Rende, il blitz di Gratteri: resta in carcere Andrea Mazzei

Resta in carcere Andrea Mazzei, il consulente coinvolto nell’inchiesta “Reset” della Dda di Catanzaro. Il Riesame, infatti, ha respinto la richiesta di annullamento dell’ordinanza avanzata dal legale dell’indagato. Andrea Mazzei, secondo l’accusa, avrebbe aiutato uno dei gruppi malavitosi di Cosenza a lucrare sui fondi della misura “Resto al Sud” e avrebbe messo a disposizione un’arma segreta per far passare tutte (o quasi) le sue pratiche a Invitalia.

Uno dei reati più eclatanti al centro del blitz della Dda a Cosenza e a Rende riguarda la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche relative al progetto “Resto al Sud” e ai finanziamenti erogati da Invitalia s.p.a., con il relativo contorno di estorsioni, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, lesioni, furto, e tentata estorsione. Il soggetto principale, e dominus dell’intera azione delittuosa è Roberto Porcaro, pezzo da 90 della ‘ndrangheta cosentina, che agiva con la stretta collaborazione del “colletto bianco” Andrea Mazzei, amministratore della “Mazzei Consulting & Partners srls”.

Il collaboratore di giustizia Zaffante Giuseppe riferiva sul Mazzei in data 6.03.2019: “… Con Porcaro Roberto sono legati da vincoli associativi … Mazzei Andrea, commercialista, non affiliato, che per conto di Roberto sta facendo avere a diverse persone dei clan finanziamenti relativi al progetto ”Resto al Sud” [ ..] con Andrea Mazzei ha provato a fare una pratica ”Resto al Sud” anche Danilo Ciciarelli che faceva il rapinatore e ha un autolavaggio, ma non è andata a buon fine perché, nonostante Mazzei gli aveva dato un fascicolo con le cose da dire, Ciciarelli non aveva saputo rispondere alle interviste… Mazzei prende 500 euro senza fattura per iniziare la pratica e poi una percentuale sull’importo erogato”. La circostanza relativa al Ciciarelli (e cioè la presentazione della domanda e la dichiarazione di non ammissibilità della stessa) emerge documentalmente, offrendo così un preciso riscontro al racconto dello Zaffante. Anche la circostanza relativa al provento che il Mazzei ricavava da tali attività  risulta pienamente riscontrato dalle intercettazioni.

Secondo la prospettazione accusatoria Mazzei Andrea (nella veste di consulente finanziario), Porcaro Roberto (dominus), Broccolo Giuseppe e Perrone Giuseppe (amministratori di fatto di Settimo Caffè S.a.s. di Broccolo Manalo & C), in concorso tra loro dal 30.10.2018 al mese di aprile 2020, con artifici e raggiri variamente consistiti nell’articolare e presentare una strumentale domanda di partecipazione al progetto di incentivo all’imprenditoria “Resto  al  Sud”, quindi predisponendo un fittizio programma di ampliamento e sviluppo dell’attività di impresa  del Settimo Caffè  S.a.s. di  Broccolo Manalo  &  C., ed  avvalendosi  di  attività  di  fatturazione  per  operazioni inesistenti (ovviamente tutte registrate), inducevano in errore l’amministrazione di Invitalia S.p.A. (Agenzia  per lo Sviluppo, di proprietà del Ministero dell’Economia) che ammetteva al beneficio la predetta impresa per un credito di 199.809,89 euro (di cui 129.876,43 euro a  titolo di finanziamento bancario agevolato; 98.500,03 euro di contributi ESL [equivalente sovvenzione lorda]; 69.933,46 euro a titolo di contributo a fondo perduto; 18.341,80 euro a titolo di agevolazione sul finanziamento bancario concesso; 10.651,32 euro a titolo di garanzia per le PMI) e quindi erogava progressivamente il credito richiesto. In tal modo gli indagati si procuravano l’ingiusto profitto almeno pari a 186.481,15 (di cui 128.577,67 euro erogati per il finanziamento agevolato e 57.903,48 euro quale contributo a fondo perduto per il primo SAL degli investimenti realizzati), con corrispondente danno per l’ente pubblico erogante il credito.

I principali elementi indiziari sono costituti.ti da servizi di OCP e intercettazioni, nonché dall’analisi delle movimentazioni bancarie e finanziarie.

In primo luogo, il pedinamento effettuato dagli operanti, in concomitanza con le attività di captazione, registravano un incontro tenutosi in data 4.12.2018 presso lo studio del Mazzei tra questi, il Porcaro, il Broccolo e il Perrone. Le concomitanti intercettazioni confermano che l’oggetto dell’incontro era la pratica di finanziamento che il Broccolo e il Petrone dovevano predisporre per il progetto Resto al Sud, e da cui il Porcaro ne avrebbe lucrato (in un frammento di un dialogo tra il Petrone e il Broccolo emerge anche la somma che il Porcaro avrebbe ottenuto, ossia 79.000,00 euro), nonché il compenso per il Mazzei (pari a 10.000,00 euro). Emerge altresì la frustrazione del Perrone e del Broccolo rispetto a tutta la situazione, in quanto i due erano consapevoli di dover fare come disponeva il Mazzei il quale, forte del legame con il Porcaro, non veniva mai contraddetto. I due, peraltro, speravano di riuscire a ritagliare per loro stessi almeno una parte della somma dell’inveri.mento, paventando il rischio di chiudere il locale a causa dell’ingordigia del Porcaro, o peggio subire un incendio cosicché il Porcaro intascasse il denaro dell’assicurazione.

Il contenuto delle captazioni trova conforto nell’esame della documentazione di Invitalia relativa alla domanda di finanziamento presentata da Broccolo Manalo (figlio di Broccolo Giuseppe) per la società “Settimo caffè sas di Broccolo Manalo & co.”, e all’esito positivo della pratica. L’esame delle movimentazioni bancarie e finanziarie, inoltre, conferma l’erogazione, e le relative modalità, del denaro.

Relativamente alla truffa per conseguire  erogazioni  pubbliche  è emerso come gli indagati abbiano orchestrato un’articolata rete di condotte truffaldine per partecipare al bando Resto al Sud e così conseguire un ingente finanziamento, obiettivo realizzato. Se da un lato, dunque, vi era il Porcaro come dominus dell’intera azione in quanto beneficiario  anche dei proventi della connessa estorsione, dall’altro vi era il Mazzei che non solo rappresentava la longa manus del boss, ma anche il direttore di tutti i lavori, e ciò grazie alle sue capacità professionali e ai suoi contatti illeciti nella Pubblica Amministrazione. Il Petrone e il Broccolo, invece, erano gli esecutori delle disposizioni impartite dai primi due, nonché complici e perfettamente consapevoli delle reali intenzioni sottese al piano truffaldino, dal quale speravano di raccimolare qualche guadagno.

Dal punto di vista giuridico non vi è dubbio che le condotte integrano il delitto di truffa finalizzata all’erogazione di finanziamenti pubblici. La presentazione della domanda, le modalità della formulazione, nonché l’utilizzo di FOI costituiscono, pacificamente, gli artifizi e i raggiri posti in essere per trarre in inganno l’ente pubblico e determinare la verificazione dell’evento, ossia l’indebito arricchimento degli indagati a fronte del danno patito dall’ente pubblico medesimo (che in mancanza di siffatti artifizi e raggiri non avrebbe erogato il finanziamento).

Parimenti, non vi sono dubbi sulla corretta qualificazione giuridica dell’estorsione (consumata essendo stata effettivamente consegnata la somma di denaro) patita dal Broccolo e dal Petrone da parte del Porcaro e del Mazzei. È·emerso, infatti, che le vittime subivano la richiesta, rectius la pretesa, da parte del Porcaro di farsi consegnare parte del denaro ottenuto con la truffa.

Ed invero, può parlarsi sia di minaccia implicita che esplicita, laddove si consideri che le vittime, nel corso dei dialoghi, non solo manifestavano la loro frustrazione dinanzi alle ingiuste ed esose richieste del Porcaro  nella consapevolezza di non potersi rifiutare, ma erano al corrente di quale sarebbe stata la funesta alternativa alla quale andavano incontro, ossia l’incendio del locale così da far incassare il risarcimento assicurativo. Risulta, dunque, che il Porcaro avrebbe in un caso o nell’altro ottenuto un  ingente  quantitativo  di denaro, lasciando alle vittime la scelta di collaborare, così da poter comunque racimolare una piccola parte del provento della truffa, o di “subire”. In tale  schema  delinquenziale, inoltre, il Mazzei risulta aver dato un apporto concreto, morale, e strettamente pratico. Questi, infatti, agiva quale longa manus del Porcaro, tant’è che le vittime vedevano in lui una “proiezione” del boss, non potendo venire meno alle richieste e alle disposizioni impartite dal Mazzei medesimo. I dialoghi tra il Petrone e il Broccolo, del resto, risultano estremamente chiari nel delineare la loro posizione rispetto al Porcaro e al Mazzei, non essendovi ragioni valide per dubitare della genuinità delle conversazione in quanto non solo i soggetti ignoravano di essere intercettati, ma gli stessi assumono il tenore di confidenze che, peraltro, trovano riscontro anche in altri elementi indiziari (quali ad esempio i documenti relativi  alla partecipazione al bando e le movimentazioni finanziarie/bancarie, nonché  le FOI). Si aggiunga, infine, che nelle conversazioni gli interlocutori spesso utilizzavano altri termini  per  indicare  il Porcaro,  esattamente come visto nei paragrafi precedenti, manifestando  così un collaudato modus operandi espressione non solo della posizione apicale rivestita dal Porcaro, ma anche della piena riferibilità  di tutte le azioni a lui stesso in veste di dominus.

I REGALI ALLA FUNZIONARIA DI INVITALIA

Nell’ambito della vicenda, si inserisce la figura di Maria Rosaria Ceglie che, nella sua qualità di pubblico ufficiale, ossia funzionario presso Invitalia S.p.A., per compiere atti contrari ai suoi doveri di ufficio in favore del Mazzei, consistiti  nel  fornire sistematicamente a questi informazioni riservate d’ufficio, quindi nel suggerire modalità e strategie di predisposizione e presentazione delle domande di accesso a progetti di finanziamento in modo da assicurare un positivo scrutinio ed accoglimento, nonché nel mettere a disposizione dello stesso Mazzei un software per simulare lo screening delle domande (consentendogli di conoscere l’esito delle pratiche, con possibilità di individuare tutti i parametri graditi al format Invitalia e funzionali all’accoglimento delle domande), riceveva dal Mazzei diverse utilità rappresentate da regali (tra cui un anello), nonché accettava la promessa dello stesso di ulteriori regali e benefici, quali la disponibilità a pagare le rate del mutuo contratto dalla Ceglie per l’acquisto di un immobile in Roma, ovvero ancora  la  promessa di regalo di un orologio marca Rolex.

I principali elementi indiziari sono costituiti da intercettazioni di dialoghi tra il Mazzei e la Ceglie. Risulta, dunque, che i due erano soliti sentirsi al telefono e programmare incontri di persona, nel corso dei quali è emerso:

che il Mazzei chiedeva informazioni riservate alla Ceglie e che questa gliele riferiva;

che il Mazzei spiegava quanto e come stava guadagnando con il progetto “Resto al Sud”;

che la Ceglie anticipava al Mazzei il contenuto delle modifiche (poi formalizzate) del progetto “Nuove imprese a tasso zero”;

che il rapporto tra la Ceglie e il Mazzei non solo risulta caratterizzato da chiara inopportunità (i due si chiamavano anche con epiteti decisamente confidenziali quali “tesoro” e “scimmietta”), ma da pacifica illiceità. La donna, infatti, era consapevole che riferiva al Mazzei informazioni riservate, così contravvenendo ai doveri di ufficio, e ponendo il Mazzei in una posizione avvantaggiata rispetto ai suoi competitors;

che la Ceglie chiedeva espressamente che il Mazzei le pagasse il mutuo dell’acquisto di un immobile in Roma. Tale richiesta, alla luce delle modalità  e del contesto in cui veniva formulata, veniva posta dagli interlocutori esplicitamente  in  senso di patto rispetto alle informazioni che la stessa forniva al Mazzei (”Ceglie: vedi se mi puoi pagare il mutuo mio; Mazzei: oh quanto è bella…fammi fare nuove imprese a tasso zero che ti compro tutto quello che vuoi! Mariarosà ma ora, ora che scendiamo dall’auto paliamo un po’ fuori in mezzo alla strada … all’aria aperta”). Un ulteriore aspetto che emerge è la consapevolezza dell’illiceità delle condotte, tant’è che il Mazzei invitava a parlare (evidentemente in modo più esplicito) una volta scesi dall’auto cosicché, stando in mezzo alla strada, sarebbero stati meno facilmente compresi i dialoghi eventualmente  intercettati;

che tale modalità di azione (rivelazione di notizie riservate) consentiva al Mazzei di guadagnare molto denaro, tant’è che lui stesso riferiva che grazie alla Ceglie i suoi progetti andavano “tutti in porto”;

che i risultati positivi portavano il Mazzei ad essere riconoscente verso la Ceglie, tanto da definirla impropriamente “onesta” in quanto, invece di chiedere un milione, mille, duemila euro, si limitava a richieste ragionevoli (pagamento del mutuo ad esempio);

che il Mazzei, per il tramite di Talita Zunico, consegnava alla Ceglie un anello, a titolo di regalo per “sdebitarsi”, gioiello che veniva molto apprezzato dalla Ceglie, la quale si mostrava contenta di apprendere che ilMazzei le avrebbe regalato anche un rolex;

che la Ceglie, consapevole dell’illiceità delle sue condotte, pretendeva che lei e il Mazzei fossero soli quando i loro incontri vertevano sulla divulgazione di informazioni relative a Invitalia.

Alla luce delle circostanze emerse, si rileva che la Ceglie ha, in modo sistematico, e dietro corrispettivo di utilità e/o promesse di denaro/utilità messo a disposizione del Mazzei, informazioni che altri utenti non avevano e che permettevano al Mazzei medesimo di porsi in una posizione di vantaggio così da lucrare ingenti guadagni visto che, come da lui riferito, tutti i suoi progetti “andavano in porto” grazie alla Ceglie. Tale successo, per stessa ammissione del Mazzei, era causalmente dovuto alla Ceglie la quale, consapevole dell’illiceità delle condotte, raccomandava al Mazzei di non divulgare  le informazioni riservate e pretendeva che fossero soli allorquando  dovevano  discutere di tali questioni.