Teatrino Italia, Draghi sfida (e umilia) i peones: “Siete pronti a ricostruire il patto di fiducia?”

Com’era nelle previsioni generali, Mario Draghi nelle sue comunicazioni al Senato, tutto ha fatto tranne confermare – e in nessun modo – la sua asserita volontà di dimettersi da presidente del Consiglio.

Il teatrino del nostro Paese, per certi versi tragicomico oltre che scontato, e la barzelletta che siamo diventati s’è tradotta nel penoso spettacolo di senatori che applaudivano il premier praticamente ad ogni passaggio del suo discorso e nella ancora più penosa standing ovation finale. Del resto, Draghi, calatosi perfettamente nel personaggio, ha più volte pronunciato a fine discorso il fatidico “Siete pronti?” ai peones che gli stavano di fronte e che tra qualche ora, dopo la prosecuzione del teatrino con il dibattito, gli tributeranno l’ennesimo plebiscito per farlo restare al suo posto, così come vogliono gli americani. Altro che la “seduzione” di Putin, qui siamo proprio schiavi degli Usa ma purtroppo non è una novità.

IL DISCORSO 

Dimissioni «sofferte ma dovute»: definisce così la sua decisione di giovedì scorso Mario Dragh, nell’atteso discorso al Senato in cui riferisce della crisi di governo scoppiata una settimana fa proprio in questa aula, con la scelta del MoVimento Cinquestelle di non votare la fiducia sul Dl Aiuti. Ma Draghi parla anche della «necessità del sostegno più ampio possibile quando un governo è guidato da chi non si è mai presentato agli elettori». E a metà dell’intervento squaderna la vera apertura, più sostanziale: «Se vogliamo restare insieme dobbiamo ricostruire il patto di maggioranza» con la conseguente sfida finale del “siete pronti” alla ridicola pletora di politicanti che lo ascoltava tra applausi e standing ovation…

IL DETTAGLIO

«Giovedi scorso ho rassegnato le mie dimissioni nelle mani del presidente Mattarella – entra subito nel merito Draghi. Questa decisione è seguita al venir meno della maggioranza di unità nazionale che ha appoggiato il suo governo sin dalla sua nascita. Il presidente ha respinto le dimissioni e mi ha chiesto di spiegare le ragioni al parlamento e mi ha chiesto di spiegare le ragioni di una scelta tanto sofferta quanto dovuta». Poi spiega le necessità affrontate e gli impegni raggiunti: «Mi era stato chiesto di guidare un governo che facesse fronte con tempestività alle gravi emergenze non rinviabili. Tutti i principali partiti, con una sola eccezione, decisero di rispondere a quell’appello. In quel discorso feci esplicitamente riferimento alla unità nazionale. Ritegno che un presidente del consiglio che non si è mai presentato davanti agli elettori debba avere in parlamento il più ampio consenso possibile, specie in una situazione di emergenza». Le riforme ci sono state e anche i risultati, specifica: «Ad oggi tutti gli obiettivi del Pnrr sono stati raggiunti, abbiamo già ricevuto 45 miliardi ai quali se ne aggiungeranno altri 21. Abbiamo reagito con assoluta fermezza all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. L’Italia può e deve avere un ruolo di guida all’interno dell’Unione europea e del G7. Allo stesso tempo non abbiamo mai cessato di cercare la pace».

L’apertura politica

L’apertura ai partiti che l’hanno sostenuto arriva subito dopo questo elenco: «Il merito di quanto ottenuto è stato vostro, vostra è stata la disponibilità ad affrontare le emergenze, gli italiani sono stati protagonisti di questa fase, dalla pandemia all’emergenza umanitaria in Ucraina agli obiettivi raggiunti per il Pnrr». «Mai come in questi momenti sono stato orgoglioso di essere italiano». Questo non vuol dire che dalla rottura avvenuta si possa tornare indietro…

Purtroppo il dissenso non può essere contenuto – ha aggiunto – «perché viene dopo mesi di strappi e ultimatum». La mancanza della fiducia è un atto politico, «è necessario ascoltare il parlamento». «L’unica strada, se vogliamo ancora restare insieme è ricostruire da capo questo patto, con coraggio, altruismo, disponibilità». A colpire il premier sono stati i tanti appelli: «La mobilitazione dei territori in questi giorni è impossibile da ignorare. Due appelli mi hanno colpito in modo particolare, il primo è stato quello di 2000 sindaci, il secondo è quello del personale sanitario, gli eroi della pandemia, verso cui la nostra gratitudine è immensa. E’ questo il senso dell’impegno su cui dobbiamo confrontarci davanti ai cittadini. Entro la fine di quest’anno dobbiamo chiudere 55 obiettivi per ricevere la nuova rata del Pnrr». Quindi serve una maggioranza forte, aggiunge Draghi, e coesa: «No a proteste autorganizzate e talora violente contro la maggioranza di governo». E’ un modo, dice, “per ricordare degnamente anche Paolo Borsellino».

I punti per la nuova maggioranza

Quindi, il premier detta anche le condizioni del suo discorso, mettendo paletti non facili da digerire non solo per il MoVimento Cinquestelle ma anche per la Lega che pure aveva dettato diverse condizioni in questi giorni. Difende il Reddito di cittadinanza come misura che combatte la povertà, ripete che va fatta la riforma delle pensioni «ma senza scostamenti di bilancio”. Il ddl Concorrenza poi, protagonista delle precedenti fibrillazioni di maggioranza, «deve essere approvato prima dell’estate». C’è anche la richiesta di nuove armi per l’Ucraina: «Come mi ha ripetuto il presidente Zelensky ieri al telefono, armare l’Ucraina è l’unico modo per permetterle di difenderla».

E poi la sfida finale: «Davanti a chi vuole sedurci col suo modello autoritario dobbiamo rispondere con i valori europei. All’Italia serve una fiducia sincera, partiti e parlamentari siete pronti a riconfermare questo patto? Siete pronti a ricostruire il patto che ci ha unito all’inizio di questa esperienza e che si è poi affievolito. Sono in questa aula solo perché gli italiani l’hanno chiesto. La risposta a queste domande non la dovete dare a me ma a tutti gli italiani». Amen…