Regione, qui Corap: il pozzo senza fondo dell’amica di Palla Palla

Finalmente è esplosa la “bomba” Corap ovvero uno dei mille carrozzoni della Regione Calabria buoni soltanto a sperperare in maniera indegna denaro pubblico. L’ex commissaria Maria Rosaria Guzzo e tre dirigenti sono stati beccati con le mani nella marmellata per essersi gonfiati gli stipendi ma non è certo questo l’unico profilo di illegalità di una gestione assurda. Ne scriviamo ormai da anni.

Meno di tre anni fa, per esempio, si registrava l’iniziativa di alcuni dipendenti del CORAP che avevano inoltrato a molteplici indirizzi (fra i quali quelli delle Procure di Reggio Calabria, Lamezia e Catanzaro nonché quelli di tutti i consiglieri regionali e dei membri della Giunta al completo) un plico contenente un gran numero di documenti a supporto e prova di un dettagliato rapporto sull’attività portata avanti dalla “silana” Rosaria Guzzo. I contenuti del plico avrebbero certamente meritato l’attenzione dei destinatari, primo fra tutti quella del responsabile della politica regionale, ovvero dell’ormai ex Governatore Palla Palla, ma, nondimeno, quella delle Procure della Repubblica in indirizzo. Nei documenti di cui si tratta, infatti, anche un orbo coglierebbe le tracce di numerosi reati per la cui esatta definizione rinviamo volentieri ad altra sede, preferendo oggi riassumere l’aberrante gestione del cosiddetto CORAP che la Regione -per mano della plurinominata commissaria- ha portato avanti per oltre cinque anni con il beneplacito dell’intero Consiglio regionale e della Giunta.

Ma veniamo ai contenuti della corposa missiva e alle “belle azioni” portate avanti dalla “diversamente competente” signora.

Balza agli occhi, pur potendo contare il CORAP su oltre cento dipendenti e numerosissimi laureati, il copioso elenco degli incarichi e delle consulenze assegnati dalla Guzzo che spaziano dagli affidamenti ad avvocati del foro di Roma (come se alla Calabria mancassero giuristi); ai dottori commercialisti (il CORAP ne annovera decine); ad ingegneri (presenti più che numerosi nel nuovo Ente) e persino a geologi (noncurante della presenza di laureati in geologia in pianta organica).

Il totale generale di tale attività riferita al periodo giugno 2016/dicembre 2017, escludendo le somme riferibili agli incarichi legali, è pari a ben € 454.682,68. Ovvero circa mezzo milione di euro che gridano vendetta. Sulla cifra, ben esposta in una puntuale tabella che distingue le consulenze dagli altri affidamenti,  non pare ragionevole nutrire dubbi se non fosse che alla somma andrebbero aggiunti gli ulteriori affidamenti operati dalla commissaria in regime di campagna elettorale.

Non meno scandaloso l’elenco (al quale sono allegati i corrispondenti atti) di tutta una serie di spese, fra le quali la più “vistosa” è quella relativa ad un auto-celebrativo convegno per permettere all’odalisca Barbalace di illustrare (a chi, non è dato sapere!) i “Percorsi e le prospettive future del CORAP”, costato la modica cifra di 22.000 euro. Cifra, quest’ultima, immediatamente liquidata alla società incaricata dell’organizzazione dell’evento, in spregio al rispetto cronologico dei pagamenti per come previsto dalle leggi.

Dello stesso tenore, e solo per fare qualche esempio, gli acquisti relativi a:

  • Progettazione ed implementazione del nuovo sito del CORAP (€ 32.500);
  • Fornitura di servizi e materiali informatici (€ 14.300 + € 6.344 + 10.880 + );
  • Fornitura e posa in opera di una nuova cartellonistica e segnaletica stradale del CORAP (€ 12.500);
  • Ristrutturazione delle sedi territoriali (senza, ovviamente, esperire alcuna gara e utilizzando gli ormai in voga appalti spezzatino) per un ammontare complessivo di oltre 100.000 euro. Per la sola sede di Cosenza (che fa gola a molti e che la commissaria intende affittare –sic!-) sono stati spesi circa 50.000 euro senza uno straccio di documento che ne spieghi il “perché” ed il “come”.

Ma, poiché non c’è limite alla vergogna, pare che la Guzzo abbia pensato anche di “toccare” mete lontane recandosi (in compagnia del dirigente Valotta, protetto a sua volta da importanti parentele vibonesi) a Marrakech (luglio) e quindi a Casablanca (novembre) per “partecipare ad una serie di riunioni tecniche da tenersi con le competenti autorità”. Ci sarebbe da chiedersi in quale lingua si sia espressa nei suoi viaggi la “diversamente competente” commissaria, visto e considerato che, fra le tante qualità, non annovera certamente quella della conoscenza di una lingua straniera.

Roba da ridere se non fosse che, mentre la signora spende e spande denaro non suo, gli oneri riferiti ai contributi previdenziali, assistenziali e quelli relative ad imposte e tasse non vengono versati da tempo, prefigurando così non solo un’appropriazione indebita a danno dei dipendenti, ma anche un notevole indebitamento del CORAP.

Ma c’è di più: nel suo inconcludente marasma, la Guzzo non poteva non mostrare benevolenza per la categoria alla quale appartiene di diritto (quella dei raccomandati), procedendo ad assumere atti che, nel loro complesso, rispondono alla logica della più turpe pratica clientelare.

In tale ottica, per citare anche qui solo qualche esempio, la commissaria ha proceduto:

  • ad assumere, nonostante il divieto imposto dall’art. 25 della L.175/2016, oltre che da un’altra serie di norme regionali, due nuovi dipendenti. Una dei due, risulta essere la figlia dell’ingegner Collorafi (già ingegnere capo del Comune di Cosenza) al quale la nostra deve la nomina di dirigente comunale grazie ad un “concorso interno” gestito dal succitato ingegnere capo;
  • a corrispondere super minimi stipendiali per un totale di 80.000 euro su 14 mensilità a un dipendente non dirigente, avvocato Scola, silano e pertanto compaesano della detta signora e di Palla Palla, nonostante la contemporanea lievitazione delle spese legali;
  • a porre a carico del CORAP gli oneri relativi all’iscrizione ai rispettivi ordini professionali degli avvocati e Scola e D’Ottavio (pure quest’ultima dipendente CORAP), permettendo ad entrambi di esercitare anche attività professionale esterna, nonostante l’espresso divieto previsto dalle leggi di riferimento;
  • a liquidare incentivi economici al personale tecnico a lei più vicino (e solo a questo) e, contemporaneamente, a ridurre le indennità a vario titolo maturate dai dipendenti appartenenti alle categorie operative;
    • a concludere transazioni a favore di talune ditte e a svantaggio del CORAP (questo è il caso della ECOLOGIA OGGI che riceve un trattamento davvero particolare per il quale il CORAP non solo rinuncia agli interessi sul credito maturato e a promuovere azione legale, ma le vengono abbonati oltre 22.000 euro e rateizzate le somme residue). Da precisare che il credito vantato dal CORAP nei confronti della succitata società è ben più corposo di quello considerato nella transazione di cui si tratta;
    • ad accollare al CORAP i crediti della IAM gravanti sulla SORICAL (circa 300.000 euro) al cui Presidente, ex assessore della Giunta Loiero, la commissaria deve il suo passaggio dal Comune di Cosenza alla Regione Calabria e, quindi, in sostanza, buona parte della sua “folgorante carriera”;
    • a svendere terreni degli ex Consorzi Industriali a prezzi di sicuro favore, a tutto vantaggio di privati acquirenti (è questo il caso dei terreni ex PROCAL di Corigliano Calabro che vengono ceduti a “prezzo di saldo” con espressa rinuncia alle maggiori somme dovute al CORAP in conseguenza dell’attività legale esercitata per la loro riacquisizione e per gli interessi maturati in oltre 15 anni). E’ appena il caso di ricordare che la Magistratura condusse una vasta operazione investigativa su scala internazionale sul cd Contratto di Programma PROCAL che fece luce su un’associazione per delinquere finalizzata all’indebita percezione di contributi pubblici.
  • Un capitolo a parte merita l’approvazione del nuovo Regolamento unico per la Localizzazione e la Cessione dei Suoli e degli Immobili da destinarsi all’Insediamento di Attività Produttive, (decreto n. 4/2016 – elaborato fumoso e contraddittorio la cui trattazione rientra fra i compiti assegnati dalla legge ai futuri organi del CORAP e non già alla signora Guzzo), laddove la commissaria, abrogando (guarda il caso!) la regolamentazione previgente, ha pensato bene di eliminare ogni norma tesa alla limitazione di incontrollate attività immobiliari private, indirizzati a procurare ingiusti profitti (e si tratta di milioni!) a detrimento del pubblico interesse. Operazione quest’ultima, alla quale non erano riusciti i predecessori di Palla Palla, che pure, Dio lo sa!, vi si erano pressantemente impegnati.E come se non bastasse, il nuovo Regolamento unico (illegittimo in quanto, come detto, approvato dal commissario e non già dagli organi del CORAP, così come espressamente previsto dalla L.r. 24/2013 e per di più privo del parere vincolante della competente commissione consiliare regionale) reca sulla copertina l’intestazione Assessorato allo Sviluppo Economico regionale, la qual cosa allunga non poche ombre circa gli interessi che si vogliono tutelare (oltre che rendere manifesta una nozione affatto “originale” del concetto di indipendenza degli enti coltivata dai dirigenti regionali).La stessa menzione speciale merita anche un incarico da ben 31.757, 62 euro per lo svolgimento di servizi tecnici, affidati a tale SIM INGEGNERIA S.R.L., con sede operativa in Belvedere Marittimo (sic!). La determina d’incarico, assunta dal già richiamato ingegner Filippo Valotta di Vibo che evidentemente ben si presta alle necessità della commissaria, è la n. 9 del 23 gennaio 2018 e la dice lunga sui protettori della signora. Ovvero, il CORAP, che conta almeno 40 tecnici fra ingegneri, architetti e geometra, ha la necessità di affidare un incarico ad una società di Belvedere che risulta di proprietà dei suoi unici due addetti, ovvero Miceli Dayana (casalinga) e Martorelli Salvatore (ingegnere)! Ed ecco spiegata la necessità della Guzzo di approvare con urgenza nel novembre precedente “L’avviso pubblico per la formazione di un elenco di professionisti finalizzata al conferimento di incarichi professionali per servizi di ingegneria e di supporto alle attività dell’Ente, di importo inferiore alla soglia comunitaria, ai sensi dell’art. 36, comma 2, lett. a) e b) del D.Lgs. n. 50/2016 e ss.mm.ii..”. Quel che la signora evidentemente ignora è che non basta un elenco per evitare al suo fido scudiero –se diventassimo finalmante in una regione normale!- una bella imputazione per abuso d’ufficio. Ma si sa, la Giustizia è un terno al lotto!Il Bilancio 2017 poi è stato un capolavoro con svariati milioni di debiti derivanti in massima parte da crediti inesigibili. Come dire che la signora approvava regolamenti che riducevano le entrate pubbliche e aumentavano i guadagni privati, firmava transazioni, svendeva terreni, abbonava crediti (vedi IAM e Sorical) e poi i debiti sono del CORAP!

    Il fine dell’operazione pareva ed è chiaro: nel buttare la croce sulla dirigenza delle ex ASI (che dopo cinque anni di gestioni commissariali ci vuole una faccia come il muro!), la Regione getterà via il neonato Ente e terrà per sé l’ingente patrimonio immobiliare del CORAP (alla faccia dei soci che stanno zitti e buoni in attesa di qualche prebenda regionale). Come dire, la regione si tiene la polpa e lascia l’osso in mano ai dipendenti.

    E in tutto questo il Revisore Unico dei Conti che fa? Dopo il tentativo andato a male di defenestrarlo è stato ridotto al silenzio? E i suoi perentori richiami indirizzati alla commissaria che fine hanno fatto? Vuol spiegare al suo amico/nemico Palla Palla che se vuole approvare il Bilancio deve riunire i soci e compiere una serie di necessari atti preliminari? Ma lo ha compreso il dottor Tempo che la signora Guzzo non ottempera neanche a quanto dettato dall’articolo art. 15, co. 3, della L.r. 24/2013 che la obbligherebbe ad informare formalmente la Giunta prima di procedere alla firma di atti che impegnano economicamente l’Ente? Ma lo ha capito che la commissaria firma svariati atti un po’ nella qualità e un po’ quale fosse il direttore generale del CORAP, transitando allegramente fra le funzioni di indirizzo e quelle di gestione?

    In verità, la Regione, ovvero quella dirigenza (politica e tecnica) che ha mal sopportato che i Consorzi si ponessero come soggetti autonomi, svincolati dalle pratiche clientelari che caratterizzano gran parte degli enti a partecipazione regionale, è riuscita nel suo intento: dopo aver nutrito ed alimentato una indecente campagna stampa (e non solo) che ha proposto i Consorzi quali “carrozzoni”, li ha fagocitati appropriandosi nei fatti dei loro beni, azzerando programmi e progetti maturati in anni di lavoro, riducendoli sul lastrico senza una benché minima prospettiva futura.

    Bisognerebbe chiedere ai cittadini calabresi quale sia -a loro parere- il vero, enorme, pernicioso carrozzone della Calabria. Così come bisognerebbe interrogare i consiglieri regionali se, considerato quanto è stato messo nero su bianco, non sia questo il caso di istituire una commissione d’inchiesta che faccia luce, non solo sull’attività e sui danni fin qui prodotti, ma anche sugli evidenti legami sussistenti fra i Dipartimenti regionali (Sviluppo Economico in primis) e la commissaria nonché sulle vere e reali protezioni di cui ha goduto finora “la nostra signora che non è bella, non è bionda, ma dice sempre di si!”.

    Rosario Perrotta