Tirreno Cosentino, i ras degli abusivismi non vogliono noie: la procura di Paola ha gettato la spugna?

La procura di Paola ha gettato la spugna? Così pare. O meglio, lancia la palla ai comuni e alle autorità locali. Che però sono demansionate e a questo punto lasciate sole contro le prepotenze criminali. È questa la notizia che emerge dalla diretta fiume del sindaco di Santa Maria del Cedro, Ugo Vetere. La diretta è l’ennesimo capitolo della storia che vede contrapposta la struttura Summer Day, che ha spesso avuto problemi di irregolarità e abusivismi, e il Comune. La storia va avanti da almeno dal 2017 e ad oggi il Tar ha sospeso lo sgombero iniziato dagli uffici per tutelare gli anziani e i bambini nonostante le condizioni della struttura. La vicenda, tuttavia, non è interessante in sé, ma come emblema per capire perché è così tanto difficile risanare gli abusivismi e che cosa simboleggiano nel territorio. Perché concessioni e abusi sono un linguaggio, una grammatica precisa. E questa sintassi così esibita sulle strade serve a comunicare chi comanda e chi detiene davvero il potere sul territorio.

Le autorità gettano la spugna

Andiamo con ordine perché la condizione della struttura e il sistema di controllo che manca è solo un esempio che va inserito in un quadro più ampio e coerente per capire come dietro gli abusi si creino potentati economici ben protetti. Il sindaco Vetere nella diretta parla di una circolare nella quale si legge che “per quanto riguarda gli abusi edilizi la Procura della Repubblica non svolgerà alcuna attività, se non quelle che devono essere fatte di iniziativa da parte del comandante della polizia locale e da parte del capo dell’ufficio tecnico comunale”.

E poi va avanti il sindaco. Chiede_ come mai le varie autorità non vedono gli abusi o non intervengono: non hanno forze sufficienti? Sono impegnate in questioni più importanti come i concerti della zona? Oppure nella scala gerarchica “non hanno avuto il placet” per agire? Interrogativi inquietanti a cui bisognerebbe dare una risposta. Interrogativi che si aggiungono a quelli posti dall’ex consigliere di Scalea Bruno che ricordava un’indagine su 50 concessioni demaniali di cui non si sa nulla e di denunce che non hanno seguito https://www.iacchite.blog/scalea-indagini-su-oltre-50-concessioni-demaniali-irregolari-bisogna-colpire-gli-imprenditori-a-capo-delle-bande/.

Ma si può demandare agli uffici se questi o non hanno personale o hanno questioni aperte sul territorio?  A Scalea, ad esempio, ci risulta una questione aperta che riguarda l’Ufficio Tecnico (ed in specie il signor Adduci) nella concessione di licenze. Mentre altrove risultano richieste “sospette” dagli stessi tecnici (qui l’audio che abbiamo ottenuto: https://www.iacchite.blog/praia-scalea-diamante-e-bonifati-il-demanio-come-il-paese-dei-balocchi-di-saverio-di-giorno/). È ancora così? A Diamante invece ci segnalano che in una struttura ricettiva non in regola nei pressi del porto sia stato ospite addirittura un esponente della famiglia Gentile.

Le autorità hanno esposti, denunce segnalazioni, ma non intervengono o lasciano passare tempo. Perché? È una questione di competenze, di troppo lavoro o, peggio, di ok che non arrivano e di coperture? Non è un’ipotesi così strana.

Gli intrecci su tutto il territorio e le coperture

Lo abbiamo scritto più volte: intorno a questioni come abusivismi, concessioni ecc. si costruiscono privilegi economici. Si cementano pacchetti di voti e si riciclano soldi attraverso fallimenti, aste e appropriazioni (ne avevamo parlato nell’articolo sopra con un’intervista). Ma non è solo una questione di concorrenza sleale e di vantaggi economi: i rimandi, le vicinanze non sono solo materia per appassionati di dietrologia. Le irregolarità sono esibite, mostrate pubblicamente e bisogna esibirle per comunicare senso di impunità e quindi di potere, di privilegio.

Se ho un privilegio gli altri devono chiedere favori. Il Summer Day è emblematico di questa situazione perché la struttura è strettamente legata ad un cognome ed una famiglia importanti nella zona: Pizzimenti. Bruno Pizzimenti ora deceduto, in una delle prime vicende, era difeso dal signor Francesco Cristiani, all’epoca consigliere in carica della Banca di credito cooperativo (BCC) di Verbicaro e nipote del parlamentare Bergamo e vicino al gruppo Grisia attivo nel mattone. Gli affari di Pizzimenti si estendono anche a Scalea attraverso il Parco dei Principi altra struttura che secondo alcune fonti tempo fa risultava morosa. È ancora così? Al Pizzimenti si poteva anche ricondurre l’immobile sede della Banca a Scalea. Sappiamo che il demanio aveva inizialmente aiutato l’amministrazione di Scalea nel capire la questione autorizzazioni e concessioni. Che fine ha fatto quel lavoro e le irregolarità sono state denunciate? Ancora: il sindaco conosce certamente la questione di questi immobili e di queste strutture, come si vuole muovere?

L’insieme degli intrecci tra istituti, professionisti e imprenditori che permettono il tutelarsi a vicenda può allargarsi facilmente. Rimanendo ad una delle ultime indagini della Procura di Paola e alla Banca era emerso il ruolo dell’imprenditore Marsico che aveva fatto lavori nella nuova sede, ma contemporaneamente vicino a membri della stessa. L’ipotesi investigativa in quel caso riguardava anche la costituzione di una loggia coperta deviata che favorisse affidamenti di lavori e incarichi a professionisti di cui avevamo ricostruito il curriculum (Qui: https://www.iacchite.blog/alto-tirreno-appalti-e-massoneria-deviata-bruni-lavora-su-fiancheggiatori-coperture-e-amicizie/). Uno degli indagati in quell’indagine risultava iscritto ad una loggia regolare, ma avevamo trovato anche che nelle liste e nei documenti della loggia Oreste Dito di Scalea (attenzionata in passato senza esiti) potrebbero trovarsi collegamenti con i soggetti dell’indagine più recente. In quel caso l’appartenenza riguardava uomini in divisa, tale Saullo.

Commistioni tra imprenditoria e politica, vicinanza alla criminalità organizzata, aste pilotate ed economia soffocata, riciclaggio e accordi coperti. Ecco, se tali dinamiche persistono e così pare ritornano quei placet e quegli ok che mancano dalle gerarchie che paventava come ipotesi il sindaco di Santa Maria del Cedro. E non si può demandare agli uomini locali e ai vari amministratori. Occorre una sinergia. Occorre aprire cassetti e collegare segnalazioni. Che esistono. A decine. Ma restano lettera morta, purtroppo.