Processo Job Center, il pm Assumma chiede condanne pesanti

Ester Mollo

Si avvia alla conclusione il processo, per gli imputati che hanno chiesto il rito ordinario,  scaturito dall’operazione “Job center”, avvenuta nel  settembre del 2015 che portò all’arresto di 14 persone accusate di far parte di una organizzazione dedita allo spaccio nella città vecchia.

Un sodalizio criminale capeggiato, a detta della DDA, da Celestino Abbruzzese. Subito dopo gli arresti, Marco Paura, nella cui abitazione era situata la centrale di spaccio decise di collaborare con la giustizia, fornendo ai magistrati tutti i riscontri necessari per certificare l’esistenza dell’organizzazione e di come funzionava la catena di comando e di spaccio. Che già da tempo gli investigatori filmavano e seguivano.

Celestino Abbruzzese
Celestino Abbruzzese

A sedere oggi sul banco degli imputati erano in tre:  Ester Mollo (sposata con il pentito Marco Paura imputato nello stesso procedimento ma che ha scelto il rito abbreviato) Michele Branca e Francesco Gamba.

A chiedere rispettivamente, 13 anni e 4 mesi di reclusione per Ester Mollo, 12 anni per Gamba e  10 anni e sei mesi per Branca, è stato il Pm Domenico Assumma al termine della sua  requisitoria.

Il Pm oltre a mostrare prove inconfutabili contro gli imputati, quali video, intercettazioni, telefoniche e ambientali, nonché le dichiarazioni del pentito Paura, ha spiegato come questo gruppo, guidato da uno degli Abbruzzese facesse parte del più “ampio” gruppo degli zingari denominato dei “Banana” padroni incontrastati, secondo il PM, del mercato della droga a Cosenza.

Marco Paura
Marco Paura

In aula è stato ascoltato anche il pentito Paura in video conferenza, che sulla moglie così ha detto:  “I rapporti con mia moglie erano normali . A volte c’erano dei litigi perché lei non voleva che io spacciassi. Le nostre condizioni economiche non erano buone. Arrotondavo con il traffico di droga. Mia moglie si è limitata solo a fare da corriere tre volte”.

Anche Ester Mollo è stata ascoltata, anch’essa in video conferenza e sul marito ha detto: “Tra me e mio marito da tempo le cose non andavano bene. Casa nostra era sempre un via vai di gente. Non mi piaceva per niente la nostra vita. Anche perché a quei tempi nostra figlia era ancora piccola. Conosco Anna Palmieri da quando andavo in discoteca e poi devo dire che è anche la madrina del mio primo figlio. Mio marito pendeva dalle loro labbra. Con Palmieri e Celestino Abbruzzese avevamo un rapporto stretto. Ne abbiamo passate tante insieme. Abbiamo subito tantissime perquisizioni. Le nostre condizioni economiche non erano buone, e la nostra vita era piena di problemi. Alcune volte mi è capitato di ascoltare discussioni tra di loro, perché casa nostra era piccola, ma non ho mai partecipato all’organizzazione di traffici di droga. Mio marito non mi ha mai coinvolto nei loro affari anche perché sapeva che io non ero d’accordo”.

Gamba si è così difeso dalle accuse di Paura e del PM: “Non ho mai fatto parte di organizzazioni che spacciavano droga. Compravo la droga dove mi capitava. Sono da tempo tossicodipendente, tant’è che sono stato più volte in alcune comunità per disintossicarmi. Conosco Anna Palmieri e Celestino, perché abitano vicino a casa di mia madre. Non ho mai comprato droga da loro. Anzi la droga la compravo proprio da Marco Paura”.

Branca assente in aula ha comunicato alla corte tramite il suo legale Aurelio Sicilia di non voler sostenere l’esame.

Il presidente della corte Enrico Di Dedda ha rinviato la prossima udienza al prossimo 8 settembre, giorno in cui saranno ascoltate le arringhe difensive, poi non resterà altro che dare la sentenza.