Porto di Schiavonea agli americani. La bufala di Agostinelli e gli “argomenti” della Baker Hughes

di Fabio Menin

Le sorprese con l’anno nuovo non finiscono mai: alcuni anni fa con la firma di un nostro politico ”distratto” fu votata dal Parlamento la chiusura del nostro Tribunale di Rossano e col tempo ci rendiamo conto di quale danno e penalizzazione stia subendo il nostro territorio.

Purtroppo la gente continua a fidarsi degli stessi personaggi politici ed ora questo nuovo 2024 si apre con un bel regalo per il nostro territorio: con il benestare degli esponenti  locali del principale partito di governo e col silenzio di tutte le altre forze politiche si sta discutendo di consegnare le 3 banchine principali del porto di Schiavonea, l’unico porto commerciale della Calabria del Nord-jonico, ad una impresa multinazionale dell’energia che è a capitale americano, possiede stabilimenti in tutto il mondo e anche in Italia. Ma per fare che cosa? Per costruire delle enormi gabbie metalliche che sono necessarie a trasportare turbine compressori per il GNL, il gas naturale liquido, contenitori che verrebbero realizzati in una serie di capannoni impiantati dentro le banchine del porto stesso.

Il porto quindi verrebbe utilizzato non per caricare o scaricare merci utili al nostro territorio, che fanno girare economia, e neppure per far scendere persone da navi crociera o navi passeggeri. No. Il porto verrebbe di fatto monopolizzato da un’azienda che deve esportare in tutto il mondo i suoi manufatti. In altre parole anziché navi per trasportare prodotti per i nostro territorio o per esportare prodotti nostri, anziché navi che portano persone a visitare il nostro territorio, il porto verrebbe di fatto regalato a un’azienda straniera che occuperebbe una cinquantina di operai. Anche lo spazio per i pescatori sarebbe drasticamente ridotto a una banchina secondaria.

Siccome non pensiamo che i nostri politici siano diventati di colpo imbecilli ci domandiamo: quali argomenti ha usato questa ditta la Baker Hughes per convincere la politica locale e lo stesso presidente della regione per convincerli? E’ una domanda che sorge spontanea al cittadino che ha dato il suo voto ai rappresentanti del potere perché facciano gli interessi del nostro territorio.

L’unica infrastruttura di trasporto costruita appositamente per il nostro territorio verrebbe così regalata per una trentina d’anni a un’azienda straniera per i suoi affari.

Molto poco convincenti si sono rivelati gli argomenti usati dal dirigente dell’autorità portuale di Gioia Tauro che ha poteri di indirizzo e controllo sul porto: il suo dirigente dott. Agostinelli, infatti, sostiene che nel 1971 il piano regolatore del porto prevedeva una destinazione d’uso industriale. Si tratta di una specie di bufala, perché quella destinazione d’uso è rimasta totalmente fasulla, perché invece il porto, anche se privo di molti strumenti è diventato un porto per i pescatori, per il diporto, per  lo smercio di prodotti. E in qualche occasione anche per navi da crociera. Ma l’autorità di Gioia Tauro che aveva invece il dovere di attrezzare il porto e le sue banchine per l’uso turistico e commerciale, non ha mai aggiornato il piano regolatore del porto stesso e tantomeno si è data da fare per dotare le banchine delle attrezzature necessarie per far decollare il porto stesso. Anche le amministrazioni comunali negli anni che hanno governato la città di Corigliano prima o di Rossano si sono di fatto dimenticate di chiedere a chi di dovere gli investimenti necessari per completare le funzioni del porto.