Reddito di cittadinanza. Meloni, Renzi e Salvini vogliono eliminarlo per recuperare “pacchetti di voti”

A dirla come la direbbe Cetto Laqualunque l’espressione giusta, per definire la pesantezza di chi si ostina a ripetere sempre la stessa cosa, o meglio sempre la stessa bugia, sperando che diventi “vera”, sarebbe così: “con questa storia che non si trovano lavoratori per colpa del reddito di cittadinanza c’aviti sfracanato i cugghiuna”. Sembra che per alcuni squallidi personaggi della politica italiana, come la Meloni, Renzi, Salvini e simili, tutti i guai della Italia sono riconducibili al Reddito di Cittadinanza.

Prima dell’introduzione del RdC per questi personaggi che in vita loro non hanno mai fatto un giorno di lavoro, da sempre attaccati, come sanguisughe, alle mammelle del denaro pubblico, in Italia tutto andava bene: gli imprenditori erano felici, e il lavoro, mal pagato e a nero, non mancava a nessuno. Un paradiso per gli amici evasori e sfruttatori della Meloni, di Salvini e Renzi, gli stessi che oggi gli rimproverano, in particolare a Salvini (che l’ha approvato), di aver ridotto le loro lucrose entrate a nero ricavate dal sudore dei lavoratori, con l’istituzione del RdC. Non possono più approfittarsi della povertà e del bisogno di lavorare di tanta gente, e lo sfruttamento a cui sono abituati a sottoporre i lavoratori non è più praticabile. Il che equivale ad una consistente perdita di denaro che per tanti significa rinunciare alle vacanze lussuose, alla scuola privata in Inghilterra per i figli, all’intervento di chirurgia estetica, all’ultima borsetta alla moda per l’amante, e alla barca per la pesca di altura. Un vero guaio che la politica ha l’obbligo di riparare. Non si possono lasciare da soli questi poveri (nel vero senso della parola) imprenditori costretti, da qualche anno, a passare le vacanze in Costa Azzurra, piuttosto che a Dubai.

A dare una mano alla Meloni a Salvini e a Renzi a riparare al danno economico creato alla borghesia imprenditoriale di questo paese, tanti percettori del Reddito di Cittadinanza che hanno deciso di votarli. Segno evidente di una maturità sociale e politica del loro elettorato che ha capito che non possono privare gli sfruttatori di manodopera dei loro lauti guadagni a nero. Ed è per questo che hanno deciso di appoggiare la sacrosanta battaglia di eliminare il RdC, portata avanti dalla Meloni e compari, che loro stessi percepiscono: c’è più dignità ad essere sfruttati, sottopagati, e a passare 12 ore al giorno sul posto di lavoro, che stare sul divano tutto il giorno e percepire 500 euro al mese spendibili solo in servizi e alimenti. Vuoi mettere la differenza?

La verità in tutta questa storia è che attaccano il RdC perché sanno che eliminarlo significa rendere di nuovo ricattabili, elettoralmente, tanti cittadini che vivono “in povertà”. Operazione oggi non tanto “praticabile” per via della “libertà”, grazie al RdC, del cittadino di poter dire di no all’illecito e illegale voto di scambio. Che è la “pratica” che più manca alla Meloni, e a tutta la politica italiana (esclusi i 5Stelle e qualche partitino di sinistra): recuperare i “pacchetti di voti” perduti, l’unico vero obiettivo di questa infame campagna contro la povertà.

Del resto, per capirlo, non serve essere degli scienziati, basta porsi una semplice domanda: come mai a lamentarsi che non trovano personale sono solo gli imprenditori del settore stagionale e turistico (alberghi, ristoranti, campeggi, resort, villaggi turistici, raccoglitori di pomodori e ortaggi vari)? Non si trovano cuochi, pizzaioli, camerieri, baristi, addetti alle pulizie, lavapiatti, pasticcieri.

Non abbiamo mai sentito dichiarare ad un imprenditore, che so del settore “chimico, metalmeccanico o informatico” che non trova operai, impiegati, o programmatori. Qualcosa questo vorrà pur dire, la deduzione è facile. Cosi come non è vero che chi percepisce il RdC non ha voglia di lavorare. E lo dimostra il fatto che ai vari concorsi pubblici, o colloqui privati, per qualche posto in “palio” si presentano in migliaia. Il problema che la Meloni fa finta di non capire è che il lavoratore e la lavoratrice del “settore stagionale” ha lo stesso diritto di vedersi riconosciuto il giusto compenso per il lavoro svolto di tutti gli altri lavoratori e lavoratrici. Che per la Meloni e compari è un diritto che, evidentemente, non spetta a chi ha avuto la sfortuna di nascere povero.