Salerno, lo psicodramma del pm ridotto a barzelletta. Cozzolino smascherato minaccia Iacchite’

Continua la nostra disperata ricerca, nella lotta contro le potenti forze del male che abitano nella procura di Cosenza meglio nota ormai in tutto il globo terrestre come porto delle nebbie, di un giudice a Berlino. Sono anni che spieghiamo, nelle aule del Tribunale di Salerno, competente per i reati commessi dai magistrati in servizio a Cosenza, Catanzaro, Vibo, Castrovillari, Crotone, la grave situazione in cui versa la Giustizia a Cosenza. A niente fino ad oggi sono valse interrogazioni parlamentari, ispezioni e inchieste del Csm, e le tante denunce inviate dalla Dda di Catanzaro proprio alla procura di Salerno sull’operato poco chiaro di alcuni magistrati in servizio a Cosenza e Catanzaro, tutte finite, come sempre accade, con un nulla di fatto.

Sono anni oramai che giacciono sulle scrivanie della procura di Salerno diversi “fascicoli” sugli intrallazzi di una quindicina di magistrati del distretto giudiziario di Catanzaro, “accusati” di corruzione giudiziaria. Inchieste che nessuno sa che fine hanno fatto, e che molto probabilmente non giungeranno mai in un’aula di Tribunale. Quando si tratta di indagare su qualche collega, la procura di Salerno ha dimostrato sempre di stare dalla parte della casta: cane non mangia cane. Per i togati corrotti di Cosenza e Catanzaro, i fratelli di Salerno hanno sempre una archiviazione pronta. Questo è un dato oggettivo.

A dimostrazione della ferma volontà di alcuni giudici di Salerno di tutelare e coprire gli intrallazzi dei colleghi “calabresi”, basta citare il caso Marcello Manna. Per i giudici di Salerno non è stato sufficiente neanche la prova del video, chiaro, palese, inequivocabile, del pagamento della mazzetta all’ex giudice Petrini, per metterlo dietro le sbarre. Così come a nulla sono servite le tante prove inconfutabili, foto, video, intercettazioni, da noi pubblicate, sulle “strane” amicizie di Cozzolino, Luberto e Spagnuolo. Solo per citarne tre. Contro di loro non c’è prova che tenga. Per i giudici di Salerno sono sempre innocenti. Anche quando è evidente il loro coinvolgimento in intrallazzi di ogni genere.

Quando la Giustizia deve giudicare se stessa, una scappatoia, per non condannare, la trova sempre. Ed è proprio questa certezza dell’impunità che li rende, quando arrivano in aula a deporre contro di noi, spavaldi, sprezzanti e arroganti, nonostante vengano smascherati, al punto tale da permettersi di poter dire qualunque cosa. Ed è quello che è successo altro giorno nell’aula del Tribunale di Salerno durante l’ennesima udienza a nostra carico, promossa proprio da Cozzolino. Durante la sua deposizione in aula, quel culo flaccido e cadente (nonostante la palestra aggratis) di un Cozzolino, ha proferito nei nostri riguardi, davanti alla Corte, una vera e propria minaccia. Rivolgendosi al banco della difesa ha detto chiaramente che la sua attività investigativa (se così si può dire) nei nostri riguardi continua e che per noi “non finisce qui”. In sostanza quel muso di vecchia di Cozzolino, com’è suo costume, ha lasciato intendere che, per quello che gli abbiamo fatto sputtanando e smascherando tutti  i suoi intrallazzi, sta lavorando intensamente alla costruzione dell’ennesima inchiesta farlocca su di noi.

Dopo l’accusa di terrorismo, di aver messo una bomba alla questura, narcotraffico, sovversione e invasione delle… cavallette, ha detto che ci vuole riprovare. Il tutto ovviamente è stato registrato, perché avvenuto in udienza, e non appena saremo in possesso del “verbale di udienza” lo mostreremo a tutti. Cosa abbia pensato il presidente della Corte dopo aver sentito le parole di quel massone deviato di un Cozzolino, seguite da un nostro intervento dove gli chiediamo se le sue parole sono da intendersi come una minaccia, noi non lo sappiamo. Lo scopriremo alla prossima udienza se abbiamo trovato o no un giudice a Berlino, quello che è sicuro è che ormai quando passa Cozzolino (con la messa in piega fresca) ride tutto il Tribunale e anche tutta la città, esattamente come succede al Pippo della leggendaria canzone scritta da Gorni Kramer e interpretata dal Trio Lescano (successivamente anche da Rita Pavone) e molto osteggiata ai tempi del fascismo perché ritenuta “sovversiva” ridicolizzando un capo di stato maggiore della milizia fascista, tale Achille Starace (che somiglia moltissimo a…Cozzolino).

Ma Cozzolino non lo sa
Che quando passa, ride tutta la città
E le sartine Dalle vetrine
Gli fan mille mossettine
Ma lui con grande serietà
Saluta tutti, fa un inchino e se ne va
Si crede bello Come un Apollo
E saltella come un pollo