Rende, l’assemblea pubblica: “Diciamo basta a chi pensa di continuare a governare con arroganza, come se nulla fosse accaduto”

“Dimissioni popolari”: così sono state definite da alcuni cittadini. Ieri pomeriggio, nella villetta di via Fratelli Bandiera l’associazione AttivaRende ha voluto chiamare a raccolta la città di Rende dopo gli arresti del 1° settembre. Lo ha fatto per difendere Rende e non per attaccare gli amministratori, dal momento che senza dimissioni e con un molto probabile arrivo della Commissione d’accesso antimafia, il Comune di Rende in pratica verrebbe commissariato per un periodo molto lungo.

Insieme al consigliere comunale Mimmo Talarico, anche Marina Simonetti, Daniela Ielasi, Massimo Ladeda, la deputata del M5s Annalaura Orrico, il consigliere Michele Morrone, l’ex assessore Pierpaolo Iantorno, Carlo Petrassi, Emilio De Bartolo. In tutto oltre un centinaio di persone, che considerata la cappa mafiosa su Rende è un vero e proprio successo. 

Talarico ha citato la lettera “P” per sintetizzare il suo pensiero. “P” come città periferica rispetto alle scelte politiche, “P” come permeabilità con le massime espressioni amministrative che sono al centro di inchieste giudiziarie così importanti rispetto a singoli criminali, a gruppi che hanno avuto facile accesso al municipio e facili frequentazioni con esponenti apicali dell’amministrazione. E “P” come prospettiva futura.

Da qui la richiesta delle necessarie dimissioni di sindaci e amministratori. “La Commissione d’accesso antimafia sarebbe un guaio serio, la città sarebbe inchiodata e per evitarlo sarebbe opportuno che il sindaco si dimettesse. La politica deve avviare processo di aggregazione delle forze migliori”. Per Talarico, “si parla a sproposito di garantismo e giustizialismo. I giudici fanno il loro lavoro, la politica evidentemente no…”.

“Una città senza governo e senza rappresentanza è condannata alla retrocessione – ha detto ancora Talarico -. Mentre la giustizia fa il suo corso, abbiamo bisogno che tutti prendano coscienza, che vedano la palude nella quale l’amministrazione Manna ci ha condotti. Dopo 8 anni di mala gestione, la città è diventata meno vivibile su tutti i piani: ambientale, sociale, produttivo. Non è più solo questione di incompetenza o di immobilismo, qui parliamo di anni visibili e tangibili dai quali, per riprenderci, altri 8 anni non basteranno”.

“Adesso però la misura è colma – ha aggiunto Talarico -: la città è da troppo tempo sulle pagine di cronaca, noi non ci stiamo a passare per complici o omertosi, Rende non è questa. Rende è la città universitaria che amiamo e che tanti nuovi cittadini ha attirato a sé, è il suo centro storico gioiello del passato ed è la città verde, produttiva e laboriosa del futuro. E’ la città che include tutti e tutte, aldilà delle appartenenze.
A prescindere da come evolverà o si concluderà la vicenda giudiziaria, urge un moto di indignazione delle coscienze, perché è ormai evidente che quella parola “libertà” urlata nella casa comunale all’indomani della vittoria, era solo una copertura, un trucco da incantatori di serpenti, un paravento dietro cui nascondere gli affari propri e dei propri amici…”.

“Ci appelliamo a tutte le forze autenticamente democratiche, sane e pulite – ha aggiunto Talarico -, affinché contribuiscano attivamente al risanamento civile di Rende, vigilando ed impegnandosi direttamente, riappropriandosi collettivamente della politica e degli spazi pubblici, togliendo terreno a chi pensa di continuare a governare con arroganza e prepotenza, come se nulla fosse…”.

Chiamati in causa anche il Pd, il “nuovo” partito di Manna e Artese, “che non ha proferito parola” e Forza Italia, il partito di Pino Munno, l’assessore con la pistola, che non è pervenuta al pari del Pd (e poi dicono che sono… avversari!). “Abbiamo rotto il silenzio – ha concluso Talarico -. Un primo passo: nelle prossime ore faremo ancora altre iniziative”. E a chi si lamenta che ci fiossero “poche” persone va ricordato che ai margini della stessa villetta di via Fratelli Bandiera c’erano gli scagnozzi di Manna ben visibili e ben schierati… Perché, fino a quando Mazzetta non lascerà definitivamente il Comune, la città resterà ancora nelle mani della massomafia.