Reggio, “Nicolò uomo dei clan”: i verbali del pentito Enrico De Rosa

Se il centrosinistra piange non possiamo certo dire che il centrodestra ride. Almeno se parliamo di… mafia. Eh sì, perché in Calabria non ci facciamo mancare niente e se non bastasse il parlamentare di Diamante don Ernesto Magorno, intrallazzato col clan Muto per come spiegano ampiamente le intercettazioni che Gratteri e i suoi scagnozzi si ostinano a non voler “vedere”, anche a Reggio la situazione non è idilliaca nonostante l’impegno di un grande magistrato come Cafiero De Raho. L’attuale procuratore nazionale antimafia comunque è stato degnamente sostituito da Giovanni Bombardieri, che poco meno di due anni fa ha chiuso il cerchio ed ha arrestato, rispettando il criterio bipartisan, sia Alessandro Nicolò e Totò Caridi sia Seby Romeo. Togliendoli per sempre dalle liste elettorali anche se non dalle convention e dai banchetti della massomafia associata alla malapolitica. 

Ma procediamo con ordine.

Ciccio Cannizzaro, per quanto attenzionato e indagato per le sue frequentazioni mafiose e notoriamente braccio destro del senatore Caridi, è stato addirittura eletto deputato nel collegio 7 di Reggio Calabria alle ultime Politiche.
Il senatore di stretta osservanza cinghialesca (per i reggini nuovi di Iacchite’ il Cinghiale di Cosenza al secolo è stato registrato come Antonio Gentile) Bilardi, campione in ruberie per Rimborsopoli, ci aveva sperato fino alla fine ma non ce l’aveva fatta e, dulcis in fundo, il capogruppo alla Regione di Forza Italia (poi sbaraccato in Fratelli d’Italia e prontamente cacciato dopo l’arresto) Alessandro Nicolò è stato depennato proprio in extremis, grazie a gente col sale in zucca come Romani e Ghedini perché ormai tutti sapevano che è stato nel cerchio magico di Paolo Romeo, Peppe Scopelliti e tutto il cucuzzaro. E tutti sapevano che prima o poi sarebbe finito in galera. Come in effetti è stato.

La sua esclusione aveva fatto rumore e addirittura settantasei (!!!) dirigenti e amministratori di Forza Italia della Provincia di Reggio Calabria avevano considerato non competitive le scelte delle candidature nei collegi della provincia partendo proprio dall’esclusione di Nicolò. Che, come, da scontato copione, aveva trovato rifugio temporaneo nel gran carrozzone dei fascisti di Fratelli d’Italia, facendo la stessa fine di… Pittelli (chi vuole può toccarsi le parti basse, ci mancherebbe).

Noi, dal canto nostro, per dimostrarvi e per suffragare tesi che sosteniamo ormai da anni, sottoponiamo ancora alla vostra attenzione questo documento inoppugnabile che lo inchioda. Checché ne dicano i suoi lecchini…

Il consigliere regionale Alessandro Nicolò era un uomo nella disponibilità di Mico Tattoo Sonsogno e per questo Enrico De Rosa (mafioso oggi pentito) per anni è riuscito a lavorare con la Regione Calabria. Lo mette a verbale in maniera chiara proprio il pentito, che interrogato dal pm Stefano Musolino afferma: «Ricordo che Sonsogno aveva progettato di ricattare Sandro Nicolò (consigliere della Regione Calabria) perché faceva uso di cocaina e allo stesso modo altri. Allo scopo si era procurato delle microcamere che si faceva dare da mio cugino, Enrico La Rosa, di Taurianova, che a sua volta le recuperava dal compagno di sua sorella, che è un poliziotto di nome Salvatore che lavora al porto di Gioia Tauro».

Se il progetto sia mai stato realizzato o no, allo stato non è dato sapere. Ma su un punto De Rosa è sicuro: «In merito ai miei rapporti con la Regione, ricordo che Sandro Nicolò, unitamente ai Berna, mi concedeva la possibilità di effettuare con Frascati tutte le pubblicità all’interno del palazzo della Regione». Rapporti formalmente inesistenti grazie a un trucchetto. «Io fatturavo a una società che a sua volta fatturava alla Regione. In una circostanza, mi hanno fatturato pagandomi meno».

Ma ad aprire a De Rosa le porte della Regione, non sono stati semplicemente i traffici di Sonsogno. «Spesso Francesco Berna (titolare dell’omonima ditta di costruzione e presidente di Ance Calabria, arrestato anche lui stamattina, ndr) sponsorizzava unitamente a Demetrio Berna (ex assessore comunale al Bilancio di Reggio Calabria, ndr) la mia figura con Sandro Nicolò». Certo, ricorda il collaboratore, nonostante appoggi e sponsorizzazioni lavorare in Regione non era per nulla facile.

«Progetto cinque – come mi disse Sonsogno – aveva rapporti direttamente con Scopelliti, l’ex governatore, con il quale prendevano direttamente accordi». E, a detta di De Rosa, c’era un patto di ferro fra l’ex governatore e la Progetto cinque, che nessuno poteva mettere in discussione. «Allorquando io mi interessai a effettuare ulteriore pubblicità, mi consigliarono di lasciar perdere perché i Frascati erano appoggiati da Scopelliti. Tale legame, garantito dai Libri, non si poteva bypassare». Un rapporto che già aveva fatto discutere quando l’ex governatore amministrava Reggio da sindaco.

Nicolò inoltre a Reggio è chiacchieratissimo per il suo rapporto di ferro con Romeo, De Stefano e Sarra avendo fatto lavorare loro congiunti nella sua struttura. Ci chiedevamo qualche tempo fa: “… Basterà per non vedere la sua faccia tra i candidati anche alla prossime Regionali o – ancora meglio – da qualche altra parte?”. Beh, abbiamo finalmente capito che basterà… Anche se il suo brutto ghigno lo vedremo spesso vicino a quello di Robertino, il picciottino in cerca di padrino.