Rende. Spazio Aperto: “Museo Maon e Castello, due pesi e due misure”

Nelle scorse settimane abbiamo sollevato, in più di una circostanza, la questione legata al Castello di Rende. Lo abbiamo fatto in modo circostanziato e documentato, sottolineando la intricata natura del rapporto posto in essere dall’amministrazione comunale con la famiglia Bilotti, nonché la totale assenza di quei benefici che il museo intitolato al magnate avrebbe dovuto far ricadere sull’intero borgo, il quale è stato piuttosto devastato dalla stolta strategia che ha scippato al centro storico il suo cuore pulsante.

È motivo di profonda frustrazione muovere ripetutamente le stesse accuse, senza ricevere mai una risposta. È un po’ come parlare con i morti, di fronte ai quali anche le grida più disperate non ricevono riscontro. In questi giorni, proprio quando di fronte alla fatal quiete stava appisolandosi quello spirto guerrier ch’entro ci rugge, il cadavere che con putrescente indolenza non ha mai risposto alle nostre accuse sul Museo Bilotti all’improvviso si sveglia per difendere la sua benemerita condotta in merito ad un altro museo, il Maon, della cui vicenda abbiamo appreso in questi giorni dai media locali.

Non vogliamo entrare nel merito della questione, perché non ci compete, tuttavia siamo rimasti basiti nel vedere l’amministrazione comunale uscire, come per miracolo, dal suo sordomutismo e replicare con immediata veemenza nei confronti di chi, a differenza della famiglia Bilotti, ha ricambiato ampiamente l’ospitalità del Comune in questi anni.

Ci riferiamo al Centro per l’arte e la cultura A. Capizzano, che ha saputo rendere la sede ottocentesca di Palazzo Vitari un punto di riferimento artistico e culturale unanimemente riconosciuto: nel Maon sono conservate opere d’arte di grandissimo pregio, forse è l’unico museo in Calabria che possiede una collezione di artisti dell’Otto e del Novecento, e anche raccolte di importanti artisti internazionali. Senza considerare il fatto che nel museo è custodita parte della preziosa opera del maestro Achille Capizzano, che a Rende ha avuto i suoi natali. Insomma, l’amministrazione comunale non trova, tuttora, argomenti per giustificare la sua posizione in merito al vecchio maniero, la cui cattiva gestione trascina nel baratro l’intero centro storico, ma non si fa scrupolo di umiliare pubblicamente un’associazione che, meriterebbe forse un po’ più di riguardo, anche in considerazione della recente scomparsa del suo stimato direttore artistico, il dottor Sicoli, rispetto alla quale le parole dell’assessore Petrusewicz risultano quantomeno intempestive.

Non aggiungiamo altro: solo la nostra amarezza, la nostra solidarietà al Centro per l’arte e la cultura A. Capizzano, e l’auspicio che il centro storico di Rende, già abbondantemente depauperato per via di scelte inconcepibili, non sia privato anche del museo Maon, che custodisce l’anima e l’estro artistico di un rendese di chiara fama, il maestro A. Capizzano. Restiamo, comunque, della nostra opinione a proposito delle politiche sul Centro storico: malgrado tutto non sono i musei la soluzione per la rivitalizzazione del centro storico come ci vogliono far credere i vecchi e i nuovi amministratori, ma la sola presenza delle istituzioni può ridare vita all’anima sgualcita del vecchio borgo.

Associazione Spazio Aperto 1495

Il Comitato Direttivo