Catanzaro, la vittoria di Pirro di Abramo e “u pedi i gaddru” di Occhiuto

La vittoria di Abramo, che conquista la poltrona di presidente della Provincia di Catanzaro, è la classica vittoria di Pirro. In altre parole: una mezza vittoria accompagnata da una mezza sconfitta. Ma nonostante ciò c’è chi gongola: la solita Santelli. Che cerca in tutti i modi di far passare un messaggio che nei numeri e nella realtà, di fatto, non esiste: Forza Italia versa in uno stato comatoso dal quale sarà difficile risollevarsi. E le elezioni provinciali non sono certo il termometro giusto per misurare la volontà del popolo. Perchè, come tutti sapete, a questo tipo di elezioni non partecipa il popolo, a votare sono stati solo consiglieri e sindaci dei paesi appartenenti alla Provincia di Catanzaro. Per l’esattezza 811 personaggi per lo più legati alla nomenklatura vecchia e stantia dell’ormai sgamato apparato politico truffaldino di entrambi gli schieramenti. Se la cantano e se la suonano tra di loro.

Canta vittoria la Santelli, come se avesse vinto le Regionali. Ma non spiega l’evidente defezione che si è creata a Catanzaro: Abramo vince di misura sul suo avversario Alecci.

Abramo, sostenuto da tre liste, ha riportato 46.885 voti ponderati, rispetto ai 46.437 voti ponderati di Alecci, sostenuto da due liste. Una differenza di soli 448 voti ponderati. Che non sono voti reali (spieghiamolo, altrimenti la Santelli continua a dire di aver preso quasi 50.000 voti): ciascun elettore, sindaco/consigliere comunale, esprime un voto che viene ponderato sulla base di un indice, il cosiddetto “indice di ponderazione”. Tale indice, rappresenta sostanzialmente il “peso del voto” di ciascun elettore ed è determinato in relazione alla popolazione complessiva della fascia demografica del comune in cui si è sindaci o consiglieri.

Ma la notizia vera di queste elezioni tra compari, come dicevamo all’inizio, è la defezione di Catanzaro. Abramo vince di misura perché qualcuno al suo interno ha giocato sporco facendogli mancare l’appoggio di diversi consiglieri, una mossa astuta messa in campo da chi aveva, ed ha, tutto l’interesse a che, da questa elezione, venisse fuori una vittoria, ma con un Abramo ridimensionato.

E così è stato: Abramo non riesce a dimostrare ai suoi compari di avere la forza “elettorale” necessaria per contrapporsi alla candidatura a presidente della Regione Calabria di Mario Occhiuto. A Cosenza avremmo detto che Abramo è stato vittima del più classico “pedi i gaddru” degli amici. E chi sono questi amici? Beh, un ci vo zingara… il solito trio: Mario e Roberto Occhiuto, guidati dalla Santelli. E questo Abramo, che non è certo uno di primo pelo, lo ha capito benissimo. E la storia non finisce certo qui.

Nel mentre, dopo aver accoltellato Abramo alle spalle, la Santelli e Roberto Occhiuto, lanciano proclami e annunciano una Calabria dove il cielo è azzurro. Roberto Occhiuto si spinge oltre e dice: vinceremo le Regionali. Gasato da queste finte elezioni. Come se il popolo calabrese fosse con lui e suo fratello. Sperano di far passare questo messaggio, convinti che i calabresi sono una massa di ignoranti e creduloni che non sanno distinguere una elezione vera, dove ad esprimersi è il popolo, da una farlocca come questa dove vota solo l’apparato politico dei rispettivi partiti.

Ovviamente, come spesso capita in questi ultimi tempi al trio Santelli, Mario e Roberto Occhiuto, nei loro calcoli, non hanno tenuto conto dell’oste. O meglio: hanno fatto i conti senza l’oste. Dove per oste si intende il M5Stelle che negli ultimi sondaggi è dato vincente in Calabria, anche contro una coalizione di centrodestra appoggiata dalla Lega. E siccome, come diciamo sempre, manca ancora più di anno alle elezioni regionali, le chiacchiere della Santelli e di Roberto Occhiuto su presunte vittorie e nuove conquiste, stanno a zero.