Grazie infinite ad Antonello Anzani per il ricordo di Totonno Chiappetta. Ad un anno ed un giorno dalla sua scomparsa.
Si dice: “Chi trova un amico trova un tesoro”. Viene da chiedersi cosa succede quando quell’amico lo perdi. Quel tesoro trovato se ne va con lui? Gli anni che passano e ciò che ci accade in questo passare c’insegnano che quel tesoro resta dentro di noi che ne diventiamo i custodi.
Il tempo è stato generoso con me, ho incontrato persone meravigliose e molte di queste sono diventati amici e amiche per la vita. Ma il tempo inesorabile continua scorrere e qualcuno di quegli amici se n’è andato lasciando un grande vuoto.
Oggi è un anno e un giorno che tutti insieme abbiamo saluto un grande amico di tutti, di chi gli stava accanto e di chi godeva della sua arte. Abbiamo perso tutti molto quel giorno 366 giorni fa. Totonno è andato via. Ma ogni minuto che passava di quella giornata e dei giorni successivi rendeva questa cosa sempre meno vera e credibile. Forse non posso più chiamarlo, non posso andarlo trovare ne lui può fare lo stesso. Ma quando voglio posso sentirlo e quel che mi manca di più continua nei miei pensieri. Ed allora discutiamo, litighiamo, ci teniamo il muso per giorni, a volte settimane per poi tornare a cercarci. Tutto come se nulla fosse successo.
Totonno che mi ha insegnato il valore dell’amicizia e della lealtà, Totonno che ha insegnato a tutti noi l’amore per il mondo, la natura, l’arte, il pensiero. Totonno spensierato e profondo, Totonno delle barzellette e delle poesie, delle “rumanzelle” e della carrozza che lo portò in giro per la città.
Totonno la cui Filibusta, nave pirata, ha dato asilo a tanti personaggi che rappresentavano l’anima di questa città e da cui sono usciti anche alcuni apprezzabili artisti, attori che quella scuola spero vogliano portare avanti e che, a ragione, possono farsene un vanto. Con Totonno ho condiviso alcune esperienze: il disco “Don Già” e la riedizione dell’audiolibro “Jugale” scritto da nonno Antonio e illustrato da papà Gigino, il maestro Luigi. Purtroppo anche qualche incompiuta.
Ma la sua eredità non va perduta, non lo sarà perché è già dentro di noi e forse riusciremo a godere ancora delle sue invenzioni, delle sue storie, anzi ne sono certo. Totonno con cui ridevamo di tutto e tutto era dissociabile, perché la dissociazione, lo sberleffo restituiscono alle cose la loro verità, la loro essenza ripulendole dalle scorie delle consuetudini, dei preconcetti, della povertà d’animo.
Un anno ed un giorno senza Totonno. Un anno intenso a continuare quella vita che lui amava, ora lui è ancora qui e so che come accompagna me, accompagna tutti quelli che lo hanno amato e stimato. A chi, di tanto in tanto, in una serena serata fra amici chiacchierando e raccontando “fattarelli” non è mai venuta in mente una delle trovate di Totonno?
“Ti spagni i piglia l’aereo? E picchì, ti spagni ca cada? E chi tinni frica, n’è ch’è du tua!”.
Non chiuderò con un ciao a Totonno, perché Totonno non è andato via e mai andrà, ma solo con un “ni sintimu dopo, Totò!”. Lo sento, per com’era lui in fondo schivo e poco propenso ai salamelecchi, che si lamenta e mi ripete, come quella notte in cui lo aspettammo all’ingresso dell’autostrada: “Anzà, ma chi c… cumbini!”.
Saluto voi con l’augurio di una vita piena e intensa e ricordando un altro meraviglioso amico, trande appoggio e conforto di Totonno e che ci ha lasciati qualche mese prima di lui, Gianni “Giannino” Muraca. A più tardi, Totò, chiama puru a Gianni ca vaiu i dire na cosa!”. Scusate se posso esservi sembrato serioso, è stato involontario.
PS: Forse qualcuno si sentirà infastidito dalle parte in dialetto, a questi dico che non sanno che ricchezza di sentimenti e di passione si perdono, agli altri dico: non ci pensate il nostro dialetto è ciò che siamo, nel bene e nel male. Questo mi ha insegnato Totonno, questo ha sempre voluto trasmettere a tutti noi.
Antonello Anzani