Scopelliti, il giudice solo

Il giudice solo: così era stato ribattezzato il magistrato Antonio Scopelliti, ucciso in un agguato di mafia a pochi chilometri da Villa San Giovanni, in Calabria, mentre era alla guida della sua auto.

Nativo di Reggio Calabria, classe 1935, era tornato nella sua regione per trascorrere le vacanze. Come sostituto procuratore generale presso la Suprema Corte di Cassazione, avrebbe dovuto rappresentare l’accusa contro gli imputati del maxiprocesso di mafia a Palermo. Secondo i pentiti della ‘ndrangheta Giacomo Lauro e Filippo Barreca, sarebbe stata la cupola di Cosa Nostra siciliana a chiedere alla ‘ndrangheta di uccidere Scopelliti, che, in cambio del ”favore” ricevuto, sarebbe intervenuta per fare cessare la ”guerra di mafia” che si protraeva a Reggio Calabria dall’ottobre 1995, quando fu assassinato il boss Paolo De Stefano.

Antonino Scopelliti è stato uno dei più apprezzati procuratori di Cassazione. A lui viene affidato il compito di rappresentare la pubblica accusa in tutti i maggiori processi per terrorismo o per crimini mafiosi. A partire dalla strage di piazza Fontana a Milano, passando per il procedimento riguardante l’assassinio di Aldo Moro, fino alla strage di piazza della Loggia a Brescia, dell’Italicus e degli omicidi di Rocco Chinnici e Walter Tobagi, sono più di mille e cinquecento i processi seguiti da Scopelliti nel solo periodo passato in Cassazione. E’ morto in un agguato il 9 agosto 1991: aveva 56 anni e, come ogni estate, era tornato nella sua terra d’origine, vicino Villa San Giovanni, per le vacanze.

Entrato in magistratura a 24 anni, Scopelliti ha lavorato come pm sia a Roma sia a Milano. Poi è diventato procuratore generale presso la Corte d’appello e infine sostituto procuratore generale presso la Suprema Corte di Cassazione. Apprezzato per il suo lavoro e con la fama di essere incorruttibile, si è occupato di vari maxiprocessi, di mafia e di terrorismo. Tra le vicende a cui ha lavorato, il caso Moro, il sequestro dell’Achille Lauro, la strage di piazza Fontana e quella del Rapido 904.

Senza scorta, metodico nei suoi movimenti, Scopelliti è stato ucciso il 9 agosto 1991 a Piale, una frazione di Villa San Giovanni. È stato intercettato dai suoi assassini mentre si trovava da solo in macchina e tornava in paese dopo una giornata al mare. L’agguato all’altezza di una curva, poco prima del rettilineo che immette nell’abitato di Campo Calabro. Gli assassini, almeno due persone secondo le ricostruzioni, erano appostati lungo la strada e hanno sparato con fucili calibro 12 caricati a pallettoni. Il magistrato, colpito alla testa e al torace, è morto subito. L’automobile, senza controllo, è finita in un terrapieno. Tanto che, in un primo momento, si era pensato che Scopelliti fosse rimasto coinvolto in un incidente stradale. Poi però, con l’esame esterno del cadavere e la scoperta delle ferite da arma da fuoco, si è capito subito che si trattava di un omicidio.

Nel 2001, la Corte d’ Assise d’Appello di Reggio Calabria assolve Bernardo Provenzano, Giuseppe e Filippo Graviano, Raffaele Ganci, Giuseppe Farinella, Antonino Giuffre’ e Benenetto Santapaola dall’accusa di essere stati i mandanti.

L’omicidio Scopelliti però adesso è davvero ad un passo dall’agognata giustizia.

All’epoca la gente scese in piazza, espose striscioni, lanciò cori. Ogni anno, laddove c’è la stele a lui dedicata in località Piale a Villa San Giovanni, si celebra da decenni la cerimonia di commemorazione. Quella di quest’anno finalmente avrà un sapore completamente diverso.