Sistema Meloni

(Dott. Paolo Caruso) – Il sistema familarista instaurato da Giorgia Meloni rappresenta il punto cardine del suo progetto politico, una vera e propria trasposizione della famiglia all’interno del partito “Fratelli d’Italia” e cosa ancor più grave all’interno della compagine governativa. L’Italia democratica e caciottara, concepita dalla famiglia Meloniana, viene a fondarsi su una vera parentopoli allargata, dove cognato, sorella, madre, ex cognato, amici personali e fidatissimi si intrecciano con gli interessi politici del Paese.

Il “tengo famiglia” del grande Totò De Curtis la dice lunga sul modo di rapportarsi della Premier con questa, e il suo trovare sostegno e forza proprio nei vincoli di parentela. Fratelli d’Italia, il partito personale della Premier, non rappresenta altro che la sua identità fascio caciottara, la sua anima politica in cui si ritrovano interessi familiari, amicali, parentali.generazionali di un mondo nostalgico che sopravvive e si nutre ancora oggi dell’ideologia del ventennio. Del resto mai scelta del nome, Fratelli d’Italia, fu più azzeccata per il partito di cui “Giorgia” è fondatrice e madre.

Un coacervo di “valori” propagandistici ingialliti dal tempo, Dio, Patria, e Famiglia, e il ricordo nostalgico del “bastone e della carota” in un Paese come l’Italia fragile e di memoria corta sono ritornati alla ribalta. Con questa destra al governo l’identità Meloniana si è fatta sempre più pressante, mentre la politica sociale che caratterizzò la destra del secolo scorso è stata definitivamente sotterrata. Solo un rigurgito del ventennio, un uso privatistico della politica, un cumulo di menzogne e di arrogante ipocrisia fanno da proscenio all’azione di questo governo, il peggiore dell’epopea conservatrice. Qualsiasi circostanza anche riservata, qualsiasi manifestazione e azione comportamentale della Premier viene celebrata e veicolata dai media con l’apoteosi degna del vecchio Istituto Luce. L’immagine di questi giorni di una serafica Meloni, donna, madre, e cristiana davanti il presepe di casa, il suo apprezzamento verso quello che rappresenta il fulcro della nostra cultura cristiana, il pensiero alla figlia Ginevra, e le critiche rivolte a coloro che la pensano in maniera diversa, danno la dimensione della sua innata ipocrisia. Una scena da libro “Cuore” andata in onda nei giorni scorsi sulla falsa riga della Premier stacanovista di quache settimana fa fattasi immortalare nella sala dove stava per svolgersi una seduta straordinaria del Consiglio dei Ministri. Del resto per Lei il lavoro è lavoro soprattutto da mostrare al pubblico,  mentre per gli altri……

Ad ogni uscita pubblica o privata che sia si eleva una vera e propria orgia mediatica, un elogio celebrativo fuorviante di quello che Giorgia Meloni appare, e della sua marginalità a livello europeo. Il sorriso ingannevole, la sua maschera contratta che nasconde una profonda ipocrisia denotano la fermezza e la pericolosità di Donna Giorgia. Le “Sorelle d’Italia” cercano di farci rivivere una seconda “giovinezza”, una seconda primavera, con un Premier eletto dal popolo in un parlamento azzoppato costituito da nominati, e con un Presidente della Repubblica ad uso prevalentemente coreografico.

Ecco, a detta della Premier, questa è la “Madre” di tutte le riforme di cui molti italiani farebbero volentieri a meno. Ogni azione di governo viene amplificata dalle tante sirene mediatiche che ricordano la ferrea propaganda del ventennio, mentre le opposizioni pagano lo scotto della propria debolezza e le voci critiche del Paese rappresentano un nemico da abbattere, vittimismo e aggressività infine sono il modus operandi diabolico della sua politica. Il maggior partito di governo guidato in maniera nepotista in cui si ritrovano familiari, amici fidati e parenti stretti della “pesciaiola della Garbatella” tende più a instaurare un regime pseudo democratico capace di infiltrare i gangli vitali del Paese, l’informazione e la comunicazione. Con un governo di incapaci pieno di contraddizioni  è stupefacente come ancora oggi la Premier abbia tanti proseliti. Probabilmente c’è una sorta di nostalgia tutta italiana per la paura del domani. Una sorta di normalizzazione del pensiero.