Steccato di Cutro, cronaca di una giornata triste ma combattiva

Steccato di Cutro, cronaca di una giornata triste ma combattiva

di Francesco Cirillo

E’ stata una giornata davvero triste la manifestazione a Steccato di Cutro in ricordo delle 76 vittime che questo governo non si è voluto accollare e che invece pesano come un macigno sulle groppe di ognuno di loro, anche se dimostrano di fregarsene e festeggiare assieme i 50 anni di quel ladro di 49 milioni di euro cantando a squarciagola canzoni di De Andrè invece di avere il coraggio di cantare Faccetta nera.

25 pullman sono giunti da tutta Italia, in prevalenza dal Sud (Puglia, Campania, Reggio Calabria) con in testa la massiccia presenza dei cosentini in tutte le loro sfaccettature, dalla Terra di Piero, alla Base, ai Cobas, alla Cgil e ad antagonisti sparsi. Un popolo vario che ha sfilato in parte in silenzio, in parte con slogan contro il governo e la pagliacciata del Consiglio dei Ministri a Cutro con tutto il codazzo. Massiccia la presenza delle forze dell’ordine che hanno presidiato la vicina autostrada temendo, chissà per quale informazione errata, che si volesse occuparla.

Le forze dell’ordine si erano già distinte a Cutro giovedì scorso, quando in attesa dell’arrivo dei ministri nella piazza davanti al Municipio, con la loro prepotenza e arroganza volevano allontanare dalla piazza il nutrito gruppo di contestatori, poi ha prevalso il buon senso e le cose sono rimaste così come erano, con il geniale lancio dei peluche, diventati il simbolo di queste giornate. E i peluche hanno prevalso anche nel corteo di sabato, portati poi sulla spiaggia dove si sono svolte le preghiere in arabo e piccoli interventi volanti di varie associazioni.

Proprio in prossimità del luogo dello spiaggiamento dei corpi e del naufragio sulla secca del barcone, il corteo si è diviso. L’area non strettamente istituzionale si è diretta verso il luogo della spiaggia, lasciando avanti lo spezzone della Cgil e di qualche interessato a passerelle mediatiche. Il grosso del corteo ha quindi raggiunto la spiaggia e qui è continuata la manifestazione trasformata in luogo dove sono subito accorsi i parenti delle vittime e tanti cittadini desiderosi di ascoltare voci diverse e meno istituzionalizzate. Su questo ha pesato molto, nei giorni precedenti, la scelta del luogo dove manifestare. Moltissimi la volevano a Crotone dove c’è una prefettura, la questura, la capitaneria di porto, ritenuti giustamente responsabili della tragedia non essendo intervenuti come si doveva e che quindi giustamente dovevano essere sanzionati dal corteo anche se in modo pacifico.

Ma lì su questo paesino, villaggio turistico, mezzo o del tutto abusivo, inondato dal mese di dicembre dello scorso anno da una piena del fiume Tracina, con i segni del disastro ancora visibili, sembrava che il passaggio del corteo girasse a vuoto senza che venissero indicati i responsabili della tragedia avvenuta a mare, e qualcuno avrebbe voluto che tutto si svolgesse nel silenzio assoluto. Forse per non disturbare i manovratori, d’altra parte il segretario della Cgil Landini, nonostante la tragedia e tutto il resto di questo governo con manovre antipopolari, ha pensato bene di invitare proprio la Meloni al prossimo congresso, dove sicuramente ci scapperanno applausi.

Alla fine tutto è filato liscio, da una parte l’ala combattiva e determinata, dall’altra quella della Cgil, qualche militante del Pd, qualche sindaco con tutto il bagaglio di giornalisti e televisioni al loro seguito. Dopo il classico lancio a mare di una corona tutti sono ritornati ai propri pullman di partenza, ma resta l’amaro in bocca di non aver potuto lanciare la propria rabbia verso i palazzi del potere. Ma non finisce qui, come si usa dire.