Renzi, babbi e spie. “La puntata di Report non violò segreti di Stato”

(ilfattoquotidiano.it) – La Procura di Roma ha chiesto di archiviare l’inchiesta sui giornalisti di Report in cui si ipotizzava anche la violazione del segreto di Stato – reato serio, pena minima cinque anni – per il servizio sul famoso incontro del dicembre 2020 all’autogrill di Fiano Romano tra l’ex dirigente dei Servizi segreti, Marco Mancini, e l’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Una buona notizia in tempi non certo favorevoli alla libertà di informazione. Infatti l’avvocato dell’indomito Mancini, che a seguito di quella vicenda lasciò l’ultimo incarico al Dis che coordina i Servizi, aveva chiesto ai giornalisti di Report di “consegnare tutti i documenti detenuti sul caso” e sollecitato la Procura ad “acquisire ogni informazione che i giornalisti di Report hanno ottenuto per mail, attraverso messaggi social o in altra forma scritta e orale”. Come se la legge non tutelasse il segreto professionale dei giornalisti sulle fonti, in parte aggirato dalla Procura con l’acquisizione dei tabulati telefonici del conduttore di Report Sigfrido Ranucci e dell’inviato Giorgio Mottola.

Quest’ultimo e il collega Danilo Procaccianti sono indagati per rivelazione di segreti di Stato e, stavolta con Ranucci e il collega Walter Molino, anche per diffamazione. Sono tutti difesi dagli avvocati Mario Casellato e Costanza Mariani. Mancini potrà opporsi all’archiviazione richiesta dal pm Luigi Fede, sulla quale deciderà un giudice. Resta indagata ormai da tre anni, con l’ipotesi di diffusione di riprese fraudolente, la professoressa che filmò con il telefonino l’incontro all’autogrill. La donna, assistita dall’avvocato Giulio Vasaturo, si limitò in realtà a inviare le immagini a Report, che le diffuse secondo le regole del diritto di cronaca. Anche per lei il pm ha chiesto l’archiviazione e qui a opporsi potrebbe essere Renzi.