Spirlì nomina il nuovo capo della Film Commission e abolisce i guai della Calabria

di Gioacchino Criaco

Fonte: Il Riformista

La ‘ndrangheta non esisterà più in Calabria, per ora solo sul versante cinematografico, ma è il primo passo. Il presidente della Calabria, Nino Spirlì, nominando il direttore della fondazione Calabria film commission, ha detto: «Fino a oggi abbiamo ospitato mortificanti produzioni venute in Calabria per girare scene di ‘ndrangheta, malaffare e malavita, offendendo questi territori e la nostra gente. Sono sicuro che la nuova Film commission saprà, invece, offrire un’immagine della Calabria onesta, amante della legalità, bella per natura, ricca di cultura, corposa nel carattere delle proprie genti, che sono un insieme di tanti popoli. Quello calabrese è un popolo variegato e che, si può dire, rappresenta una buona parte del mondo, non solo del Mediterraneo».

Ha pure aggiunto che: «Da questo momento in poi, in Calabria si parlerà di cose belle, di amore, sentimenti e buoni propositi». È una vecchia idea della politica, che torna spesso, in Calabria fa quasi sempre parte del programma politico regionale: il problema dei problemi è solo di immagine. Ci fosse un racconto edificante i calabresi avrebbero immediatamente un lavoro, scuole, ospedali, strade, giustizia, treni e pure la metropolitana si farebbe benché non serva. E forse più che un’idea è il solito vizio della politica di deresponsabilizzarsi, ché per tutti i governi repubblicani in Calabria non si poteva far nulla perché c’era la mafia, e per le giunte regionali non si può far nulla se non si elimina l’immagine negativa della Calabria.

Eppure, qualche giorno fa, anche il presidente ff allungava il passo per tenere la corsa di procuratori e ministri, a Lamezia Terme, nell’inaugurazione dell’aula bunker più grande d’Europa. Le “immagini” sono andate dappertutto, e ci si può immaginare cosa sia passato in testa a chi le abbia viste. Il cinema che parla di mafia nuoce gravemente alla Calabria: è stra noto che i problemi siciliani siano nati col Giorno della Civetta, le contraddizioni americane siano esplose col Padrino, e fra C’era una volta in America e Quei bravi ragazzi, gli Stati Uniti non ne siano usciti benissimo. E, in genere, il racconto drammatico nuoce sempre a una terra, al suo popolo: i racconti di vampiri hanno tenuto nel sottosviluppo la Romania, quelli sull’Ira hanno condizionato lo sviluppo dell’Irlanda. Crediamo tutti a babbo natale perché a ogni dicembre arriva il cine panettone dei Vanzina. Che poi è vero che sulla Calabria si sia innestato un racconto orribile, falso, che nuoce a quella terra poiché l’immagine si fa sostanza. Ma più che al cinema bisogna guardare alla sostanza dei problemi, alla loro reale esistenza, e anche al panorama mediatico complessivo che ha confezionato per la Calabria il ruolo di elemento consolatorio, di pietra di paragone negativa: “per quanto stiate male, in Calabria è peggio”. Racconti belli, edificanti, anche solo normali, sulla Calabria, non vanno di moda.