Scalea, indagini su oltre 50 concessioni demaniali irregolari: “Bisogna colpire gli imprenditori a capo delle bande”

di Saverio Di Giorno

Negli ultimi articoli riguardanti il demanio era saltata fuori la possibilità che ci fossero meccanismi corruttivi che regolassero pratiche e burocrazie che garantissero la compravendita di lotti di terreni, concessioni e permessi. Bisogna tornare sul giro di soldi perché il meccanismo sembra configurarsi come un vero e proprio sistema di riciclaggio che accresce pochi potentati economici. Le segnalazioni riguardavano diversi comuni della costa. In particolare, era emerso un dialogo nel quale un funzionario pubblico chiedeva alcune migliaia di euro per una pratica (https://www.iacchite.blog/praia-scalea-diamante-e-bonifati-il-demanio-come-il-paese-dei-balocchi-di-saverio-di-giorno/)

Il demanio aiuta a creare pacchetti di voti, gestisce interessi cospicui di diverse centinaia di migliaia di euro. Torniamo su Scalea: cittadina croce e delizia di traffici vari. Almeno finora gli interessi criminali e massonici hanno trovato a Scalea e Diamante due luoghi estremamente ricettivi. Ecco quindi che dopo la precedente inchiesta alcuni cittadini ci scrivono per spiegare meglio il meccanismo e assicurando di aver denunciato ed essere pronti a raccontare ancora.

Da Scalea in particolare emerge questo racconto: “Quando qualcuno ha in mano un’attività che interessa a qualcuno può capitare che si presentano misteriose coppie di acquirenti russi. Le offerte che fanno possono superare anche di due o tre volte il valore dell’attività. Se rifiuti iniziano i controlli o le intimidazioni”.

Quindi i russi investono sulla costa?

“Quasi mai poi restano in mano loro: poi i veri proprietari sono poche famiglie del territorio, controllano parchi, appartamenti eccetera”.

Prestanome, riciclaggi. E se questa tecnica non funziona ci sono i fallimenti e le aste.

“Le aste sono quasi sempre tutte assegnate preventivamente e se si presenta qualcuno di nuovo gli viene fatto capire che non è gradito”. E il meccanismo delle aste lo avevano già raccontate le inchieste Plinius e seguenti. E questo è il punto: pare che l’economia del territorio nonostante il cambiamento rimanga controllata.

L’ex consigliere Renato Bruno sulla questione demanio ha chiesto più volte chiarimenti sia in Procura che alle varie amministrazioni. Esisterebbe addirittura un’indagine su oltre 50 concessioni demaniali non a regola è così?

“Si, da un’indagine della Guardia di Finanza di qualche anni fa, sono emerse oltre 50 concessioni demaniali irregolari su tutto l’Alto Tirreno Cosentino. Non è chiaro quante ne siano state controllate così da fare una stima percentuale di quelle morose, ma quello che preoccupa è che quasi il 50% di queste facciano riferimento a Scalea.”

Si lamenta spesso una mancanza di azione energica dell’amministrazione su questioni fondamentali: perché?

“Non si hanno certezze, ma diventa lecito pensare che copiosi pacchetti di voti facciano comodo. D’altronde qualcuno dei balneari, quando mi sono candidato, mi disse che non mi aveva votato proprio perché intenzionato a far chiarezza su questi aspetti, oltre comunque a proporre un turismo alternativo che non si fermi al turismo balneare. Lo stesso principio vale per tante altre situazioni dove si usa il pugno duro con alcuni e decisamente morbido, se non assente con altri”.

Orma già anni fa l’ex maresciallo Galati aveva dato questa analisi parlando di collusione “tra politici ed imprenditori. È evidente che in questo caso il cerchio si chiude con la sottomissione dei debitori. Pensiamo ad esempio ai proventi illeciti investiti da questi nelle campagne elettorali, così come agli imprenditori che hanno avuto bisogno, anche loro, del supporto di certi ambienti per gli stessi motivi. È evidente che il rischio è notevole qualora gli accordi di qualsivoglia natura, non vengono rispettati.”

Che siano da stimolo perché ad elogiare Scalea ci ha già pensato il sindaco massone di Cosenza Franz Caruso ospite di un evento letterario. Un massone in più nella cittadina della loggia Oreste Dito e degli appartenenti a questa loggia in divisa (dei legami tra logge e divise ne avevamo parlato qui con i dovuti nomi https://www.iacchite.blog/calabria-massoneria-e-stato-deviato-le-mele-marce-in-divisa/).

D’altra parte, la Procura e chi dovrebbe assistere e coadiuvare nell’indagare situazioni che vengono segnalate – anche dalla stessa amministrazione c’è da dire – è silente. Lo stesso Renato Bruno aveva segnalato sospette connivenze di alcuni ambienti della giustizia con alcuni interessi del territorio. Avevamo scritto tempo fa di voci (causa parentele e legami) mai smentite intorno al giudice Torretta ad esempio.

In questi anni un cambiamento c’è stato, molte amministrazioni sono state indagate, su cosa manca una risposta?

“È vero, molte amministrazioni sono cambiate, ma come dissi in un colloquio con un magistrato a Catanzaro, parlando di Scalea, fino a quando non si comprende che il sistema/metodo mafioso si nasconde dietro alcuni imprenditori, si continuerà a far retate di pesci piccoli e i veri capi continueranno a reclutarne nuovi pesciolini, anche dentro le amministrazioni”.

E se agni imprenditori bisogna guardare i settori floridi non sono poi molti oltre turismo e cemento e di qui fino alle stazioni appaltanti e le ditte consorziate che si dividono o lavori o incarichi sulla zona.