Stop al reddito, i sindaci del Sud contro il governo: “Il malcontento scaricato sui nostri servizi sociali. Temiamo disordini”

“Dentro questa grande confusione si potrebbero inserire disordini sociali”. Il sindaco di NapoliGaetano Manfredi, non usa giri di parole. In un’intervista su la Repubblica, il primo cittadino del capoluogo campano teme la reazione dei cittadini dopo l’sms che venerdì annunciava a 169mila famiglie lo stop al reddito di cittadinanza. “Con l’inflazione altissima, tante famiglie resteranno senza questo contributo. E non si distingue tra chi ha una situazione economica grave e chi potrebbe farcela da solo. Davvero sono perplesso”, prosegue Manfredi che punta il dito contro il governo: “È un fatto istituzionalmente gravissimo scaricare il malcontento delle persone sui nostri servizi sociali che non hanno strumenti e risorse”. “Se noi amministratori non abbiamo capito come gestire l’uscita dal reddito di cittadinanza, figuriamoci i cittadini”, ha aggiunto Manfredi.

La provincia di Napoli è quella che in Italia ha registrato il maggior numero di sospensioni del reddito di cittadinanza, oltre oltre 21 mila sms. Seguono Roma (con oltre 12 mila) e Palermo con 11.573. Proprio nel capoluogo campano venerdì in tanti hanno preso d’assalto gli uffici comunali dopo aver ricevuto l’sms che, oltre alla comunicazione della sospensione, faceva riferimento anche agli uffici dei comuni: “In attesa eventuale presa in carico da parte dei servizi sociali“, si legge nel messaggio dell’Inps. Così gli stessi assistenti sociali sociali della Campania (regione dove in totale i percettori a cui è stato tagliato il sussidio sono quasi 37 mila) hanno già scritto, tra gli altri, al governatore Vincenzo De Luca e ai cinque prefetti della Regione per essere tutelati: temono ripercussioni ed anche di essere aggrediti.

Il problema non riguarda solo Napoli ma è soprattutto diffuso in tutto il Sud Italia dove è maggiore il numero di percettori del reddito cittadinanza e dove spesso i servizi sociali comunali hanno poco personale. Come in Calabria dove i sindaci di CatanzaroReggio CalabriaCrotone e Cosenza hanno scritto una nota congiunta per chiedere al governo di ripensare il provvedimento “concedendo una deroga che permetta di mettere in piedi reali politiche volte ad immettere soggetti fragili nel mercato del lavoro restituendo dignità a queste famiglie”. Sindaci che si dicono “preoccupati” e, in merito all’sms inviato venerdì, sottolineano che “tale comunicazione ha ovviamente causato allarme e, soprattutto nelle regioni meridionali e in Calabria, forte disagio nonché la presa d’assalto dei servizi welfare dei Comuni”, scrivono Nicola FioritaPaolo BrunettiVincenzo Voce e Franz Caruso.

Primi cittadini che pongono una serie di quesiti al governo Meloni: “A questo punto – aggiungono – una riflessione è più che mai necessaria. Come pensa il Governo di supportare questa fase delicata di sospensione del Reddito di cittadinanza, che getta nello sconforto tante famiglie, se prima non offre valide proposte in termini di formazione, riqualificazione e politiche attive volte a reimmettere nel circuito lavorativo persone che ormai non trovano lavoro da oltre un decennio? Sono stati letti i report sul Reddito da cui risulta che la platea dei beneficiari per oltre il 60% non ha mai lavorato? È stata focalizzata l’attenzione sul numero impressionante di giovani che non hanno titoli di studio validi e spendibili sul mercato del lavoro? Demandando, inoltre, la presa in carico ai servizi comunali – continuano – si crea nei soggetti fragili l’illusione di potere proseguire a percepire il Reddito di cittadinanza, che di fatto è abrogato a partire dal primo gennaio del 2024. Quindi, per quanto sia auspicabile procedere a rinforzare organici comunali con carenze di personale decennali, mai si arriverà ad una risoluzione del problema”. Sindaci di Catanzaro, Reggio Calabria, Crotone e Cosenza che chiedono anche al presidente nazionale dell’Anci, Antonio De Caro, “una presa di posizione netta contro il provvedimento del Governo”.