Salerno. Viviana Centola, l’amica del Gattopardo

Per capire il degrado in cui versa la Giustizia, e quanto potente sia la lobby massonica a cui appartengono alcuni magistrati, vi consigliamo vivamente di assistere ad una udienza presieduta dal giudice Viviana Centola, in servizio presso la prima sezione penale del Tribunale di Salerno. Lo spettacolo è assicurato. A vederla all’opera l’impressione che se ne ricava è quella di trovarsi dentro un’aula di un Tribunale della Russia di Putin dove il destino dell’oppositore al regime sottoposto a processo, è già segnato.

La sentenza di colpevolezza è già scritta, e non c’è “prova provata” a discolpa che tenga. A niente serve avere dalla propria la forza della verità dei fatti, perché l’unica “verità” che conta nei Tribunali di Putin, stabilita da giudici asserviti al regime e al malaffare, è quella che fa comodo ai potenti oligarchi, ai corrotti di stato e ai collusi con la potente mafia russa. Tutto il resto è misera spazzatura che va educata a suon di bastonate, prigionia, polonio, pallottole e sparizioni. E’ questo il compito dei giudici di Putin: reprimere il dissenso utilizzando in maniera mostruosa la Giustizia senza farsi troppi scrupoli. E di scrupoli la Viviana se ne fa pochi, anzi nessuno, quando si tratta di difendere la casta a cui appartiene. Così come fanno i suoi colleghi nella Russia di Putin, anche lei, esegue e basta, e poco le importa dell’Onore, dell’Etica, della Morale, ma soprattutto non gliene frega niente della Giustizia, la regale divinità che gli antichi ponevano al di sopra di tutti gli Dei e di tutti Eroi, ridotta, oramai, a misero retaggio di trascorsi studi giovanili. Punire un innocente, per favorire il potere corrotto, fa parte del suo codice deontologico, se così si può dire. E subito spieghiamo, come è nostro costume, il perché di questa affermazione.

Si è svolta ieri presso il Tribunale di Salerno la prima effettiva udienza che vede imputato Iacchite’ per il reato di diffamazione, dopo ben tre querele presentate alla procura di Salerno dal procuratore di Cosenza Mario Spagnuolo, meglio noto come Gattopardo. La corte è presieduta dal giudice Viviana Centola. La prima e la seconda querela risalgono al 2018 mentre la terza al 2019. Dopo ben 4 anni dalla prima denuncia, e dopo una serie di rinvii assurdi tipo non si trova il fascicolo, e cose così, finalmente il Gattopardo si è presentato in aula per rispondere alle domande del pm e della difesa, e per ribadire le sue accuse contro di noi, non prima però di aver chiesto e ottenuto la riunificazione delle tre denunce in un unico “processo”, assicurandosi che il procedimento finisse nell’aula presieduta dalla Centola. E questo per due motivi. Il primo: evitare di sottoporre la sua “storia” al giudizio di tre giudici diversi e scongiurare così spiacevoli sorprese come quella di trovarsi davanti un magistrato non controllabile e che magari fa domande “scomode”. La seconda: la “melina” usata fino a qualche giorno fa come strategia “difensiva” dal Gattopardo, oggi non va più bene, è tempo di accelerare, e chiudere il processo prima che il Csm tragga le conclusioni dall’istruttoria in atto sulla procura bruzia che potrebbero descrivere la sua figura per quella che realmente è, quella di un corrotto. E la Centola è l’unica in grado di garantirgli un processo farlocco e senza “approfondimenti” sulle tante inchieste (vecchie e nuove) che coinvolgono in prima persona il Gattopardo (come le chiamate in correità dell’ex giudice Petrini, o le intercettazioni di Ferdinando Aiello che si vanta di tenere per le palle il Gattopardo).

Del resto la Centola ha già dimostrato di essere una brava picciotta di paranza desiderosa di fare carriera e per questo disposta a compiacere il vecchio boss con la toga, condannando Iacchite’ a pene detentive per l’utilizzo improprio di qualche “aggettivo”, nonostante le richieste di assoluzioni formulate dalla stessa procura. E poi c’è un “particolare” di non poco conto che non è certo sfuggito al Gattopardo: la Centola è “titolare” del processo a carico del dottor Lupacchini (accusato dalla procura di aver fatto carte false per avere la scorta), l’estensore della famosa ispezione ministeriale dove descrive il Gattopardo come una sorta di “eminenza grigia” impegnata ad inquinare il primo processo alle cosche cosentine denominato “Garden”. E non ci sarebbe niente di male se non fosse che il dottor Lupacchini è anche uno dei nostri principali testimoni, chiamato a confermare quanto scritto nella relazione sul Gattopardo. Una testimonianza che può inchiodare il Gattopardo, che come vedremo dopo ha negato ogni addebito, e che va impedita a tutti i costi. Ecco perché la Centola è la persona giusta al posto giusto: può neutralizzare la testimonianza del dottor Lupacchini. Almeno questo è il loro tentativo, e non vederlo è impossibile. La Centola è un mediocre magistrato che non conosce altra via per far carriera se non quella dell’affiliazione alla paranza del Gattopardo. Ma non finisce certo qui la sottomissione al volere del Gattopardo della Centola, perché è proprio durante l’esame del Gattopardo che ha dato il meglio di se, permettendo al procuratore capo di Cosenza di raccontare un sacco di chiacchiere in totale libertà.

Arriva puntuale il Gattopardo in aula. Sono le 12,30 e prende posto, sguardo assente e viso tirato. Forse non si aspettava di vederci in aula, e inizia il suo esame…

1- continua