Praia a Mare, operazione Matassa: chi è Maurizio Ruggerini

Il 16 dicembre di due anni fa le sirene delle forze dell’ordine hanno svegliato gli abitanti dell’alto Tirreno cosentino di buon mattino. Il motivo era da attribuirsi alla vasta operazione ‘Matassa’, che ha visto scattare le manette per 14 persone ora indagate per associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato e commissione di reati fiscali. E che ieri ha portato anche all’interdizione dalla professione per cinque commercialisti, evidentemente complici.

Tra gli arrestati di due anni fa e quindi tra coloro che hanno presumibilmente vuotato il sacco, anche mister Maurizio Ruggerini, imprenditore del Modenese e ormai ex titolare della struttura Aquafans, il più grande parco acquatico della Calabria, nonché simbolo storico del divertimento della città di Praia a Mare. La struttura, messa in funzione più di un ventennio fa, sorge su un’area da diverse migliaia di metri quadri a pochi metri dall’imponente e suggestiva Isola di Dino. Gli inquirenti, coordinati nell’operazione dalla procura di Paola, l’avevano messa sotto sequestro perché nell’inchiesta è coinvolta anche Gestioparchi srl, la società che gestiva la struttura.

Ma non era certo la prima volta che il parco dei divertimenti Aquafans e il suo ex proprietario finivano nella bufera mediatica. A settembre del 2014, un elettricista rimase coinvolto in un incidente che solo per miracolo non era sfociato in tragedia. L’uomo era stato infatti folgorato da una scossa elettrica pari a 380 Volt mentre lavorava alla manutenzione del parco acquatico, nonostante il dispositivo al quale stava lavorando fosse apparentemente sprovvisto di elettricità. In quella occasione fu solo il quadro elettrico a finire sotto sequestro su disposizione della Procura della Repubblica di Paola.

Qualche tempo prima invece, l’Aquafans balzò alle cronache per una singolare protesta di un dipendente, salito pericolosamente fino a un gabbiotto posizionato a un’altezza elevata poco prima della fine della stagione estiva. Per qualche ora il lavoratore, di origini rumene, volle protestare minacciando lo sciopero della fame o di buttarsi giù nel caso non fosse stato ascoltato.

Stando alle notizie della stampa che allora si occupò della vicenda, il giovane contestava le pessime condizioni di lavoro alle quali erano costretti lui e i suoi colleghi di lavori, tanto per i turni massacranti, tanto per un insolito metodo con la quale si veniva “puniti” per i ritardi o per gli errori commessi durante lo svolgimento della proprie mansioni. La punizione sarebbe consistita nella decurtazione dallo stipendio di cifre che a lungo andare avrebbero fortemente compromesso il salario. Ma poi Ruggerini pare che accettò di parlare con il dipendente, anche per mettere fine al via vai di gente venuta ad assistere alla protesta, e la vicenda fu sepolta dall’inesorabile scorrere del tempo.

Ma oggi per lui le accuse sono ben più gravi e la vicenda appare decisamente più ingarbugliata. Infatti, oltre a tutta la “matassa” della truffa, che si aggira complessivanebte sui 33 milioni di euro, è stato emesso un avviso di conclusione indagini preliminari ex art. 415 bis c.p.p., per il reato di calunnia, nei confronti di 3 indagati che attraverso la presentazione di infondate querele e di atti di citazione puntavano a intimidire i militari operanti e ad ostacolare le indagini. E uno di questi indagati è proprio mister Ruggerini, che dopo aver presentato denunce su denunce è stato “incastrato”. Per una volta, chi disse che la miglior difesa è l’attacco ha avuto torto…