“Se davvero Loizzo parlò di collusioni, Di Bernardo tiri fuori le prove” (di Saverio Paletta)

«Se davvero Loizzo parlò di collusioni, di Bernardo tiri fuori le prove»

Un massone storico replica all’ex gran maestro del Goi

di Saverio Paletta

«Premetto due cose: non ho interesse a difendere a spada tratta il Goi, di cui non faccio parte da più di 15 anni, né ho interesse particolare a difendere la memoria di Ettore Loizzo, con cui non ebbi rapporti rosei, visto che intentai nei suoi riguardi un processo massonico. Voglio intervenire solo per amore di verità».
Chi parla è Francesco Chiarello, detto Franco, massone storico cosentino. Classe’38, Chiarello è stato iniziato in massoneria nel 1970 e ha compiuto una lunga gavetta nel Grande Oriente d’Italia, dove è stato prima segretario regionale e poi ha raggiunto, proprio sotto la gran maestranza di Giuliano Di Bernardo, autore delle rivelazioni choc ai magistrati reggini sulla “massomafia”, il ruolo di grand’ufficiale ospitaliere, prima di abbandonare l’obbedienza italiana più antica e importante nel 2000, in aperta polemica verso la gestione Loizzo. Ciò non vuol dire che Chiarello abbia appeso il grembiule al chiodo. Tutt’altro: fondatore e venerabile della loggia Mozart, è ispiratore e referente calabrese della Federazione delle Logge di San Giovanni, una comunione massonica nata sei anni fa «per riscoprire e praticare lo spirito sano della massoneria delle origini», spiega il venerabile.
Franco Chiarello
Franco Chiarello

Neanche lei è convinto della veridicità delle rivelazioni fatte da Di Bernardo ai magistrati reggini.

Le affermazioni, specie quelle così gravi, non basta farle. Occorre soprattutto provarle. Ora, Di Bernardo ha dichiarato che Ettore Loizzo gli avrebbe confidato, durante una riunione di giunta del Goi, che 28 logge calabresi su 32 fossero pesantemente inquinate dalla ’ndrangheta.

E cosa ci sarebbe da obbiettare a queste rivelazioni?
Ettore Loizzo
Ettore Loizzo

Io sono stato segretario regionale del Goi quando Loizzo era gran maestro aggiunto. Ho avuto, perciò, la possibilità di spulciare i “piè di lista” (gli elenchi degli iscritti alle logge, ndc) e posso, in tutta serenità e buonafede, affermare di non aver mai notato nominativi o conosciuto persone di cui fossero notori i legami con le ’ndrine. Né ho mai ricevuto segnalazioni di altri fratelli.

Questa è la sua esperienza personale. Ci sono altri elementi?

Almeno tre. Uno è “numerico”, l’altro, “istituzionale”, il terzo logico.

Cerchiamo di far capire meglio ai lettori. Partiamo dal primo argomento.

Le logge non erano 32 ma, almeno, 40. E c’è da dire che in quel periodo storico particolare c’era l’interesse a creare più logge possibili.

Perché?

Perché all’epoca i vertici del Goi erano votati solo dai maestri venerabili (i “capi” delle singole logge, ndc). Ora, invece, basta essere maestri per avere il diritto al voto, proprio per frenare l’eccessiva proliferazione delle logge.

Con questa argomentazione entriamo negli aspetti più istituzionali, a quanto sembra di capire.

Sì. E mi pare il caso di passare al secondo elemento. Le riunioni, specie quelle importanti, vengono verbalizzate. Perciò se Ettore Loizzo ha fatto davvero dichiarazioni così pesanti, tali da compromettere la rispettabilità dell’intera comunità massonica calabrese, dovrebbe esserci una traccia scritta. E, aggiungo, questa traccia scritta potrebbe benissimo essere nella disponibilità della magistratura, visto che all’epoca il giudice Cordova fece sequestrare in blocco tutto l’archivio del Goi. Delle due l’una, a questo punto: o questo verbale esiste – e, allora, Di Bernardo lo deve tirare fuori – oppure Loizzo avrebbe parlato a Di Bernardo “da bocca a orecchio” (in via confidenziale, ndc). In quest’ultimo caso, i dubbi diventano logici.

Quali sono?
Di Bernardo (al centro)
Di Bernardo (al centro)

Primo dubbio: come mai Di Bernardo ha tenuto per sé questa storia per quasi venticinque anni? Secondo dubbio: possibile che Loizzo, persona di grande abilità e intelligenza, si sia lasciate scappare queste dichiarazioni senza poi confermarle in altre sedi e, anzi, agendo in direzione del tutto opposta? È notorio che, dopo la scissione di Di Bernardo, Loizzo assieme a Egidio Ghinoi ha tenuto assieme il Goi in sei mesi di reggenza difficilissima (da maggio a dicembre del ’93, ndc) con sforzi enormi, di cui sono stato testimone. Mi spiego meglio: prima Loizzo diffama il Goi calabrese, poi si batte per salvarlo. Che senso ha? Inoltre, vorrei aggiungere, Loizzo non nutriva simpatie per Di Bernardo: perché avrebbe dovuto confidargli retroscena così delicati?

Lei ha conosciuto Di Bernardo?

Certo. La prima volta che lo vidi fu alla fine della seconda gran maestranza di Armando Corona, nel ’90, quando furono indette le elezioni. Di Bernardo, in piena “campagna elettorale” venne a Cosenza. Io, che ero segretario regionale, andai a prenderlo all’aeroporto su richiesta di Loizzo, che, come ho già detto, non nutriva troppe simpatie nei suoi riguardi. Io stesso ero legato a un’altra lista elettorale.

Quale?

Quella guidata dal fiorentino Marco Urbani.

Eppure non risulta che sia stata una campagna elettorale piuttosto accesa.
In massoneria non ci sono competizioni “cruente” come quelle a cui si assiste nella vita profana. I liberi muratori cercano di superare sempre le divisioni e di privilegiare ciò che unisce rispetto a ciò che divide. Comunque, Urbani e Di Bernardo raggiunsero l’accordo proprio durante le elezioni. Proprio in seguito a quell’accordo io divenni grand’ufficiale ospitaliere.

Di Bernardo ha parlato del suo incontro col duca di Kent.

Io so, per esperienza diretta (sono iscritto anche in una loggia inglese) che Di Bernardo era legato da forti vincoli d’amicizia con gran segretario della Gran Loggia Unita d’Inghilterra, che non era il duca di Kent. La Glu aveva forti riserve politiche nei confronti del Goi, di cui propiziò la scissione interna per revocargli il riconoscimento. Certo è che queste manovre non hanno quasi mai esiti felici. Non a caso, si sono ritorte come un boomerang nei riguardi dell’ex Gran Maestro. Lui fondò, con le migliori intenzioni la Gran Loggia Regolare d’Italia. Poi, dopo due anni, lasciò anche la sua creatura. Un peccato, per una persona altrimenti dotata di cultura e spessore come Di Bernardo.

Dunque: lei ha lasciato il Goi in piena polemica e, tra l’altro, non nutriva eccessive simpatie per Loizzo. Come mai, allora, queste dichiarazioni tardive?

Per amore di verità, che è ciò a cui ogni libero muratore deve dedicarsi. E poi per una banale ragione di giustizia: il Goi non era “solo” Di Bernardo o “solo” Loizzo. O peggio, non può essere condannato in blocco per le presunte malefatte, tra l’altro quasi mai provate, di pochi. È una comunità umana piena di persone per bene, verso molte delle quali io ho conservato rapporti di amicizia e di affetto. Mi pare sufficiente per riaprire l’album dei ricordi. O no?