ASP, lo scandalo della gara di vigilanza: Angelino Alfano e la famiglia Basile

Proprio un anno fa, precisamente il 17 maggio, ci siamo occupati della gara per la vigilanza e il portierato dell’ASP di Cosenza. Si tratta di una gara con una storia molto particolare.

Con delibera generale n°3565 del 6 dicembre 2012 l’Asp di Cosenza autorizzava una procedura di gara ristretta (D. lgs. 12-4-2006) per l’affidamento del servizio di vigilanza e portierato delle strutture sanitarie, ospedaliere ed amministrative dell’Asp di Cosenza per un periodo di 5 anni + opzione di rinnovo per altri 2 anni.

Importo annuo presunto a base d’asta 2milioni 800mila euro con un importo complessivo stimato in 19milioni 600mila euro.

Questa gara, alla fine, non l’ha vinta nessuno perché è stata annullata e il servizio, di fatto, è rimasto agli Istituti Riuniti di Vigilanza La Torpedine con sede in contrada Gidora di Luzzi, che da 4 anni dunque gestisce l’importante servizio in regime di proroga.

Qualcuno ci ha mandato in redazione una mail con l’esposto di una ditta siciliana che lamentava di aver vinto la gara ma di non essersi mai potuta insediare nel servizio e addossava le colpe al Cinghiale, al secolo Tonino Gentile, che, come si sa, è il dominus della sanità cosentina dalla notte dei tempi.

In realtà, abbiamo preso atto che non solo il Cinghiale in questa storia non c’entra ma che questa ditta siciliana ha un altro padrone, che in realtà ha a che fare con l’animale di cui sopra, ma che in questa vicenda non è certo vittima ma semmai carnefice.

Parliamo del Raggruppamento temporaneo di imprese composto dalla società Sicurcenter Spa amministrata dal dottor Luciano Basile, dalla società Securpol Group Spa e dalla società Sicurcash srl. Per farla breve, tre delle tante società “scatole cinesi” della famosa famiglia Basile.

Abbiamo scoperto solo da qualche ora che si tratta di uno dei gruppi più lerci e chiacchierati del mondo della vigilanza privata nazionale. La famiglia Basile ha combinato negli anni vere e proprie porcherie, ha distrutto molte aziende, ha buttato in mezzo alla strada tanti padri di famiglia e ha svilito e insultato una intera categoria di lavoratori imponendo, dall’alto del suo status privilegiato, prezzi e contratti di lavoro da fame.  Il suo principale sponsor è nientepopodimenoche il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Che avrebbe voluto far vincere ai suoi amici l’appalto di Cosenza. Il Cinghiale in un primo tempo ha dato la sua disponibilità e l’affare sembrava fatto ma poi, quando ha capito cosa si stava muovendo, se l’è data a gambe levate. Per come dimostreremo.

LA VERITA’ IN UN PROGRAMMA DELLA RAI

Nella notte dei ballottaggi, il 19 giugno 2016, è andata in onda una puntata del programma Rec su RaiTre che sta facendo discutere i palazzi della politica romana. E che è arrivata immediatamente prima della bufera scatenata su Alfano dall’inchiesta sul sottosegretario Pizza per riciclaggio e corruzione e nella quale il ministro è coinvolto fino al collo.

Sì, perché anche questa vicenda della vigilanza privata mette in seria difficoltà il ministro dell’Interno Angelino Alfano, ma non ha certo avuto la stessa risonanza mediatica dell’altra inchiesta.

Protagonista del reportage è il giornalista Federico Ruffo, che parla a lungo e con grande cognizione di causa del business della vigilanza privata in mano al presidente dell’Ivri (gli Istituti di vigilanza riuniti d’Italia) Rosario Basile. Un parente di quel Luciano Basile che avrebbe voluto vincere la gara dell’ASP di Cosenza per la vigilanza e il portierato.

Non solo. Nella puntata di Rec si arriva fino alla strage mafiosa di via D’Amelio dove il 19 luglio 1992 morì il magistrato Paolo Borsellino e al presunto, ma mai confermato nelle aule di tribunale, coinvolgimento di alcuni dirigenti proprio dell’Ivri.

Ne è nata pure un’interrogazione parlamentare del Movimento 5 stelle, depositata il 21 giugno scorso, dove si chiedono delucidazioni sul motivo per cui nel 2008, come ministro di Grazia e Giustizia, Alfano avesse oltre alla scorta d’ordinanza (quella dell’Uspev, l’Ufficio per la sicurezza personale e vigilanza gestito dall’Ucis del Dipartimento della pubblica sicurezza) anche la vigilanza privata di Basile al seguito: domanda che gli è stata posta durante la trasmissione, ma alla quale non ha voluto rispondere.

Passata in secondo piano, coperta dalle maratone televisive e dall’attesa per i risultati di Roma, Milano e Torino, l’inchiesta di Rec ha riportato a galla però i rapporti proprio tra Alfano e Basile, gettando un’ombra sul leader del Nuovo centrodestra.
Tanto che nei ”dietro le quinte” di Palazzo Chigi ci si domanda come mai su una Rai così filo-renziana e guidata da Antonio Campo Dall’Orto e Daria Bignardi sia andato in onda un attacco del genere al ministro dell’Interno.

Potete immaginare qual è stata la nostra sorpresa nel vedere le cose clamorosamente ribaltate dall’inchiesta di Ruffo. E così ci siamo messi a lavorare sulla scorta delle nuove informazioni e da qui a qualche ora amplieremo questa prima parte della nostra inchiesta per capire cosa c’è sotto a questo grande, immenso business della vigilanza privata.

1 – continua