Il triste destino dell’Antiquarium e del Parco archeologico dell’antica Temesa (di Francesca Canino)

di Francesca Canino

In Calabria ci sono musei abbandonati e parchi archeologici lasciati nell’incuria, ricoperti di erba alta e alla mercé dei tombaroli. Tra questi sono da menzionare il Parco archeologico di Cozzo Piano Grande e l’Antiquarium di Temesa di Serra d’Aiello, in provincia di Cosenza, chiusi da molti mesi. Il Parco è stato ricoperto dalle erbacce fino a poche settimane fa, inconveniente che ha nascosto i segni di un abitato di epoca brettia, in particolare la Casa del Bronzetto (IV sec. a.C.), dove fu ritrovata la statuetta di Herakles conservata nell’Antiquarium di Serra.

La situazione di incuria è stata segnalata in primis dal gruppo archeologico Alybas, che fino al 2015 ha gestito il parco e l’Antiquarium, prima che l’amministrazione comunale revocasse la gestione per ragioni di “opportunità e convenienza”. Il gruppo Alybas ha partecipato a diverse campagne, mappature, ricognizioni, in collaborazione con la Soprintendenza archeologica calabrese, con università e studiosi e ha portato alla luce tesori che il sottosuolo di Serra d’Aiello, e del comprensorio, custodiva e custodisce, immaginando un futuro più roseo per tutto il territorio del basso Tirreno cosentino e puntando allo sviluppo del turismo culturale. Con la revoca, la gestione del parco archeologico e dell’Antiquarium è passata all’amministrazione comunale. Oggi, entrambi sono diventati inaccessibili.

Eppure, il luogo ha una storia antica, riaffiorata in seguito alle ricerche compiute nel 1924 da Paolo Orsi, primo soprintendente archeologico della Calabria, che rinvenne punte di lancia, armi, fibule a quattro spirali, fusaiole in bronzo finemente decorate, un pendaglietto a forma di quadrupede, testimonianze di corredi funerari dell’età del ferro. In anni più recenti, l’indagine archeologica ha portato alla luce il santuario di Imbelli (VI-V sec. a.C.), in cui sono stati ritrovati uno scettro in bronzo e un frammento di elmo crestato etrusco, segno evidente della grande vitalità di scambi commerciali con popolazioni anche distanti.

Le visite nei siti archeologici aiellesi, fin quando è stato possibile compierle, hanno consentito di far scoprire altre straordinarie caratteristiche di un antico paese di collina e della sua popolazione residente, la cui presenza anima vecchie case e strette viuzze, in una simbiosi che è l’espressione più autentica della vita di una comunità. È anche per questi motivi che le vestigia del passato devono tornare ad essere fruibili da tutti, superando le difficoltà che gli amministratori e le associazioni possono trovare nel loro cammino.