“Sistema Rende”, Sandro Principe e i soldi del clan Lanzino

In tutta l’area urbana non si parla d’altro. Il blitz della DDA a Rende è un’operazione epocale per Cosenza, dove mai si era arrivati al cosiddetto alto livello politico.

Sandro Principe era il “capo”, come si evince dalle intercettazioni tra gli indagati coinvolti nell’inchiesta che ha svelato un legame ultradecennale tra la politica rendese e la ‘ndrangheta basato sul reciproco scambio di favori e appoggi.

Un “capo” con facoltà di scegliere il suo successore come sindaco di Rende. “Eh … c’era il capo che hanno fatto entrare tra gli applausi finali” dice di lui uno degli intercettati. E ancora: “Eh l’applauso, l’applauso gli fa lui … omissis… invece di sceglierlo il popolo, lo sceglie lui ogni volta. A lui i voti di famiglia glie li do perché oh, figurati e roba varia, però che…”.

Veri e propri patti elettorali stipulati con gli ambienti criminali, in diverse tornate elettorali.

Persino nella campagna elettorale del 2014 per le Comunali.

“A me mi deve dare i soldi..cento carte e facciamo quello che volete”. Adolfo D’Ambrosio, considerato elemento di spicco della cosca Lanzino-Rua’, avrebbe chiesto 100.000 euro per sostenere la candidatura di Sandro Principe, secondo quanto riportato dall’Agi. La frase e’ stata intercettata nel carcere di Cosenza, durante un colloquio tra lo stesso D’Ambrosio, detenuto, e il figlio Aldo, avvenuto il 12 marzo 2014.

L’operazione contro la cosca di Rende e i politici della citta’ del Cosentino, tra i quali l’ex sottosegretario di Stato, Principe, evidenzia, dunque, non solo favori e assunzioni, ma anche l’elargizione di denaro. Secondo questa intercettazione, infatti, servivano 100mila euro per garantire il sostegno. Non una novita’, dal momento che Adolfo D’Ambrosio, anch’egli coinvolto nell’indagine, precisa che si tratta di un rapporto che sarebbe consolidato: “in silenzio sempre noi..come abbiamo sempre fatto!”.

Secondo il gip Carlo Saverio Ferraro, firmatario dell’ordinanza, “queste circostanze evidenziano l’esistenza di un legame storico tra l’intero gruppo criminale e Sandro Principe, oltre che dell’effettivo e produttivo impegno elettorale fornito nel passato in favore di quest’ultimo, in modo ‘silenzioso’, accorto, al fine di non compromettere i politici favoriti”.