Superlega? Calma… Ecco le ragioni per cui il no resta compatto

di Andrea Di Caro

Fonte: Gazzetta dello Sport

Partiamo da chi esulta. La A22 Sports Management, società costituita per sponsorizzare e assistere la creazione della Super League Europea. E ovviamente i club che avevano ideato la Superlega e da ieri vedono nella decisione della Corte di Giustizia Europea il via libera alla sua realizzazione. C’è chi come Florentino Perez, presidente del Real Madrid gongola parlando di “sentenza storica per il calcio e i suoi tifosi: i club sono finalmente padroni del proprio destino”. Chi è più sobrio come il Barcellona che “esprime la sua soddisfazione: si è aperta la strada”. E chi addirittura balla e canta citando gli U2 come Andrea Agnelli, ex presidente della Juve oggi ancora impegnato nel progetto: “Voglio correre, voglio abbattere i muri che mi trattengono…”.

Ma rispetto alla gioia di pochi, fa più rumore il muro del No di tutto il resto del mondo del calcio. A partire della massime istituzioni internazionali. Infantino presidente Fifa, minimizza la decisione: “Non cambia nulla, davvero. Abbiamo sempre organizzato le migliori competizioni del mondo e sarà così anche in futuro”. Caustico il presidente Uefa Ceferin: “Guardando il video di presentazione della Superlega non so se essere più scioccato o divertito. È una competizione chiusa, anche se dicono di no. Facciano pure una fantastica competizione con due soli club. Il calcio non è in vendita”.

LE REAZIONI — 

Non si sono fatte attendere Leghe e Federazioni a partire dalla nostra con il presidente Gravina: “La Figc ribadisce la sua convinta azione a tutela dei campionati nazionali, per la difesa del principio del merito sportivo e del rispetto dei calendari internazionali. La Superlega non è un progetto compatibile con queste condizioni”. Stessa posizione hanno preso Spagna, Francia, Germania, Inghilterra. Durissimo Javier Tebas presidente della Liga: “Iniziano a intossicarci. Non basta la disapprovazione, servono regole chiare”. Mentre il governo inglese pensa ad una legge che impedisca ai club di partecipare.

Infine i club che rifiutano l’idea di partecipare, a partire da quelli che in un primo momento avevano aderito al progetto e poi ne erano usciti. Come l’Inter convinta che: “il futuro del calcio europeo possa essere garantito solamente dalla collaborazione tra i club all’interno dell’Eca e in partnership con Uefa e Fifa”. Sulla stessa lunghezza con comunicati ufficiali Manchester United, City, Psg, Bayern Monaco, Siviglia, Atletico Madrid, Roma, Atalanta…

IL FRONTE DEL NO —  

Due i punti principali che continuano a unire tutte le componenti contrarie: 1) La mancata meritocrazia. Nella formula proposta da A22, le 64 squadre partecipanti sarebbero divise in tre tornei o livelli: il più importante Star, poi Gold e Blue League. Nelle prime due categorie 16 squadre, nella terza altre 32. Con retrocessioni e promozioni a fine anno. Ma non si spiega il criterio di partecipazione ai primi livelli e, accusa Ceferin, squadre come Girona o Atalanta, potrebbero non qualificarsi al livello più alto neanche vincendo il campionato. 2) Una Superlega di questo tipo, nel livello Star con 16 top club a giocare tra di loro con montepremi e introiti molto favorevoli, distoglierebbe l’attenzione delle società dai campionati nazionali, abbassando la competitività, lo spettacolo e l’interesse degli appassionati.

DOMANDE —  

C’è poi un terzo punto legato ai diritti tv. L’idea di A22 sarebbe quella di creare una piattaforma streaming mondiale chiamata Unify, che possa trasmettere gratis tutte le partite delle competizioni maschili e femminili. La presenza di decine e decine di milioni di persone collegate insieme farebbe aumentare le sponsorizzazioni, su cui si reggerebbe il mega progetto. Domande varie: ma se le partite tra top club fossero gratis, quanti tifosi sarebbero poi disposti a pagare per le partite del proprio campionato? Come farebbero le Leghe a vendere i diritti tv dei tornei nazionali in casa e all’estero? A che prezzo? E cosa farebbero i club che con quelle risorse sopravvivono? Infine: è possibile tenere in piedi tutto solo con gli sponsor? E chi può affrontare un tale rischio? Dietro il progetto si nascondono altri Fondi, a partire da quelli arabi? Potrebbero entrare in futuro squadre non europee in Superleague? Le domande sul tavolo sono tante.

IL PACCO —  

Ma aspettiamo a parlare di sentenza della Corte Europea che cambierà il calcio. Le rivoluzioni per essere tali non devono solo essere possibili sulla carta, devono essere realizzate. Altrimenti c’è il rischio che finisca come dice Ceferin: “Siamo a Natale, quelli della Superlega hanno visto un grande pacco sotto il proprio albero e si sono eccitati. Poi quando l’apriranno si renderanno conto che dentro non c’è quasi niente…”.