Sanità, ecco chi sono i “furbetti del cartellino” protetti dalla procura

Il pm Tridico

Nei mesi scorsi ci siamo occupati del processo, in corso nel Tribunale di Cosenza, relativo ai cosiddetti “furbetti del cartellino” ovvero quelle 32 persone tra medici, dirigenti e dipendenti dell’Asp di Cosenza colti con le mani nella marmellata mentre “marinavano” il posto di lavoro per farsi i fatti propri.

Il 10 aprile scorso la procura della Repubblica di Cosenza, nonostante la sua fama di “porto delle nebbie” aveva quasi incredibilmente dato prova di “vitalità” portando a termine questa operazione, denominata (con grande fantasia dobbiamo dire) “Camice bianco”, con la quale avanzava accuse di truffa aggravata e continuata perpetrata ai danni della stessa azienda sanitaria ai soggetti in questione.

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Secondo l’accusa, sostenuta dai pm Tridico e Assumma, gli indagati, in servizio all’ospedale civile o nelle varie sedi dell’Asp, durante l’orario di servizio, regolarmente retribuito, anche con prestazioni extra di straordinario, «con sistematicità e abitualità», avrebbero posto in essere condotte di truffa in danno dell’amministrazione di appartenenza attraverso la falsificazione degli orari di presenza e di uscita, mediante l’infedele timbratura del cartellino marcatempo. In una circostanza, secondo quanto reso noto, sarebbe stata accertata l’effrazione di un distributore automatico di alimenti e bevande con la conseguente asportazione del denaro contenuto da parte di due indagati.

Abbiamo anche scritto più volte il nome degli indagati e non è neanche più il caso di ripeterli. Anche perché sono stati tutti rinviati a giudizio nella settimana scorsa.

Granieri
Granieri

Il problema è che la procura di Cosenza continua a tenere fuori alcune figure in maniera inspiegabile perché su di loro c’è l’identico quadro indiziario degli altri.

Partiamo dal più “grosso” ovvero Pietro Arpaia, medico legale e medico di base di una certa notorietà a Cosenza. Finito nell’inchiesta mani e piedi e uscito pulito pulito a quanto pare senza colpo ferire.

C’è anche un altro medico che l’ha passata liscia ed è tale Giorgio Campolongo, “esperto” in guardie mediche e medico vaccinatore. Che pare abbia il primato assoluto dei “permessi di uscita” e che è tutelato come un “bamboccione” dal suo amico procuratore e dai suoi amici magistrati.

E continuiamo con i dipendenti.

Maria Paola Rocca è una infermiera professionale, Andreina Carbone è un’amministrativa e Antonio Bartolotto è un tecnico. Almeno due di questi dipendenti hanno usufruito di molti periodi di “malattia” abbastanza generosa, eppure, nonostante i controlli accurati, non figurano nell’elenco. Tutti seguiti, tutti “fotografati”, eppure continuano a fare quello che vogliono e a non essere interessati dal procedimento.

A questo punto, sarebbe interessante capire come mai il procuratore Granieri e i pm Tridico e Assumma li abbiano agevolati in maniera così palese e smaccata. E il nostro elenco di domande alla procura di Cosenza aumenta esponenzialmente. Possibile che ci sia del marcio anche nelle cosiddette inchieste “di punta” di questi magistrati che non fanno (quasi) mai il loro dovere?