Rifondazione Comunista per la difesa delle scelte e dei Diritti delle donne

Cosenza, 18 luglio 2022

Non ci piace essere accomunate alla categoria dei “soggetti fragili” (anziani, donne e bambini) eppure dobbiamo riconoscere che la nostra è una lotta continua perché fragili sono i diritti faticosamente conquistati e mai del tutto pienamente goduti, a causa della enorme ingerenza che il patriarcato ha sulla vita e sui corpi delle donne. La legge sulla interruzione di gravidanza dovrebbe essere ben radicata, vista la non  recente implementazione nell’ordinamento italiano ma nel corso del tempo è stata più volte messa sotto attacco; non è certo un problema di oggi il numero particolarmente elevato di obiettori di coscienza nelle strutture pubbliche, senza che ci sia il giusto contrappeso che possa così garantire entrambi i diritti: il diritto all’obiezione ma anche il diritto all’autodeterminazione dei nostri corpi.

Nel 2019 la Calabria registrava il più basso tasso di abortività in Italia (4,1% fonte associazione Luca Coscioni): se proviamo a spiegare il dato ricercando il numero di strutture che di fatto garantiscono questo diritto scopriamo che le sedi ospedaliere (con reparti di ginecologia o ostetricia) che in Calabria effettuano interruzione di gravidanza sono 9 su 18. Questo significa che in una struttura su due non è possibile esercitare un diritto fondamentale.

Oggi la situazione risulta ancora più complicata poiché già dal mese di novembre dello scorso anno, l’ASP di Cosenza non garantisce la distribuzione della RU 486, la pillola che permette di minimizzare la traumaticità dell’intervento. È poi notizia di questi giorni che l’unico ginecologo che garantiva il diritto a praticare le interruzioni di gravidanza all’interno del nosocomio cosentino si è dimesso e ovviamente non ancora sostituito.

Il problema non è solo “cosentino” ma purtroppo è ampiamente diffuso su tutto lo stivale, un vergognoso ostruzionismo viene messo in atto praticamente ovunque, salvo poi rivolgersi a strutture private dove evidentemente la coscienza non trova (o quasi) posto.

Sappiamo bene quanto sia difficile conquistare (e mantenere) i nostri diritti, proprio per questo, ancora una volta ci mobiliteremo attraverso una interrogazione parlamentare che possa accendere i riflettori sulla questione. Non abbiamo intenzione di abbassare la testa e cadere nel gioco sporco e bigotto nel quale il sempre vivo patriarcato vorrebbe tenerci sotto scacco.

Non basta indignarci per quello che succede negli States e poi girarci dall’altra parte quando le cose succedono a casa nostra, non possiamo stare a guardare quando viene meno il diritto di una donna, perché quella donna, siamo tutte noi, ad ogni latitudine, in qualsiasi parte del mondo. Così come ci hanno insegnato le donne venute prima di noi. Ribadiamo con forza ed orgoglio che l’utero è nostro ed è nostro pure il diritto di gestirlo come meglio crediamo! Fatevene una ragione!

Angelica Perrone

Responsabile Sanità Donne e Genere – Rifondazione Comunista Calabria