Rende, sesso al Parco Robinson: ecco chi è il carabiniere che ha girato il video

Eppur si muove. Molto lentamente, certo, ma si muove. Dopo 24 ore di silenzio, all’indomani dell’esplosione del caso anche a livello nazionale, il gossip dell’estate cosentina batte un colpo. E che colpo. Per la delicata vicenda del sesso al Parco Robinson di Rende, con due quarantenni denunciati per atti osceni in luogo pubblico e due carabinieri denunciati a loro volta per violazione della privacy dopo la diffusione del video a luci rosse sul web, sono finalmente partite le indagini.

Ieri mattina la polizia postale ha dato il via ai cosiddetti “accertamenti tecnici irripetibili” sul corpo del reato, in questo caso lo smartphone del carabiniere dal quale è stato inviato sul gruppo whatsapp dei carabinieri di Rende il video incriminato. Il telefono del carabiniere era stato già sequestrato all’indomani della denuncia della coppia cosentina. La polizia postale dovrà stabilire quale utilizzo ha fatto del video il carabiniere, se è stato lui a mandarlo fuori dal circuito “privato” e se non fosse stato lui, chi si è macchiato del reato perché, in ogni caso, il divulgatore/trice lo ha comunque ricevuto dal militare dell’Arma.

Oggi siamo in grado di dirvi chi è il carabiniere che ha fatto il video. Come anticipato, il suo nome di battesimo è Salvatore, mentre il cognome è Romeo e ricopre le mansioni di brigadiere capo-equipaggio dell’Aliquota Radiomobile della stazione di Rende.

La questione giuridica, in un certo senso, è appassionante. Il primo nodo da sciogliere è se Salvatore Romeo fosse autorizzato a girare il video oppure no. Il regolamento non è chiarissimo: c’è scritto che i carabinieri sono autorizzati a utilizzare la microcamera nascosta nella divisa solo se si trovano in situazioni di pericolo ma c’è scritto pure che possono usare la telecamera nascosta o anche qualche altro mezzo per raccogliere prove documentali di polizia giudiziaria utili per l’inchiesta.

Superato il primo step, sul quale, da un punto di vista tecnico-formale, ci possono essere delle diverse interpretazioni, si passa al secondo, sul quale invece non possono esserci equivoci. Quel video non doveva essere reso pubblico e non serve essere profeti per “indovinare” che il carabiniere proverà in tutti i modi a dimostrare che lui non lo ha divulgato appellandosi al solito “destino cinico e baro” che si è travestito da spietato “spifferatore” dei video altrui. A meno che il buon Salvatore Romeo non abbia già un capro espiatorio al quale addossare le responsabilità o qualche “scusa” tipo “ho perso il telefonino e qualcuno me l’ha soffiato”. In ogni caso, ci auguriamo che la polizia postale svolga un lavoro serio e al di sopra delle parti per risalire alla verità sul caso dell’estate.

I due quarantenni dati in pasto all’opinione pubblica si stanno tutelando al massimo. Lui, che svolge anche la professione di avvocato, ha affidato la sua difesa all’avvocato Gianfrancesco Vetere mentre lei ha dato mandato all’avvocato Ugo Ledonne.

Prima di esprimere opinioni e analisi, attendiamo l’esito degli accertamenti irripetibili per evitare di giungere a conclusioni eccessivamente affrettate. Le sensazioni sono quelle che sono, vale a dire di un abuso di potere senza precedenti che dovrà essere punito e sanzionato per come prescrive la legge e per come prescrivono i regolamenti dell’Arma dei carabinieri. Ma siamo in Italia, purtroppo, e come se non bastasse a Cosenza, città dei poteri forti e del porto delle nebbie, dove i potenti e chi indossa una divisa sono protetti fin dalla notte dei tempi, anche per reati ancora più gravi di quello di cui parliamo. Ma possiamo assicurarvi che non abbasseremo la guardia. Parola di Iacchite’.