Dagli arresti domiciliari al divieto di dimora nel suo paese. Praticamente in esilio. Una parola che pensavamo non dover pronunciare più. Il paese per il quale Mimmo Lucano ha lottato e in cui ha realizzato un sogno incancellabile, ha donato l’anima salvando fratelli migranti che fuggivano da guerre e carestia, per costruire un esempio di comunità accogliente e solidale apprezzato e studiato in tutto il mondo e soprattutto alternativo ai ‘casermoni mangiasoldi’, è per lui inaccessibile.
E’ tutto così assurdo, ma per il potere ha un senso logico e lineare, è un progetto pericoloso, perché sta lì a dimostrare come un mondo migliore è davvero possibile. Insomma, un nemico da abbattere perché è fuori dagli schemi pensati dall’ ‘ordine sovrano’. Una operazione di demolizione, dunque, organizzata scientificamente, partita qualche anno fa, sotto le direttive del governo precedente per cui lo scopo è quello di fare in modo che a Riace non ci sia più un punto di riferimento e tutto precipiti nello sconforto e nel caos così che, da esempio trainante venga uniformato alle nuove disposizioni sull’immigrazione e presto possa espandersi l’idea dei ‘lager dell’accoglienza’ e… la mafia ringrazia. Il messaggio tutto politico che questa vicenda trasmette è molto semplice: bloccare di fatto il diritto d’asilo, impedire a tutti i costi ogni possibile inserimento e integrazione.
Inquadramento e disciplina, è lo slogan lanciato dal precedente ministero degli Interni e ora ripreso dall’attuale, così come nello schema del presunto Decreto sicurezza. Ogni disobbedienza a questa legge diventa crimine condannabile.
In uno stato come il nostro, ad alta tradizione conservatrice e servo fedele del capitalismo, dove conta solo il profitto e tutto il resto è solo commedia, comandano i rapporti di forza. Un ministro degli Interni che ha oltre il 30% del consenso sulle politiche in fatto di migrazioni, che tendono a demolire i diritti dei migranti e a respingerli, è chiaro che cerca di concentrare intorno a sé l’indirizzo prevalente delle strutture e degli organismi dello Stato. Bisogna resistere contro questa grande prepotenza e contro la deriva nostalgica di cui ne è l’espressione. Non lasciamo che cali il silenzio su Lucano e il modello Riace. Fascismo e razzismo non sono opinioni, sono crimini. Ma nessuno dovrà aver paura. Dovremo, invece, usare la capacità, l’ostinatezza e tutte le intelligenze per raccogliere l’input che Mimmo ha lanciato, di questa piccola-grande rivoluzione sociale, che lui con orgoglio definisce soltanto ‘lo sforzo di essere normali’ e continuare in questo solco contrapponendoci a questa nuova ondata nera, di intolleranza e discriminazione, per poter alimentare, così, la speranza dell’utopia possibile.
Pasquale Aiello
Placanica RC