Schede elettorali irregolari: dalle perquisizioni agli avvisi di garanzia

Mi viene da dire: chi di pettine ferisce, di pettine perisce.

Oppure a furia di invocare pettinate si finisce con l’essere pettinati. E a passare dal coiffeur della dottoressa Manzini, per shampoo taglio e pettinata, assistita dal dottor Tridico, sono stati gli ex consiglieri Roberto Sacco e Giuseppe Mazzuca, insieme a tre impiegati comunali, e a Carlo Pirrone che sta all’origine del guaio.

Prima di loro, infatti, era stato Carlo Pirrone ad essere ascoltato dai carabinieri. Carletto era incaricato dalla segreteria di Paolini al disbrigo di pratiche “amministrative” in vista delle elezioni comunali di giugno.

Tra gli incarichi in capo al Carletto c’era pure quello di recarsi, dietro delega, presso gli uffici elettorali a ritirare il certificato elettorale di chi era impossibilitato a farlo. Il tutto dietro esplicita richiesta dell’elettore, “certificata” presso la segreteria politica di Paolini.

L’inchiesta che ha portato agli avvisi di garanzia, nasce proprio un giorno in cui il Pirrone recandosi negli uffici comunali per ritirare i certificati elettorali – in seguito al deposito di 28 deleghe tutte di nazionalità rumena, avvenuto qualche giorni prima, ad opera del Pirrone, siamo sul finire di maggio, e che lo stesso dice di aver ricevuto dalla segreteria di Paolini –  l’impiegato gli comunica di averli consegnati ad un’altra persona che ne reclamava la “legittimità”.  E che lo stesso si stava recando dai carabinieri per denunciare l’avvenuta contraffazione delle firme sulle deleghe, essendoci tra queste anche la sua.

Il signore in questione, di nazionalità rumena, nel mentre si reca dai carabinieri per denunciare il fatto chiama telefonicamente il Pirrone “intimandogli” di restituirgli due certificati elettorali (sempre di elettori di nazionalità rumena) che secondo lui il Pirrone era riuscito a ritirare con deleghe false, e con la complicità degli impiegati raggiunti anch’essi da avviso di garanzia, dall’ufficio elettorale.

E così il Pirrone fa, recandosi subito in piazza dei Bruzi per incontrare il signore rumeno. Con il quale, riferisce il Pirrone, ha un piccolo alterco sulla paternità dei due certificati elettorali. Alla fine il Pirrone cede.

A seguito della denuncia, i carabinieri effettuano una perquisizione sia nell’abitazione del Pirrone che nelle segreterie di Paolini e di Roberto Sacco, con esito negativo.

Si parlò all’inizio di un ritrovamento di 20.000 euro in tasca al Pirrone, circostanza smentita anche dalla procura. Finita la perquisizione, il Pirrone fu portato in caserma per le domande e le formalità di rito. Qualche giorno dopo i carabinieri lo convocarono in caserma per notificargli la denuncia che il signore rumeno aveva sporto contro di lui.

Da qui l’inchiesta che mira ad accertare chi ha contraffatto quelle firme sulle deleghe e perché quelle deleghe si trovavano proprio nella segreteria di Paolini, così come riferisce il Pirrone.

E’ chiaro che l’avviso di garanzia ai responsabili delle due segreterie, Sacco e Mazzuca, è un atto dovuto, così come per gli impiegati del Comune e per lo stesso Pirrone, e quindi bisogna sempre aspettare una definizione più netta delle responsabilità prima di esprime qualsivoglia giudizio, ma va anche detto che una responsabilità precisa la possiamo già assegnare. Ed è quella a cui non possono scappare i due responsabili delle segreterie politiche che avevano l’obbligo di vigilare e che evidentemente non l’hanno fatto. Ma per me un’altra cosa è sicura: la loro totale estraneità a questa triste vicenda.

GdD