Quando Richard Gere saliva sulla Open Arms e la Meloni lo attaccava. Chi ha cambiato idea sull’accoglienza?

“Per me fu una cosa sconvolgente, per questo feci di tutto per andare a bordo della Open Arms. Ma come… pensai. L’Italia, un Paese cristiano, che criminalizza coloro che cercano di aiutare persone in difficoltà?”. Così inizia l’intervista di Richard Gere rilasciata nel novembre del 2021 al “Guardian” dopo la sua “disavventura a bordo dell’Open Arms”, ONG spagnola, in particolare catalana, il cui obiettivo è condurre operazioni di ricerca e soccorso in mare. Una vicenda che tutti ricordano – anche per le polemiche scaturite tra il famoso attore e Giorgia Meloni che lo accusava di volersi mettere in mostra facendo il “tipo umano” solo per avere visibilità – che ha dato il via al processo che vede alla sbarra Salvini accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. I giudici accusano Salvini (allora ministro dell’Interno 2019) di aver di aver costretto 147 migranti a restare a brodo della nave per 6 giorni (14 agosto – 20 agosto 2019), privandoli della libertà personale in maniera illegittima.

Processo dove il famoso attore è testimone, e nell’intervista dice: “Ero in vacanza in Toscana e un amico mi spiegò quella nuova legge in Italia (il decreto sicurezza, ndr) che vietava di aiutare persone in mare. Mi sono detto: Cosa? Ma è folle. Non è possibile! Allora, insieme a mio figlio, ho deciso di interrompere la vacanza e il 9 agosto ho preso un volo verso la Sicilia. Ma le leggi non permettevano di avvicinarsi alla barca, fino a quando un pescatore locale ha deciso di portarmi a destinazione, nonostante i rischi. Moltissimi a bordo non sapevano neanche chi fossi… c’erano più di cento persone. Provai una tremenda vergogna: noi abbiamo così tanto, ma non abbiamo il coraggio di aiutare queste persone. Molti minacciavano di buttarsi in mare se fossero stati riportati in Libia. C’era una madre che aveva scelto di farsi violentare a ogni posto di blocco delle milizie libiche per proteggere le figlie. Erano a soli 30 chilometri dalla salvezza, eppure c’era chi non voleva che si salvassero”.

L’attore, secondo la Meloni, in cerca di visibilità continua il suo racconto: “non sono affatto in cerca di visibilità, come qualcuno mi accusa, anzi cerco l’anonimato… forse chi sostiene questo non è mai salito su una nave simile. Non mi sento una star. Sono semplicemente uno dei 7 miliardi di abitanti del pianeta. Non conosco personalmente Salvini, non so di politica e non voglio dire agli italiani quello che devono fare: è una loro scelta. La mia unica preoccupazione sono queste persone che soffrono terribilmente”.

Oggi Richard è sbarcato in Calabria, a stringergli la mano gli stessi che lo accusano di essere amico “dei negri”. Personaggi come Fausto Orsomarso e leghisti vari, che fino a ieri hanno descritto l’attore come un “comunista con la Ferrari, il villone, e il Rolex” che parla di poveri solo per pubblicità,  non hanno esitato neanche un istante a farsi fotografare con chi accusa i loro capi (Salvini e Meloni) di disumanità. Quando la “visibilità” viene prima delle proprie convinzioni. E una domanda sorge spontanea: ma a cambiare idea sull’accoglienza e il soccorso in mare dei migranti in difficoltà, viste la calorose strette di mano tra l’attore e i sodali di Fratelli di ‘ndrangheta della Meloni e della Lega razzista, è stato Richard Gere o Faustino Orsomarcio? (chiediamo per un nostro amico).

P.S.: … nel mentre Orsomarcio stringe la mano a Gere, solo per avere un po’ di visibilità, la sua padrona, Giorgia Meloni annuncia: ripristinare subito il “blocco navale” per impedire alle ONG e ai tipi alla Richard Gere di “traghettare” migranti sul nostro territorio. Chissà se Richard questo lo sa.