Rende, Spazio Aperto: “Rigenerazione urbana, un’occasione mancata”

Rigenerazione Urbana, un’occasione mancata

Con delibera n°127 del 27/05/2021, la Giunta Comunale di Rende ha formulato l’atto di indirizzo per presentare domanda, secondo quanto previsto dal Decreto del Ministero dell’Interno in data 02/04/2021, per la concessione di contributi finalizzati all’investimento in progetti di rigenerazione urbana, di riduzione della marginalizzazione e del degrado sociale, nonché volti al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale.

Tutto molto nobile, se non fosse che, in coerenza, anche la quotidiana azione amministrativa dovrebbe muovere verso le stesse finalità indicate dalla norma. Per esempio, ci piacerebbe vedere una città più ordinata e pulita, senza più le giacenze e i cumuli di immondizia che ormai si vedono in tutti i suoi angoli, da Roges a Quattromiglia fino alle vie del centro storico via Vergiglio e piazza Garibaldi, con le postazioni ecologiche zonali (P.E.Z.) stabilmente sommerse da buste nere e maleodoranti.

Ma passiamo oltre: la citata domanda, nella quale sono compresi alcuni interventi della programmazione triennale 2021-2023 per un totale di circa cinque milioni di euro, ci colpisce ancora una volta per la solerzia con cui l’amministrazione comunale si prodiga nel rastrellamento di fondi per le sedi che ospitano le donazioni Bilotti, a fronte della dubbia utilità che le stesse hanno sortito per il Centro Storico e la sua cittadinanza. Nella domanda, infatti, si chiede un importo pari ad € 1.000.000,00 per il recupero e la rifunzionalizzazione di Palazzo Bucarelli.

La struttura, è vero, versa in una condizione di degrado che la rende indistinguibile da una fatiscente soffitta piena di roba vecchia: da tempo è chiusa al pubblico e al suo interno sono stipate, come fossero scarti inutilizzabili, le opere in ceramica donate dalla famiglia Bilotti. Tuttavia, ci lascia molto perplessi il recupero strutturale avulso da una più corretta strategia d’uso dell’immobile in questione. La struttura, infatti, ricordiamolo, rientra fra quelle che il Comune ha deciso di consacrare alla politica di imbalsamazione del Centro Storico, attuata mediante proliferazione di sedi museali. Una politica che ha già dimostrato di non essere per niente funzionale a quel decoro che lo spirito del finanziamento intende perseguire e che rischia, ancora una volta, di sperperare soldi pubblici, come è già successo in passato: ricordiamo, su tutte, la deprimente vicenda di Palazzo Basile.

Aggiungiamo che il finanziamento richiesto per Palazzo Bucarelli si andrebbe ad aggiungere a quello destinato al recupero dell’altro, e più celebre, ripostiglio che è diventato il Castello Normanno Svevo, dove la cifra stanziata è stata di circa € 1.500.000,00 e i lavori sono già iniziati.

Insomma, una somma complessiva certamente considerevole, che prevediamo però già di catalogare fra i tanti sprechi di un’amministrazione che, per qualificare il suo operato, sembra ritenere sufficiente rintracciare e allocare risorse qua e la, senza uno straccio di visione e senza una mezza idea su ciò che può essere davvero utile alla comunità.

In merito al Castello, abbiamo più volte sollecitato l’amministrazione comunale a riconsiderare la sua destinazione esclusivamente museale. E, in verità, è stato il sindaco in persona, in sede di campagna elettorale, a dichiararsi favorevole al ripristino del vecchio maniero anche come sede istituzionale. Ora, il finanziamento ottenuto per il restauro conservativo, l’adeguamento e la rifunzionalizzazione, contemplano già, inequivocabilmente, la possibilità che solo una parte del complesso monumentale abbia una destinazione culturale. Sugli stessi elaborati progettuali, che sono consultabili da tutti sul sito della Segreteria Regionale dei Beni Culturali per la Calabria, viene così esplicitato: “fermo restando, come già detto, l’uso del piano superiore come museo, le principali opere da eseguire sono state previste nel corpo di fabbrica sul lato sinistro, sia al piano terra (parte storicizzata detta cavallerizza) sia al piano in comunicazione con il piano rialzato del castello”. Pertanto, gli stessi locali al piano terra diventeranno potenzialmente fruibili e pienamente utilizzabili per uso ufficio e per attività istituzionali. Purtroppo, l’amministrazione comunale non sembra voler cogliere questa opportunità e appare totalmente indifferente di fronte alle legittime aspirazioni dei tanti cittadini che sperano ancora, nonostante tutto, nella riconversione dell’antico palazzo alla sua originaria vocazione di casa comunale. Di più: siamo costretti addirittura a segnalare il patetico tentativo, forse a volere mal celare una cattiva coscienza, di far procedere i lavori al vecchio maniero quasi in sordina, soprassedendo alla mancata esposizione della cartellonistica di cantiere, ormai a circa due mesi dalla sua apertura.

I processi alle intenzioni, qualcuno potrebbe obiettare, non si fanno. Ma qui c’è un fatto, e anche piuttosto grave, sottolinea Gianluca Morrone, presidente di Spazio Aperto 1495, il quale, in qualità di ingegnere, non può fare a meno di soffermarsi sulla curiosa circostanza, ricordando che l’art. 27, comma 4, del D.P.R. 380/2001 prescrive l’obbligo di esposizione del cartello di cantiere con indicazioni della tipologia dei lavori, dell’importo e delle relative autorizzazioni. La cartellonistica è importante per la trasparenza dell’opera in merito alla ditta esecutrice dei lavori, ai tempi di esecuzione dei lavori medesimi e ai possibili lavori in variante, oltreché per le informazioni sulla sicurezza di cantiere così come disciplinato dal Testo Unico della Sicurezza, ossia il Decreto Legislativo n. 81/2008, che all’art. 90 comma 7 richiede anche l’indicazione delle figure dei coordinatori, in fase di progettazione e di esecuzione.

Un’ amministrazione che sulle politiche del centro storico, malgrado i nostri solleciti, non soltanto rimane muta abbarbicandosi per mancanza forse di coraggio sulle posizioni delle amministrazioni che l’anno preceduta, ma ora si dimostra anche cieca non vedendo la grande opportunità che si manifesta con questo tipo di finanziamento per rilancio del centro storico.

La sfida odierna per il recupero della centralità dei Centri storici non potrà che essere fondata su una dimensione strate­gica delle politiche da adottare, sulla natura intersettoriale e integrata degli interventi e sulla assunzione che il Centro storico non è uno spazio urbano autonomo come spesso le mura che lo racchiudono farebbero supporre, ma parte inscindibile e inseparabile della città.

ASSOCIAZIONE SPAZIO APERTO 1495

Il Comitato Direttivo