Rende allagata, basta con l’incuria: il Comune è indifendibile

dal profilo Facebook di Sergio Aquino

Non è che si chieda l’impossibile al Comune di Rende per consentirci di continuare a lavorare nell’area industriale.
Chiunque sia in possesso di un minimo di buon senso sa che non è facile per una amministrazione trovare i fondi per rendere le strade della zona industriale meno simili alla superficie lunare e che è altrettanto difficile trovare una soluzione al lezzo sempre più acre ed insopportabile che arriva negli uffici dall’area dell’ex Legnochimica.

Mi piacerebbe potermi vantare dell’efficienza di un Comune del sud quando soci ed operatori economici del nord Italia vengono a trovarmi, ma tant’è: se non è possibile dare alla zona industriale di Rende un aspetto anche piacevole, ce la teniamo com’è ed andiamo avanti.
Ma la manutenzione ordinaria dei servizi comunali, no, su quella non posso passare sopra, specialmente se poi subisco addirittura dei danni per l’incuria.

L’altro ieri è piovuto su Rende (e su contrada Lecco in particolare) in modo straordinario: ma i nostri collettori delle acque piovane hanno funzionato a dovere ed i mezzi parcheggiati sul nostro piazzale non hanno risentito del problema.
Però le fogne comunali, intasate e non manutenzionate da tempo immemore, hanno scaricato in dieci minuti il loro carico di acque provenienti dalle strade nei nostri locali, allagandoli come potete vedere nella foto. Magazzini pieni di apparecchiature tecniche delicate ed archivi con documenti catalogati ed in attesa di essere digitalizzati sono stati sommersi da 43 centimetri di acqua riversatasi all’interno.

Marina Pasqua, so che non è il tuo settore ma sei l’unica amministratrice di Rende che io conosca e quindi ti chiamo (incolpevole) in causa perché tu ti faccia portavoce di questa mia protesta presso il Sindaco ed i tuoi colleghi di Giunta: già non è agevole di suo lavorare in Calabria, ma non possiamo surrogare anche i compiti che sono specifici dell’Amministrazione comunale.
Sperando che oggi non piova di nuovo.