Rifiuti, il bando della Regione discrimina i Comuni virtuosi (di Matteo Olivieri)

Mentre nel cosentino i comuni sono alla ricerca di un sito dove ospitare la discarica di servizio all’impianto di trattamento dei rifiuti, la Regione Calabria apre un bando per la realizzazione di impianti di compostaggio di prossimità. A cui, però, possono partecipare solo i piccoli comuni. Ecco svelati i controsensi e le implicazioni della politica regionale in materia di rifiuti.

di Matteo Olivieri

E’ di ieri 31 ottobre la notizia che la Regione Calabria è in procinto di stanziare 9,6 milioni di euro del POR 2014/2020 per la realizzazione di “impianti di compostaggio di prossimità” collocati nelle cinque province calabresi, in attuazione della strategia regionale dei rifiuti. Si tratta di impianti di piccole dimensioni dove effettuare la gestione aerobica (!) della frazione organica del rifiuto urbano. Ciò impone che la frazione organica dei rifiuti venga dapprima raccolta separatamente e, successivamente, trattata – mediante l’ausilio esclusivo di rimedi naturali come biomassa vegetale, batteri, funghi, lombrichi o lumache – per la produzione di compost di qualità.

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In alternativa alla raccolta differenziata, esiste la possibilità di forme di compostaggio individuale o di comunità per il trattamento della frazione organica dei rifiuti.

Negli impianti che saranno realizzati, la sostanza organica contenuta nei rifiuti urbani e negli scarti vegetali delle attività agricole verrà degradata, stabilizzata e trasformata in fertilizzante per via aerobica (all’aria aperta) anziché anaerobica (in assenza d’aria). I due sistemi sono diametralmente opposti: il metodo aerobico, infatti, degrada la sostanza organica in modo “naturale” senza produrre gas combustibili, ed è in grado di produrre un ottimo fertilizzante utilizzabile in agricoltura e attività florovivaistiche. Il metodo anaerobico, al contrario, viene utilizzato in impianti industriali per la produzione di metano e altri gas clima-alteranti (bruciati per ottenere energia termica o elettrica) nonché percolato liquido altamente inquinante, che normalmente viene impiegato quale combustibile per i termovalorizzatori, mentre il rifiuto esausto (digestato) genera un nuovo rifiuto che occorrerà portare in discarica. E, ancora, le sostanze destinate agli impianti di digestione anaerobica non fanno riferimento alla sola frazione organica separata con la raccolta differenziata spinta (FORSU) ma includono anche una vastissima serie di “rifiuti”, i cui codici CER spaziano dagli scarti agro industriali a quelli della macellazione di carni, al settore lattiero-caseario, ecc. che – almeno potenzialmente – possono provocare la contaminazione del terreno, e quindi delle coltivazioni, come pure la sua progressiva salinizzazione, e quindi una minore fertilità nel lungo periodo.

Nel Piano regionale dei rifiuti si spiega che “il compostaggio è un processo naturale in cui scarti organici putrescibili sono trasformati, in ambiente aerato, in compost. Il compost è un materiale simile ad un terriccio, parzialmente mineralizzato ed umificato. La trasformazione è operata da microrganismi aerobi (funghi, batteri e attinomiceti)”.

L’iniziativa messa in campo dalla Regione Calabria è dunque senz’altro meritoria, poiché si inserisce nelle metodiche scientificamente approvate per superare il modello basato sulla raccolta differenziata e sul binomio discarica-termovalorizzatore ancora dominante nella nostra regione. Apparentemente, quindi, nulla da obiettare alla notizia del bando in pubblicazione, se non fosse per il fatto che la Regione Calabria ha arbitrariamente deciso che tale misura si riferisca solo ed esclusivamente a Comuni con popolazione residente sino a 2.000 abitanti; a centri urbani lontani dagli assi viari principali; a Comuni classificati come “montani” o “parzialmente montani” e, soprattutto, a centri urbani lontani dall’impianto di trattamento della frazione umida. Per tutti gli altri Comuni, invece, varrà quanto previsto nel Piano regionale dei Rifiuti, che – oltre al raddoppio del termovalorizzatore di Gioia Tauro e la realizzazione di una nuova impiantistica pubblica (da affiancare a quella pubblica e privata già esistente), prevede anche la necessità di realizzare discariche di servizio dove contenere le ceneri prodotte dal termovalorizzatore, nonché tutti i rifiuti non ulteriormente differenziabili (p.e. digestato esausto). E, conseguentemente, la produzione di percolato, fumi, ceneri e di odori nauseabondi ai danni delle popolazioni. 

Di tale aspetto, si è tornati a parlare di recente, considerato che l’Ambito Territoriale Ottimale (ATO) di Cosenza, sta cercando un sito dove collocare una megadiscarica della capienza stimata di almeno 350.000 tonnellate, nonostante le proteste delle popolazioni locali. Verrebbe quindi da chiedersi come mai la Regione Calabria ha ristretto la possibilità di partecipare al bando ai soli comuni piccoli e lontani dai centri di raccolta, quando invece avrebbe fatto bene ad allargare la partecipazione a chiunque voglia aprire sul proprio territorio un impianto aerobico, liberando così la Calabria dall’abbraccio mortale di discariche e termovalorizzatori. L’obiezione che in genere si fa è che gli impianti aerobici in genere richiedono ampi spazi. Falso. Le dimensioni sono un parametro relativo visto che le compostiere domestiche attualmente in commercio sono in grado di trattare senza problemi 120 tonnellate di rifiuti all’anno. Un’altra obiezione che si fa è che tali impianti siano in grado di lavorare solo piccole quantità. Falso, anzi è il Piano Regionale dei Rifiuti che ha imposto un tetto arbitrario, quando prevede che «le strutture adibite a tali tipologie di trattamento della FORSU, essendo a servizio di singole utenze o di piccole comunità, non potranno comunque superare la capacità di 130 t/anno». Infine, un’ulteriore obiezione è che gli impianti anaerobici sono di fatto dei reattori chiusi e quindi non vi è rilascio di emissioni gassose maleodoranti in atmosfera, a differenza degli impianti aerobici che avvengono all’aperto. Anche questo è falso, visto che il gas in uscita dai reattori anaerobici è inquinato, e pertanto sono necessari dei biofiltri perfettamente funzionanti (cosa – per la verità – rara da osservare!) per abbattere le emissioni odorigene. Inoltre, il problema degli odori deriva dalla putrescenza dei materiali e, pertanto, tanto più gli impianti sono prossimi, tanto meno c’è il rischio di emissioni odorigene perché, funghi, batteri e animali mangiano sempre e pertanto distruggono il materiale organico prima che esso marcisca.

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“Puntiamo a discariche zero”, diceva Oliverio nel 2015. “Credo di poter dire oggi che questa operazione porta la Calabria in una condizione di avanguardia tra due anni. Il fatto che abbiamo collocato nel programma comunitario 2014-2020 scelte strategiche anche in questa direzione ha un lavoro alle spalle”.

Insomma, il bando annunciato dalla Regione Calabria è un’occasione persa prima ancora che inizi. Esso si limita ai soli piccoli comuni, quando invece dovrebbe essere una seria alternativa per chiunque voglia contribuire a migliorare l’ambiente e alleggerire le casse comunali, senza necessità di costruire inutili impianti industriali di grandi dimensioni, che per poter funzionare con profitto, hanno necessità di essere alimentati in continuazione di rifiuti, ma che restituiscono scarti inquinati da inviare necessariamente in discarica. Occorrerà dunque spezzare questo circuito vizioso tra discariche e termovalorizzatori, e andare verso una gestione aerobica dei rifiuti FORSU: solo in questo modo avremo bisogno di meno impianti industriali e quindi di minori costi di gestione dell’intero sistema regionale. Se qualcuno pensa che il Piano dei Rifiuti così come invece è attualmente congegnato garantirà «la possibilità di abbattere i costi di trasporto e di trattamento» resterà presto deluso, perché le nuove direttive europee in tema di rifiuti prevedono una eco-tassa maggiore per i rifiuti inviati ai termovalorizzatori ed alle discariche.Proprio ciò che in Calabria si sta realizzando in questi due ultimi anni di giunta Oliverio. E che – secondo lui – porterà la Calabria “in una condizione di avanguardia tra due anni”. Stiamo freschi.