di scolaro: io e il mio compagno di banco. Prendevamo in giro un altro compagno che somigliava ad un topo: uguale! Dopo la bacchettata, il maestro ci chiamò fuori dall’aula e ci spiegò che il nostro comportamento denotava una cattiveria gratuita e causava una profonda sofferenza al nostro compagno. Aveva ragione. Da allora ci guardammo bene dal rifarlo. È stato un grande insegnamento. Ma senza la bacchettata non avrebbe avuto lo stesso effetto.