Taverna, che fine ha fatto la Città della Scienza?

Il 30 marzo 2019 l’allora presidente della Regione, Mario Oliverio, ha inaugurato a Taverna, nel cuore della Sila catanzarese, il “FATA MUSEUM”, detto anche Città della Scienza, un nuovo museo scientifico immerso in un’area naturale di oltre 80 ettari limitrofa al Lago del Passante, situata in Località Carbonello e dedicato ai quattro elementi della natura: fuoco, acqua, terra e aria.

FATA, infatti, è l’acronimo dei 4 elementi naturali ai quali si rifà il progetto de “La città delle scienze ambientali”. La struttura occupa una superficie di oltre 2.500 mq, si sviluppa su due piani, è il frutto di una grande sinergia che ha visto protagonisti la Regione Calabria, la Provincia di Catanzaro, il Comune di Taverna, con il coordinamento scientifico del Cnr ed ha un’importante valenza strategica per lo sviluppo turistico locale.

La solita inaugurazione  di Oliverio, che stava lavorando alla sua ricandidatura, con 1.500 persone presenti, ma soprattutto con due nuovi compari, anzi quattro: le imprese costruttrici Caruso Spa e Costruzioni Srl, il sindaco di Taverna Sebastiano Tarantino e  il sindaco di Zagarise Gallelli, che faceva parte della struttura di Oliverio.

Per una migliore comprensione, la Città della Scienza, nella Sila piccola catanzarese, è stato il più importante finanziamento europeo del settore scientifico: 6 milioni di euro, struttura consegnata e pagata, una società di gestione che ne ha la concessione per 16 anni, ma mai aperta a e gestita, buttata a marcire.

I PROTAGONISTI

La ditta appaltatrice è una ATI (Associazione Temporanea di Imprese) di Catanzaro composta da Caruso s.p.a. di Alessandro Caruso (che ha ricevuto una interdittiva antimafia proprio per questo cantiere ed era difeso da Giancarlo Pittelli) e la Costruzioni S.r.l. di Giovanni Pugliese (la quale moglie, avvocato Raffaella Anello, è stata all’epoca della gara la segretaria per 8 lunghi anni del ex senatore Piero Aiello)

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2018/05/06/i-lavori-in-questura-affidati-allimpresa-vicina-alle-cosche08.html

Ad oggi l’ Ati ha costituito una società di gestione come prevedeva il bando di gara aggiudicato, che si chiama Natura Pura s.r.l.

Il 30 marzo del 2019, la Regione Calabria ha collaudato l’opera maestosa ed ha liquidata l’intera somma di 6 milioni di euro, all’Ati. Dal giorno dopp, la società di gestione avrebbe dovuto avviare tutte le attività gestionali del Parco, oggetto di concessione, Museo degli elementi, Campo da calcio, maneggio, itinerari, un porticciolo sul lago del passante, barche, cavalli, biciclette eccetera. Ad oggi niente: è tutto chiuso, lì fermo a marcire al freddo della Sila.

Ad oggi la maggioranza del comune di Taverna si è spaccata in quanto una parte, contro il volere del sindaco, vicino alle aziende costruttrici, ha chiesto al Responsabile Unico del Procedimento (Rup)  di diffidare l’impresa e di citarla in giudizio. Addirittura minacciando le dimissioni e la caduta della giunta comunale già in bilico. La concessione prevede diversi obblighi contrattuali, che ad oggi Natura Pura non ha assolto, ma soprattutto il Comune non ha mai vigilato, controllato e fatto sì che il parco si avviasse come da bando.

Ma il sindaco ha solo pensato alla solita megainauguraizone, una nuova cattedrale nel deserto anzi in montagna, in una zona repressa che poteva risollevarsi con questo progetto, magari come Villaggio Mancuso, un tempo definita la Svizzera italiana.

Tra l’altro, il sindaco non si ricandiderà alle prossime elezioni e già bussa alla porta un agguerrito aspirante, Eugenio Canino in quota Tallini, che punta invece su questa struttura ovviamente per gli stessi motivi del sindaco. Così vanno le cose in Calabria.