Il sabato sera dei giovanotti cosentini: alcol e sballo

Se c’è un rito a cui il giovanotto cosentino non rinuncia è quello del sabato sera. Come GionnyTravolta, il giovanotto cosentino inizia i preparativi del suo “Sabato sera” qualche giorno prima. Fino ad arrivare alle spasmodiche ore del sabato pomeriggio quando “l’evento” diventa imminente. Capiddru, ciglie, abbiglio, trucco, scarpino e a “storia” sono gli unici pensieri che precedono l’evento serale. Una volta stabilito abbiglio, mascagna e atteggio, via alla vestizione. Na bella ‘mprofumata ara fini, e ci siamo.

Una volta espletati i riti propiziatori via di corsa tutti in centro. Migliaia di ragazzi, tra cui tanti adolescenti, si riversano in alcuni luoghi della città che chissà in base a quale criterio hanno eletto a loro territorio. E la festa ha inizio.

Canne e alcol la fanno da padrone. Ma non manca la pezzata. E i palummi parlano con gli angeli. Capannelli di giovanotti e signorine che altro non fanno che gridare, bere e fumare tutta la serata. La trasgressione, si sa, ti rende “interessante” agli occhi degli altri. E ti fa sembrare più grande che per l’acchiappo è fondamentale.

L’immagine vincente è quella del ragazzo trasandato ma alla moda e che più si atteggia a malandrino. Infatti tra di loro la comunicazione avviene sempre con toni accesi e “giocano” a chi dice più maliparoli pisanti, giusto per darsi un tono. Si fingono ragazzi di strada, ma tali non sono. Il loro sabato sera è completamente dedicato allo sballo, come a voler dimenticare il peso e le fatiche della settimana appena passata, ed avere la spinta giusta per entrare in questo “fantastico” mondo “virtuale”.  Non fanno nient’altro, stanno lì davanti al bar a far vetrina di se, per l’intera serata. Spadaccini di ogni sorta che come nella natura selvaggia competono tra di loro per accaparrarsi una femmina. Fingono risse e mimano scazzottate per tutta la serata che generalmente termina attorno le 4/5 del mattino. Il tutto in un via vai di macchinette, motorini, e auto che nemmeno in un formicaio. E telefonini in perenne suono.

Ad osservarli sembra la Kennedy degli anni ottanta, in peggio. Una sottocultura che sembrano due. Nessun interesse, nessuna socialità se non quella fittizia, solo puro e semplice esibizionismo. E di quello peggiore: provinciale e arretrato. Condito da una retorica sociale che già a dirla così, è fargli un complimento.

Dico questo perché è evidente a tutti una regressione culturale della città. E i giovanotti di Cosenza ne sono l’esempio evidente. Perciò lo sottolineo. Non sono contro il sabato sera o la necessità di staccare la spina che tutti abbiamo, ma farlo in questo modo senza costrutto mi pare tempo sprecato. Quello che abbiamo davanti, per chi vuole vedere, è un presente che anticipa un futuro ancora più nero di quello che già sappiamo ci aspetta.

Se questo è il livello di crescita culturale della città, non c’è speranza di rivalsa o di cambiamento. Se non si costruisce una coscienza critica a partire dai giovani è la fine. E a questi di criticare lo stato di cose, non gli passa nemmeno per l’anticamera del cervello.

Del resto è anche vero che la colpa non è tutta la loro, ma anche di chi potrebbe offrirgli una alternativa e non lo fa: le istituzioni. E questo loro non fare è scientifico perché, per chi vuole conservare il potere con l’inganno, è meglio un giovane che non pensa che un giovane che pensa. E questi di pensare non ne hanno proprio voglia.